Blog di Krugman

L’economia egocentrica del Veg-O-Matic (5 maggio 2015)

 

May 5 9:02 am

Veg-O-Matic Egonomics

All successful researchers have gigantic egos. If they didn’t — if they did not have, at the core of their being, a frightening level of intellectual arrogance — they would never have had the temerity to decide that they had insights denied to all the extremely clever scholars who preceded them. And it takes even more egotism to persist in the face of all the people who will, in fact, tell you that your insight is trivial, it’s wrong, and they said it in 1962.

So we’re all monsters, however nice we may seem in person. But there’s still the matter of self-awareness and self-control — the ability to set limits, to avoid the temptation to spend your life claiming that the insights you had decades ago were the final word on the subject, maybe even the final word on all subjects.

Which brings me to the case of John Taylor. Taylor has been harshly critical of the Fed, which he claims caused the financial crisis by failing to pursue his policy rule from the early 1990s precisely; Ben Bernanke, now that he’s free to speak his mind, has responded by firmly smacking Taylor upside the head. Taylor has lashed back. And it’s really sad.

It’s not just that, as Tony Yates patiently explains, Taylor’s claims about the proven optimality of his rule are just false. (Maybe it is optimal, but it’s far from proved, and there’s certainly no consensus.) More disturbing, at this point Taylor seems intent on selling his rule as the Veg-O-Matic of economic policies. It slices! It dices! It solves the problem of the zero lower bound! (As Yates says, this claim appears incomprehensible.)

In fact — and I wish both Yates and Bernanke were clearer about this — Taylor’s central claim about the alleged errors of monetary policy is bizarre. The Taylor rule was and is a clever heuristic for describing how central banks try to steer between unemployment and inflation, and perhaps a useful guide to how they ought to behave in normal times. But it says nothing at all about bubbles and financial crises; financial instability is impossible in the models usually used to justify the rule, and the rule wasn’t devised with such possibilities in mind. It makes no sense, then, to claim that following the rule just so happens to be exactly what we need to avoid crises. It slices! It dices! It prevents housing bubbles and stabilizes the financial system! No, I don’t think so.

As I said, it’s all very sad.

 

L’economia egoica del Veg-O-Matic

 

Tutti i ricercatori di successo hanno ego giganteschi. Se non li avessero – se non avessero, al centro del loro essere, un livello spaventoso di arroganza intellettuale – non avrebbero neppure la temerarietà di stabilire di possedere intuizioni interdette a tutti gli studiosi estremamente intelligenti che li hanno preceduti. E serve persino maggiore egocentrismo per non spostarsi, a fronte di tutte le persone che vi diranno che la vostra intuizione è banale, che è sbagliata, e che l’avevano detto nel 1962.

Siamo tutti dei mostri, dunque, per quanto di persona si possa sembrare gradevoli. Ma c’è ancora la faccenda della auto consapevolezza e dell’auto controllo – la capacità di stabilire dei limiti, di evitare la tentazione di passare tutta la propria esistenza a sostenere che le intuizioni che avete avuto decenni orsono siano la parola finale su un tema, forse addirittura la parola finale su tutti i temi.

La qualcosa mi porta al caso di John Taylor. Taylor è stato aspramente critico sulla Fed, che egli sostiene abbia provocato la crisi finanziaria mancando di osservare le sua regola operativa [1] precisamente sin dagli inizi degli anni ’90; Ben Bernanke, ora che è libero di dire quello che ha in mente, ha risposto con fermezza dando a Taylor un ceffone sulla testa [2]. Taylor ha reagito con asprezza. Ed è davvero triste.

Non si tratta solo del fatto che, come Tony Yates spiega pazientemente, le pretese di Taylor sulla provata ottimalità della sua regola sono proprio false (forse è ottimale, ma è lungi dall’essere dimostrato, e certamente non c’è su questo alcuna unanimità). In modo ancora più irritante, a questo punto Taylor sembra intenzionato a rivendere la sua regola come il Veg-O-Matic [3] delle politiche economiche. Essa affetta! Taglia a cubetti! Risolve il problema del limite inferiore dello zero nei tassi di interesse! (come dice Yates, quest’ultima pretesa appare incomprensibile).

Di fatto – ed io vorrei che sia Yates che Bernanke fossero stati più chiari su questo punto – la pretesa centrale di Taylor sui pretesi errori della politica monetaria è bizzarra. La regola di Taylor era ed è una intelligente scoperta per descrivere come le banche centrali possono cercare di stare alla larga dalla disoccupazione e dall’inflazione, ed è forse una guida utile su come dovrebbero comportarsi in tempi normali. Ma non ci dice niente sulle bolle e sulle crisi finanziarie; l’instabilità finanziaria è impossibile nei modelli normalmente utilizzati per giustificare la regola, e la regola non era stata concepita avendo in mente tali possibilità. È un nonsenso, dunque, sostenere che solo seguendo quella regola consenta esattamente di avere tutto l’occorrente per evitare le crisi. Essa affetta! Taglia a cubetti! Impedisce che si formino le bolle immobiliari e stabilizza il sistema finanziario! No, non mi pare proprio.

E, come ho detto, è tutto molto triste.

 

 

[1] Appunto nota come la “regola di Taylor”. Per “regola di Taylor” si intende una regola di politica monetaria che definisce quanto la banca centrale può modificare i tassi di interesse nominali in risposta ai mutamenti nell’inflazione, nella produzione, o in altri parametri economici principali.  Essa venne proposta dall’economista statunitense John B. Taylor nel 1993, ed era intesa a promuovere la stabilità dei prezzi e la piena occupazione, riducendo sistematicamente l’incertezza ed incrementando la credibilità verso le azioni future della banca centrale.

[2] Il 28 aprile scorso Bernanke ha pubblicato un post argomentatissimo sul suo blog, nel quale anzitutto avanza alcune precisazioni di metodo statistico relative al modo in cui utilizzare la cosiddetta regola del suo interlocutore. Sulla base di tali precisazioni, che egli suppone del tutto condivisibili dallo stesso Taylor, rielabora una simulazione del confronto tra i tassi di riferimento stabiliti dalla Fed nel corso degli anni, e quelli che deriverebbero da un applicazione letterale della regola di Taylor. Ne deriva la seguente tabella, dove sulla linea nera compaiono i tassi effettivi e su quella verde quelli sulla base della regola di Taylor:

z 691

 

 

 

 

 

 

 

 

In sostanza, gli andamenti reali appaiono coerenti con tale regola sin dai primi anni ’90, ed hanno ovviamente ‘deviato’ da tale regole da quando, con la crisi, i tassi di interesse hanno toccato il limite inferiore dello zero (e la Fed non poteva, dunque, spingerli in territorio negativo).

In conclusione, Bernanke dimostra che la Fed si è attenuta quanto ha potuto alla logica di quella regola, non lo ha fatto in maniera minima sulla base di valutazioni volta a volta assai discrezionali, non lo ha fatto ovviamente quando il tasso che si sarebbe dovuto applicare era negativo (sulla quale circostanza, Bernanke osserva che la regola di Taylor non ha mai suggerito alcunché).

Il post di Bernanke si conclude con queste parole: “Non penso che rimpiazzeremo mai i componenti della Commissione della Fed con dei robot. Certamente non me lo auguro.”

[3] Si tratta di una serie di congegni di cucina assai famosi in America, dovuti alle invenzioni e allo spirito imprenditoriale di Ron Popeil. Oggetti, per dare una idea, che hanno fatto fortuna con pubblicità di questo genere: “Potrete tagliare un cipolla senza più versare una lacrima!”. Ecco il prototipo principale:

z 692

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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