Jun 16 4:44 pm
Others are picking up on the sheer amazingness — make that amazingness! — of Jeb! citing the record of bubble-era Florida as proof of his skill in economic management. Jim Tankersley adds some data to the picture. But I think there are a couple of additional important points to make here.
First, how does the overall Florida record look now that the dust from the bursting bubble has settled? (Yes, that’s a horrible mixed metaphor. So sue me.) It’s actually kind of startling. Start from 1998, the year Jeb! was elected governor, and compare it with the US as a whole (the red line):
Florida fell into a deep slump when the bubble burst, much worse than the nation as a whole — and it has still not made up all the lost ground, so that Florida’s growth rate over the past 16 years is just 1.7 percent, slightly below the national average. This is even more remarkable when you bear in mind that the economy of a favored retirement destination should be growing faster than that of the rest of an aging nation.
Second, it could have been much worse. I’ve long argued that it’s useful to compare Florida with Spain — both warm places that experienced huge housing bubbles and suffered badly when the bubbles burst. Florida, however, had a much milder slump. Why? Fiscal integration: major programs, especially Social Security and Medicare, are paid for by the federal government, so that Florida in effect received large-scale aid when its economy and hence tax payments plunged but federal benefits just kept on coming.
But notice why that happened: it’s because of the big New Deal and Great Society programs, the ones Jeb!’s party wants to privatize and eventually kill. So not only did Jeb!’s supposed economic success consist of nothing besides presiding over a giant bubble; the only thing that kept the bubble from causing utter catastrophe was his state’s lucky dependence on big government.
And that, I think, really does warrant an exclamation point.
Ancora sullo spasso della Florida
Altri si stanno accorgendo della vera e propria genialità – chiamiamola genialità! – di “Jeb!” che cita la prestazione della Florida nell’epoca della bolla come prova della sua competenza nella gestione dell’economia. Jim Tankersley aggiunge qualche dato al quadro. Ma penso che in questo caso ci siano un paio di importanti argomenti aggiuntivi da avanzare.
Il primo, come appare la prestazione complessiva della Florida, oggi che la polvere conseguente allo scoppio della bolla immobiliare si è sedimentata? (mi rendo conto che è una orribile mezza metafora. Dunque, chiamatemi in causa.) E’ effettivamente qualcosa di impressionante. Si parta dal 1998, l’anno in cui “Jeb!” fu eletto Governatore, e lo si confronti con l’andamento degli Stati Uniti nel complesso (linea rossa).
La Florida cadde in una crisi profonda quando la bolla scoppiò, assai peggiore della nazione nel suo complesso – e non ha ancora recuperato il terreno perduto, cosicché il tasso di crescita della Florida nei 16 anni passati è soltanto dell’1,7 per cento, leggermente al di sotto della media nazionale. Questo è anche più considerevole se si tiene a mente che l’economia di una destinazione favorita dai pensionati dovrebbe crescere più velocemente di quella del resto di una nazione che invecchia.
In secondo luogo, poteva andar molto peggio. Da tempo ho sostenuto che è utile il confronto tra la Florida e la Spagna – entrambi luoghi caldi che hanno conosciuto ampie bolle immobiliari ed hanno sofferto malamente quando le bolle sono scoppiate. Perché? Per l’integrazione della finanza pubblica: i programmi principali, specialmente la Previdenza Sociale e Medicare, sono pagati dal Governo federale, cosicché in effetti la Florida ha ricevuto un aiuto su larga scala quando la sua economia e di conseguenza le entrate fiscali sono crollate, mentre i sussidi federali semplicemente hanno continuato ad arrivare.
Ma si noti per quale ragione questo è accaduto: è dipeso dai grandi programmi del New Deal e della Great Society [1], quei programmi che il partito di “Jeb!” vorrebbe privatizzare e alla fine liquidare. Dunque, non solo i presunti successi economici di “Jeb!” sono fatti di niente, ad eccezione di aver governato nel periodo di una bolla gigantesca; l’unica cosa che ha impedito che la bolla provocasse una ulteriore catastrofe è stata la fortunata dipendenza del suo Stato dai grandi programmi pubblici.
E penso che questo per davvero meriti un punto esclamativo.
[1] È il termine con il quale si indica l’epoca di una seconda espansione dei programmi sociali, che venne configurata nel periodo kennediano, ma più precisamente messa in atto dal successore Lyndon Johnson.
By mm
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