Blog di Krugman

Tpp: convincere in modo sbagliato (19 maggio 2015)

 

May 19 8:38 am

The Mis-selling of TPP

One of the great blog posts of all time was from Daniel Davies, who declared — apropos of Iraq — that

Good ideas do not need lots of lies told about them in order to gain public acceptance.

It’s a good dictum; and if you see a lot of lies, or at least misdirection, being used to sell a policy you should be very, very concerned about said policy.

And the selling of TPP just keeps getting worse.

William Daley’s pro-TPP op-ed in today’s Times is just awful, on multiple levels. No acknowledgment that the real arguments are not about trade but about intellectual property and dispute settlement; on top of that a crude mercantilist claim that trade liberalization is good because it means more exports; some Dean Baker bait with numbers — $31 billion in trade surplus! All of 0.2 percent of GDP!

But what really annoyed me, even if it’s not necessarily the worst bit, was this:

But today, of the 40 largest economies, the United States ranks 39th in the share of our gross domestic product that comes from exports. This is because our products face very high barriers to entry overseas in the form of tariffs, quotas and outright discrimination.

Actually, no. We have a low export share because we’re a big country. Here’s population versus exports as a percentage of GDP for OECD countries:

z 722

 

 

 

 

 

 

 

 

Population isn’t the only determinant — geography matters too, as the contrast between Luxembourg (in the middle of Europe) and Iceland shows. But claiming that the relatively low US export share says anything at all about trade barriers makes me want to bang my head against a wall.

If this is the best TPP advocates can come up with, this is not looking like a good idea.

 

Tpp: come convincere in modo sbagliato

Uno dei più grandi commenti su un blog di tutti i tempi fu scritto da Daniel Davies, che, a proposito dell’Iraq, dichiarò:

“Le buone idee non hanno bisogno che si raccontino tante bugie per guadagnare il consenso dell’opinione pubblica.”

È una buona massima; e se osservate che vengono utilizzate tante bugie, o almeno un indirizzo fuorviante nel convincere su una politica, dovreste essere altamente preoccupati per tale politica.

E l’azione di convincimento sul TPP comincia proprio a peggiorare.

Il commento di William Daley a favore del TPP sul Times di oggi è proprio tremendo, in molti sensi. Nessun riconoscimento che gli argomenti veri non riguardano il commercio ma la proprietà intellettuale e la regolamentazione dei contenziosi; in cima a tutto la rozza tesi mercantilista che la liberalizzazione commerciale è positiva perché significa più esportazioni; qualche specchietto per le allodole alla Dean Baker con i numeri – 31 miliardi di dollari di surplus commerciale! Soltanto lo 0,2 per cento del PIL!

Ma quello che mi ha realmente indispettito, anche se non si tratta necessariamente della parte peggiore, è stato questo:

“Ma oggi, tra le 40 maggiori economie, gli Stati Uniti si collocano al 39° posto quanto a quota del prodotto interno lordo che viene dalle esportazioni. Questo dipende dal fatto che i nostri prodotti devono fare i conti con barriere di ingresso all’estero molto elevate nella forma di tariffe, di contingenti e di discriminazioni in generale.”

Per la verità no. Noi abbiamo una quota bassa di esportazioni perché siamo un grande paese. Ecco il rapporto tra popolazione ed esportazioni come percentuale del PIL per i paesi dell’OCSE:

z 722

 

 

 

 

 

 

 

 

La popolazione non è l’unico fattore determinante – conta anche la geografia, come mostra il contrasto tra il Lussemburgo (nel mezzo dell’Europa) e l’Islanda. Ma pretendere che la quota relativamente bassa delle esportazioni degli Stati Uniti significhi alcunché sulle barriere commerciali mi fa venire la voglia si sbattere la testa contro un muro.

Se è questo il meglio che i sostenitori del TPP riescono ad escogitare, non sembra proprio una buona idea.

 

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