Blog di Krugman

Ultima uscita prima del caos (30 maggio 2015)

 

May 30 5:17 am

Last Exit Before Chaos

There’s an odd summer-of-1914 feel to the current state of the Greek crisis. While some of the main players are, rightly, desperate to find a way to head off Grexit and all it entails, others – on the creditor as well as the debtor side — seem not just resigned to collapse but almost as if they’re welcoming the prospect, the way, a century ago, far too many Europeans actually seemed to welcome the end of messy, frustrating diplomacy and the coming of open war.

Is there still a way out? There should be. As I and others have been saying for a while, the arithmetic is actually quite clear: Greece cannot run a primary deficit, it cannot be forced to run a large primary surplus, so a small primary surplus is the obvious solution and better for all concerned than euro exit.

There is, one must admit, a new problem caused by the current confrontation itself: uncertainty has pushed Greece back into recession, and the primary surplus achieved last year has vanished. But given a deal it should be possible to arrange some temporary financing while a modest recovery puts the primary balance back into the black.

The big problem is how to get a deal given lack of trust on all sides. The Greeks feel, with justification, that they have been treated as a conquered province by callous and incompetent proconsuls, and balk at anything that seems like a return to the regime of the past 5 years. The institutions – looking over their shoulders at the Swabian housewife – don’t trust that the still-inexperienced Syriza government knows what it is doing, has the capacity to deliver, or is realistic about what has to be done.

Yet from what I hear there is still room for at least a temporary deal. Greece would have to deliver some concrete action – VAT hike, some adjustment on the pensions (but not a complete reform right now), maybe something on product markets. Enough so that Merkel and others can say that Greece is acting, but framed in such a way that Tsipras can say to his backers that he is not surrendering like his predecessors. Given something along these lines, the people who have been raising the bar could probably be forced to lower it again to something feasible. That is, it should be possible to get everyone to stand down.

There are just a few days left. Let’s hope that cool heads prevail.

 

Ultima uscita prima del caos

C’è una strana sensazione da estate del 1914 al punto attuale della crisi greca. Mentre alcuni protagonisti sono, giustamente, disperati di trovare un modo per evitare l’uscita della Grecia e tutto quello che comporterebbe, altri – dal lato dei creditori come da quello dei debitori – sembrano non solo rassegnati al collasso, ma quasi compiaciuti di quella prospettiva, nello stesso modo in cui, un secolo fa, anche troppi europei effettivamente sembravano essere compiaciuti della fine della confusa e frustrante diplomazia e dell’arrivo della guerra aperta.

C’è ancora una via d’uscita? Ci dovrebbe essere. Come io ed altri veniamo dicendo da un po’, in verità l’aritmetica è abbastanza chiara: la Grecia non può gestire un deficit primario e non può essere costretta a gestire un ampio avanzo primario, cosicché un piccolo avanzo primario è la soluzione ovvia, ed è migliore che non un’uscita dall’euro, per tutti quelli che sono coinvolti.

C’è, lo si deve ammettere, un nuovo problema provocato dallo stesso attuale scontro in corso: l’incertezza ha spinto la Grecia ancora più indietro nella recessione, e l’avanzo primario ottenuto l’anno passato è stato vanificato. Ma con un accordo dovrebbe essere possibile qualche finanziamento provvisorio, mentre una modesta ripresa riporterebbe l’equilibrio primario in positivo.

Il grande problema è come ottenere un accordo data la mancanza di fiducia di tutti gli schieramenti. I greci sentono, giustificatamente, di essere stati trattati come una provincia conquistata da proconsoli brutali e incompetenti, e rifiutano tutto quello che appaia come un ritorno al regime dei cinque anni passati. Le istituzioni – che devono tener presente la casalinga sveva [1] – non credono che l’ancora inesperto governo di Syriza sappia quello che sta facendo, abbia la capacità di portarlo a termine, o che sia realistico su quanto è necessario fare.

Tuttavia, da quanto apprendo, c’è ancora spazio per un accordo almeno temporaneo. La Grecia dovrebbe mettere in atto alcune iniziative concrete – un innalzamento dell’IVA, alcune correzioni sul sistema pensionistico (ma non una riforma completa, in questo momento), forse qualcosa sui mercati dei prodotti. Abbastanza da consentire alla Merkel e ad altri di affermare che la Grecia sta agendo, ma in una cornice tale che Tsipras possa dire ai suoi sostenitori che egli non si sta arrendendo come i suoi predecessori. Sulla base di queste premesse, le persone che stanno alzando l’asticella probabilmente sarebbero costrette ad abbassarla nuovamente, verso soluzioni fattibili. Vale a dire, dovrebbe essere possibile per tutti trovare un accomodamento.

Sono rimasti soltanto pochi giorni. Speriamo che prevalgano i nervi saldi.

 

[1] La “casalinga sveva” è il mito della frugalità della donna di casa tedesca, al quale ha fatto spesso riferimento la stessa Angela Merkel. Suppongo che in questo caso il letterale ‘guardare oltre le loro spalle’ possa essere tradotto nel senso di considerare il senso comune nazionale, di non offendere quel mito di supposta frugalità.

 

 

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