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Verità della politica verso la povertà (dal blog di Krugman, 2 maggio 2015)

 

May 2 8:20 am

Poverty Policy Truths

Last year was the 50th anniversary of the War on Poverty, and the date provoked a flurry of studies correcting some widespread myths; perhaps most notable was an enlightening report from the Council of Economic Advisers.

What needed correcting? Basically, the “nation of takers” narrative, according to which we have been pouring ever-growing sums into helping the poor while making no dent in the poverty rate.

The reality is that spending on “income security” — which includes virtually everything except Medicaid that you could construe as aid to people with low incomes — has basically been flat for decades, with a temporary (and appropriate) spurt due to unemployment benefits and food stamps during the Great Recession:

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If you don’t believe this, think about it: where are these big anti-poverty programs? We have EITC and food stamps; TANF, the successor to old-fashioned welfare, is a shadow of the former program. So where are these huge sums outside health care?

Meanwhile, it’s not true that poverty has been unchanged; the standard measure is known to be flawed, and a better measure shows progress, although not as much as we’d like:

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So it is somewhat disheartening to see the thoroughly debunked narrative still emerging in some of the Baltimore-inspired discussion.

 

Verità della politica verso la povertà

L’anno passato fu il 50° anniversario della Guerra contro la Povertà, e la ricorrenza provocò una raffica di studi che correggono alcuni miti diffusi; il più considerevole dei quali fu forse un rapporto del Consiglio dei Consulenti economici [1].

Cosa era necessario correggere? Fondamentalmente, il racconto della “nazione di assistiti”, secondo il quale avremmo investito somme sempre crescenti nell’aiuto ai poveri mentre non si sarebbe scalfito il tasso di povertà.

La verità è che la spesa sulla “sicurezza del reddito” – che include virtualmente, ad eccezione di Medicaid, tutto quello che si può interpretare come aiuto alle persone con i redditi bassi – è rimasta sostanzialmente piatta per decenni, con una temporanea (e comprensibile) accentuazione dovuta ai sussidi di disoccupazione ed alle tessere per il sostegno alimentare durante la Grande Recessione [2]:

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Se non ci credete, pensate a questo: dove sono questi grandi programmi contro la povertà? Abbiamo i crediti di imposta sui redditi da lavoro [3] e i sostegni alimentari; il programma della “Assistenza temporanea alle famiglie bisognose” [4], che prese il posto della ‘assistenza’ in voga in precedenza, è un’ombra del programma precedente. Dove sono, dunque, queste vaste somme, al di fuori della assistenza sanitaria?

Nel frattempo, non è vero che la povertà è immutata; la misurazione standard è notoriamente difettosa, ed una misurazione migliore mostra un progresso, sebbene non quello che sarebbe desiderabile [5]:

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È dunque in qualche modo scoraggiante assistere al racconto che è stato mostrato del tutto privo di fondamento che ancora emerge in alcuni dibattiti provocati dai fatti di Baltimora.

 

[1] Ovvero, la commissione di consulenti economici che coadiuva il Presidente degli Stati Uniti e che regolarmente è stata presieduta (o composta) da economisti di notevole prestigio. Ad esempio: John Taylor con Bush padre (1989-1991),  Joseph Stiglitz  e Janet Yellen con Clinton (1995-1997 il primo, 1997-1999 la seconda), Jeffrey Frankel (componente negli anni 1997-1999), Gregory Mankiw con Bush (2003-2005), Ben Bernanke ancora con Bush (2003-2005), Christina Romer nel primo periodo di Obama (2009-2010). Tra le altre cose, la Commissione predispone l’annuale Rapporto Economico del Presidente degli Stati Uniti.

[2] La tabella mostra l’evoluzione delle spese assistenziali generali degli Stati Uniti, ovvero non soltanto i programmi relativi alle persone indigenti. La linea blu indica le spesa per il programma della Previdenza Sociale, e come si nota i costi del programma pensionistico sono relativamente stabili sin dagli anni ‘70 (anche il modesto incremento nell’ultima crisi, probabilmente si spiega con gli affetti degli andamenti demografici, per l’entrata in pensione della generazione postbellica dei ‘babyboomer’). La linea rossa indica l’evoluzione generale della spesa sanitaria (che certamente non riguarda solo i poveri, e la cui crescita, come si nota, si è sostanzialmente interrotta negli ultimi anni caratterizzati dalla entrata in funzione della riforma sanitaria di Obama). Dunque, solo la linea verde indica esclusivamente i programmi contro la povertà, la cui crescita nel periodo della Grande Recessione recente è spiegata dal post.

[3] EITC sta per “Earned income tax credit”.

[4] TANF sta per “Temporary Assistance for Needy Families”, e si rivolge alle famiglie con figli a carico e con difficoltà occupazionali. Il programma fu istituito nel 1997, con il Presidente Clinton, e sostituì un precedente programma che era denominato “Aiuto alle famiglie con figli a carico”. Talora veniva, quest’ultimo, semplicemente chiamato “Assistenza”.

[5] La linea nera indica la misurazione dei tassi di povertà sulla base dei criteri fissati negli anni ’60. La linea verde aggiornò i criteri di stima della povertà (la tabella si riferisce all’aggiornamento stabilito nel 2012). Come si vede, i nuovi criteri mostrano storicamente un livello di povertà superiore a quello risultante dai criteri precedenti, ma indicano anche una sostanziale flessione della ‘linea della povertà’, che negli anni recenti si è portata agli stessi livelli dei calcoli precedenti, ma che alla fine degli anni ’60 era di ben dieci punti superiore.

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