May 25 9:24 am
We just had another electoral earthquake in the euro area: Podemos-backed candidates have won local elections in Madrid and Barcelona. And I hope that the IFKAT — the institutions formerly known as the troika — are paying attention.
The essence of the Greek situation is that the actual parameters of a short-run deal are clear and unavoidable: Greece can’t run a primary budget deficit, because nobody will lend it new money, and it won’t (and basically can’t) run a large primary surplus, because you can’t squeeze even more blood from that stone. So you would think that an agreement for Greece to run a modest primary surplus over the next few years would be easy to reach — that is what will happen, so why not make it official?
But now the IMF is playing bad cop, declaring that it cannot release funds until Syriza toes the line on pensions and labor market reform. The latter is dubious economics — the IMF’s own research doesn’t support enthusiasm about structural reforms, especially in the labor market. The former probably recognizes a real problem — Greece probably can’t deliver what it has promised pensioners — but why should this be an issue over and above the general question of the primary surplus.
What I would urge everyone to do is ask what happens if Greece is in fact pushed out of the euro. (Yes, Grexit — ugly word, but we’re stuck with it.)
It would surely be ugly in Greece, at least at first. Right now the core euro countries believe that the rest of the euro area can handle it, which might be true. Bear in mind, however, that the supposed firewall of ECB support has never actually been tested. If markets lose faith and the time for ECB purchases of Spanish or Italian bonds arises, will it really happen?
But the bigger question is what happens a year or two after Grexit, where the real risk to the euro is not that Greece will fail but that it will succeed. Suppose that a greatly devalued new drachma brings a flood of British beer-drinkers to the Ionian Sea, and Greece starts to recover. This would greatly encourage challengers to austerity and internal devaluation elsewhere.
Think about it. Just the other day the Very Serious Europeans were hailing Spain as a great success story, a vindication of the whole program. Evidently the Spanish people don’t agree. And if the anti-establishment forces have a recovering Greece to point to, the discrediting of the establishment will accelerate.
One conclusion, I guess, is that Germany should try to sabotage Greece post-exit. But I hope that will be considered unacceptable.
So think about it, IFKATs: are you really sure you want to start going down this road?
L’uscita della Grecia e il giorno dopo
Abbiamo avuto un altro terremoto elettorale nell’area euro: i candidati sostenuti da Podemos hanno vinto le elezioni locali a Madrid e Barcellona. Ed io spero che l’IFKAT – l’istituzione precedentemente nota come troika – stia prestando attenzione.
La sostanza della situazione greca è che gli attuali parametri di un accordo di breve periodo sono chiari ed ineludibili: la Grecia non può gestire un deficit di bilancio primario perché nessuno gli presterà nuovi soldi, e non vorrà (fondamentalmente non potrà) gestire un ampio avanzo primario, perché non si può spremere ancora più sangue da una pietra. Dunque, si penserebbe che un accordo nel quale la Grecia gestisca un modesto avanzo primario nei prossimi anni dovrebbe essere facile da raggiungere – e se è quello che accadrà, perché non renderlo ufficiale?
Ma ora il FMI sta facendo la parte del poliziotto cattivo, che non può concedere finanziamenti finché Syriza non si mette in riga con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Quest’ultima è economicamente dubbia – la stessa ricerca del FMI non conferma l’entusiasmo sulle riforme strutturali, specialmente sul mercato del lavoro. L’altra riforma probabilmente riguarda un problema vero – la Grecia probabilmente non può dare ai propri pensionati quello che gli ha promesso – ma non c’è ragione che questo sia un problema che si aggiunge alla questione generale dell’avanzo primario.
Quello che solleciterei tutti a chiedersi è che cosa accadrà se la Grecia sarà di fatto spinta fuori dall’euro (sì, il Grexit – brutta parola, ma è lì che siamo impantanati).
Sarebbe certamente preoccupante per la Grecia, almeno agli inizi. In questo momento i paesi del centro dell’euro credono che il resto dell’area euro potrebbe reggere l’impatto, il che potrebbe esser vero. Si tenga a mente, tuttavia, che il presunto sistema di protezione del sostegno della BCE non è mai stato effettivamente messo alla prova. Se i mercati perdono la fiducia e viene fuori il momento degli acquisti di bond spagnoli o italiani da parte della BCE, cosa accadrà realmente?
Ma la questione più grande è quello che accadrà un anno o due dopo l’uscita della Grecia, laddove il rischio reale per l’euro non è che la Grecia fallisca, ma che abbia successo. Supponiamo che una nuova dracma fortemente svalutata porti un’ondata di bevitori di birra inglesi sul Mar Ionio, e che la Grecia cominci a riprendersi. Questo in grande misura incoraggerebbe gli sfidanti dell’austerità e della svalutazione interna in tutti gli altri paesi.
Ci si rifletta. Solo pochi giorni orsono gli Europei Molto Seri salutavano la Spagna come una grande storia di successo, un risarcimento per l’intero loro progetto. È evidente che il popolo spagnolo non condivide quell’opinione. E se le forze ostili a questi assetti istituzionali possono indicare l’esempio di una Grecia che si riprende, il discredito di quegli assetti istituzionali avrà una accelerazione.
Suppongo che una possibile soluzione potrebbe essere un tentativo di sabotaggio della Grecia da parte della Germania, nel periodo successivo all’uscita. Ma voglio sperare che sarà considerata inaccettabile.
Dunque rifletteteci, signori dell’IFKAT: siete proprio sicuri di volervi incamminare su questa strada?
By mm
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