May 19 3:05 am
Against willful stupidity, the gods themselves contend in vain. So it’s no surprise that Simon Wren-Lewis is having a hard time of it. Still, it’s amazing just how dependent the pro-austerity camp has become on one dumb trick — misunderstanding, or pretending to misunderstand, the difference between levels and rates of change.
Take basic national income accounting (and ignore the foreign sector, for simplicity): the basic GDP identity is
GDP = C + I + G
or, if you want to look at changes,
Change in GDP = Change in C + Change in I + Change in G
If you’re trying to understand how fiscal policies — which affect both government purchases G and, via taxes and transfers, consumption C — move the economy, you can tell a story either in terms of levels or in terms of changes; in the end, it shouldn’t matter, because these stories should be consistent.
Now, the story Simon has been telling all along, and which I essentially picked up in my Guardian piece, is that the Cameron government did a lot of fiscal tightening in its first two years, but not much thereafter (illustrated in this case by cyclically adjusted balances):
Furthermore, almost everyone concedes that this is in fact what happened.
And what you’d expect from this time path of policy is that the current level of GDP would still be below what it would have been otherwise, but that the negative impact on the rate of growth of GDP would have occurred only in the first couple of years, not thereafter; hence the pickup in growth since 2013 isn’t inconsistent with the view that austerity is a drag on the economy. I don’t think this is a hard point; surely it’s not a point anyone who writes regularly on economics should have trouble getting straight.
Yet what we get over and over are pieces that get this simple point wrong. Austerity critics say that the pace of fiscal tightening slowed after 2012 — aha, you’re claiming that austerity was reversed, which it wasn’t! You said that cutting spending depresses the economy relative to where it would have been otherwise — aha, you’re all wrong, because the economy started growing again in 2013!
This is, not to put too fine a point on it, stupid — and it has to be willfully stupid, because the people writing such stuff have to know better.
I’m actually used to such things; people are constantly pulling phrases out of stuff I’ve written, claiming that I was saying something I wasn’t. The way to assess such claims is to look at the overall shape of the argument I was making. If, for example, I was writing many pieces about the dangers of a slow, jobless recovery, then no, I wasn’t endorsing the Obama administration’s forecast of a V-shaped recovery, even if you can find a pull-quote that, taken out of context, might be read to say that; and so on.
Anyway, what you really learn from this “debate” is how weak one side really is. If you can’t make your argument without messing up levels versus changes and deliberately misreading simple statements, you must not have much of a case.
Trucchi stupidi dell’austerità
Contro la stupidità intenzionale, gli stessi Dei si affannano invano. Dunque, non è una sorpresa che Simon Wren-Lewis abbia un momento difficile per cose del genere. Eppure, è sorprendente quanto lo schieramento dell’austerità sia proprio diventato dipendente da un trucco sciocco – l’incomprensione, o la finta incomprensione, della differenza tra livelli e tassi di cambiamento.
Prendiamo la contabilità di base del reddito nazionale (e per semplicità ignoriamo il settore estero): l’equazione di base del PIL è:
GDP = C (consumi privati) + I (investimenti delle imprese) + G (spesa pubblica)
Oppure, se volete osservare i mutamenti:
Mutamento nel PIL = mutamento nei consumi + mutamento negli investimenti + mutamento nella spesa pubblica.
Se state cercando di capire come le politiche della finanza pubblica – che influenzano sia gli acquisti pubblici (G) che, attraverso le tasse ed i trasferimenti, i consumi privati (C) – muovano l’economia, potete utilizzare un racconto in termini di livelli o in termini di cambiamenti; alla fine non dovrebbe contare, perché questi racconti dovrebbero essere coerenti.
Ora, la storia che Simon viene raccontando da tempo, e dalla quale io ho fondamentalmente tratto spunto nel mio lungo articolo sul Guardian [1], è che il Governo Cameron provocò una vasta restrizione della finanza pubblica nei suoi primi due anni, ma non molta in seguito (in questo caso illustrata sulla base di saldi corretti in considerazione del ciclo economico) [2]:
Inoltre, quasi tutti ammettono che questo è di fatto quello che è successo.
E quello che vi aspettereste da questo andamento nel tempo della politica è che l’attuale livello del PIL dovrebbe ancora essere al di sotto di quello che sarebbe stato altrimenti, ma che l’impatto negativo sul tasso di crescita del PIL sarebbe intervenuto solo nei primi due anni, non in seguito; di conseguenza la risalita nella crescita a partire dal 2013 non è incoerente con il punto di vista secondo il quale l’austerità comporta un prelievo sull’economia. Non penso che si tratti di un punto difficile; sicuramente non è un punto che chiunque scriva regolarmente di cose economiche dovrebbe far fatica a comprendere correttamente.
Tuttavia, quello che riceviamo in continuazione sono articoli che presentano questo semplice aspetto in modo sbagliato. I critici dell’austerità dicono che il ritmo della restrizione della finanza pubblica è rallentato dopo il 2012 – ecco, state sostenendo che l’austerità venne rovesciata, mentre non fu cosi! Dite che tagliare la spesa pubblica deprime l’economia in rapporto a quello che sarebbe stato altrimenti – ecco, sbagliate tutto, perché l’economia ha ricominciato a crescere con il 2013!
Questo, per esprimermi in modo non troppo gentile, è stupido – ed è intenzionalmente stupido, perché coloro che scrivono roba del genere non possono non saperne di più.
In effetti sono abituato a cose simili: c’è gente che tira continuamente fuori cose che ho scritto, sostenendo che stavo dicendo cose che non avevo detto. Il modo per valutare tali affermazioni è quello di guardare alla forma generale della tesi che stavo avanzando. Se, ad esempio, stavo scrivendo vari articoli sui pericoli di una ripresa lenta e senza posti di lavoro, in quel caso no, non stavo appoggiando la previsione della Amministrazione Obama di una ripresa a forma di V, anche se potete trovare una citazione che, fuori dal contesto, potrebbe essere letta in quel senso; e così via.
In ogni modo, quello che effettivamente si apprende da questo “dibattito” è quanto sia realmente debole uno schieramento. Se non potete svolgere i vostri argomenti senza confondere i livelli con i cambiamenti e intenzionalmente fuorviando affermazioni semplici, dovete soffrire di qualcosa.
[1] Si tratta di una lunga intervista sul giornale britannico, che non ho potuto tradurre perché le tre o quattro tabelle principali non sono riuscito a scaricarle. Una di esse è utilizzata in questo post, in una versione accessibile.
[2] È evidente, sulla base dei dati sia dell’OCSE, che del FMI che dell’apposito Ufficio del Parlamento inglese, che negli anni 2009-2010 la politica restrittiva dell’austerità britannica ha avuto effetti forti e crescenti, mentre dal 2011 o si è ridotta o almeno non ha continuato a crescere.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"