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Combattere il “derp”, di Paul Krugman (New York Times 8 giugno 2015)

 

Fighting the Derp

JUNE 8, 2015

Paul Krugman

z 584When it comes to economics — and other subjects, but I’ll focus on what I know best — we live in an age of derp and cheap cynicism. And there are powerful forces behind both tendencies. But those forces can be fought, and the place to start fighting is within yourself.

What am I talking about here? “Derp” is a term borrowed from the cartoon “South Park” that has achieved wide currency among people I talk to, because it’s useful shorthand for an all-too-obvious feature of the modern intellectual landscape: people who keep saying the same thing no matter how much evidence accumulates that it’s completely wrong.

The quintessential example is fear mongering over inflation. It was, perhaps, forgivable for economists, pundits, and politicians to warn about runaway inflation some years ago, when the Federal Reserve was just beginning its efforts to help a depressed economy. After all, everyone makes bad predictions now and then.

But making the same wrong prediction year after year, never acknowledging past errors or considering the possibility that you have the wrong model of how the economy works — well, that’s derp.

And there’s a lot of derp out there. Inflation derp, in particular, has become more or less a required position among Republicans. Even economists with solid reputations, whose professional work should have made them skeptical of inflation hysteria, have spent years echoing the paranoia of the goldbugs. And that tells you why derp abides: it’s basically political.

It’s an article of faith on the right that any attempt by the government to fight unemployment must lead to disaster, so the faithful must keep predicting disaster no matter how often it fails to materialize.

Still, doesn’t everyone do this? No, and that’s where the cheap cynicism comes in.

True, the peddlers of politically inspired derp are quick to accuse others of the same sin. For example, right at the beginning of the Obama administration Robert Lucas, a Nobel laureate at the University of Chicago, accused Christina Romer, the administration’s chief economist, of intellectual fraud. Her analysis of fiscal policy, he declared, was just “a very naked rationalization for policies that were already, you know, decided on for other reasons.”

In general, anyone practicing some kind of Keynesian economics — an approach that, among other things, correctly predicted quiescent inflation and interest rates — is constantly accused of just looking for reasons to expand government.

But derp isn’t universal. There’s also plenty of genuine, honest analysis out there — and you don’t have to be a technical expert to tell the difference.

I’ve already mentioned one telltale sign of derp: predictions that just keep being repeated no matter how wrong they’ve been in the past. Another sign is the never-changing policy prescription, like the assertion that slashing tax rates on the wealthy, which you advocate all the time, just so happens to also be the perfect response to a financial crisis nobody expected.

Yet another is a call for long-term responses to short-term events – for example, a permanent downsizing of government in response to a recession.

And here’s the thing: if you look at what Ms. Romer and many other Keynesians had to say, none of those telltale signs were present. They advocated deficit spending as a response to a severe downturn, not a universal elixir, and the measures they called for, like infrastructure spending and budget aid to state governments, were designed to be temporary rather than a permanent expansion (and the 2009 stimulus did, in fact, fade away on schedule.)

So derp isn’t destiny. But how can you – whether you’re a pundit, a policy maker, or just a concerned citizen – protect yourself against derpitude? The first line of defense, I’d argue, is to always be suspicious of people telling you what you want to hear.

Thus, if you’re a conservative opposed to a stronger safety net, you should be extra skeptical about claims that health reform is about to crash and burn, especially coming from people who made the same prediction last year and the year before (Obamacare derp runs almost as deep as inflation derp).

But if you’re a liberal who believes that we should reduce inequality, you should similarly be cautious about studies purporting to show that inequality is responsible for many of our economic ills, from slow growth to financial instability. Those studies might be correct — the fact is that there’s less derp on America’s left than there is on the right — but you nonetheless need to fight the temptation to let political convenience dictate your beliefs.

Fighting the derp can be hard, not least because it can upset friends who want to be reassured in their beliefs. But you should do it anyway: it’s your civic duty.

 

 

Combattere il “derp” [1], di Paul Krugman

New York Times 8 giugno 2015

Quando si passa all’economia – anche ad altri temi, ma mi concentrerò su quello che conosco meglio – si deve concludere che viviamo in un’epoca di ottusità e di cinismo a buon mercato. E che ci sono forze potenti dietro entrambe tali tendenze. Ma con queste forze si può combattere, e il posto dove cominciare a combattere è in noi stessi.

Di cosa sto parlando in questo caso? “Derp” è un termine preso a prestito dal fumetto “South Park” che ha avuto un grande successo tra le persone con cui parlo, perché è una abbreviazione utile per un carattere anche troppo evidente del paesaggio intellettuale contemporaneo: persone che continuano a dire la stessa cosa a prescindere da quante testimonianze si sono accumulate della sua completa fallacia.

L’esempio per antonomasia è il diffondere paure sull’inflazione. Forse, si potevano scusare gli economisti, i commentatori ed i politici che alcuni anni fa mettevano in guardia da una inflazione fuori controllo, quando la Federal Reserve era proprio agli inizi dei suoi sforzi per aiutare un’economia depressa. Dopo tutto, ognuno ogni tanto fa previsioni sbagliate.

Ma fare la stessa previsione sbagliata anno dopo anno, non riconoscere mai gli errori passati né considerare la possibilità di avere un modello sbagliato sul funzionamento dell’economia – ebbene, quello è “derp”.

E c’è una gran quantità di “derp” in circolazione. Il “derp” dell’inflazione, in particolare, è più o meno diventata un’opinione obbligatoria tra i repubblicani. Persino economisti con solida reputazione, la cui attività professionale dovrebbe averli resi scettici sull’isteria dell’inflazione, hanno passato anni nell’imitare la paranoia dei patiti della parità aurea [2]. E ciò vi dice per quale ragione il “derp” resta in auge: fondamentalmente è una faccenda politica.

A destra è un articolo di fede che ogni tentativo del Governo di combattere la disoccupazione debba portare al disastro, cosicché i fedeli devono continuare a prevedere disastri a prescindere dal fatto che essi di solito non accadono.

Eppure, non fanno così tutti? No, ed è qua che entra il gioco il cinismo a buon mercato.

È un fatto che i divulgatori del “derp” politicamente ispirato sono rapidi ad accusare gli altri dello stesso peccato. Ad esempio, proprio agli inizi della Amministrazione Obama Robert Lucas, un premio Nobel dell’Università di Chicago, accusò Christina Romer, che era a capo dei consulenti economici della Presidenza, di imbroglio intellettuale. La sua analisi della politica della finanza pubblica, dichiarò, era soltanto “una mera razionalizzazione di politiche che, come si usa fare, erano già state decise per altre ragioni.”

In generale, chiunque utilizzi teorie economiche keynesiane di qualche tipo – un approccio che, tra le altre cose, è risultato corretto nel prevedere una inflazione e tassi di interesse quiescenti – è costantemente accusato semplicemente di cercare pretesti per una espansione delle funzioni pubbliche.

Ma il “derp” non è universale. In giro c’è anche una gran quantità di analisi genuina ed onesta – e non è necessario essere tecnicamente esperti per dar conto della differenza.

Ho già ricordato un segno rivelatore del “derp”: previsioni che semplicemente si continua a ripetere pur essendo risultate sbagliate nel passato. Un altro segno è l’immutabilità delle ricette politiche, come l’asserzione per la quale abbattere le tasse sui ricchi e il sostenerlo in continuazione è, solo per questo, la risposta perfetta ad una crisi finanziaria che nessuno si aspettava.

Un altro, tuttavia, è il chiedere risposte a lungo termine per fenomeni di breve periodo – ad esempio, un ridimensionamento permanente delle funzioni dello Stato in risposta ad una recessione.

E qua è il punto: se osservate quello che la signora Romer e molti altri keynesiani ritennero di affermare, nessuno di quei segni rivelatori era presente. Essi sostenevano che la spesa pubblica in deficit era la risposta ad un grave declino, non un elisir universale, e le misure che richiesero, quali la spesa in infrastrutture e il sostegno ai bilanci degli Stati, erano concepite come una espansione temporanea e non definitiva (e, di fatto, le misure di sostegno decise nel 2009 si affievolirono come previsto).

Dunque, l’ottusità del “derp” non è un destino. Ma come si può – se si è un commentatore, o un operatore pubblico o semplicemente un cittadino che si preoccupa – difendersi da tale ottusità? La prima linea di difesa, direi, è essere sempre sospettosi delle persone che vi dicono quello che volete sentirvi dire.

Quindi, se siete un conservatore che si oppone a sistemi di sicurezza sociale più forti, dovreste essere particolarmente scettici sulle affermazioni per le quali la riforma sanitaria è prossima a schiantarsi e ad andare in pezzi, specialmente quelle provenienti da individui che l’avevano previsto l’anno passato e l’anno ancora precedente (il “derp” sulla riforma sanitaria di Obama è una cosa seria quasi come il “derp” sull’inflazione).

Ma se siete un progressista che crede che dovremmo ridurre le diseguaglianze, dovreste essere similmente cauto a proposito di studi che si propongono di dimostrare che l’ineguaglianza è responsabile di molti nostri malanni economici, dalla lenta crescita alla instabilità finanziaria. Questi studi possono essere corretti – il fatto è che c’è molto meno “derp” a sinistra che a destra – ma ciononostante dovete combattere la tentazione di consentire alle vostre convenienze politiche di dettare i vostri convincimenti.

Combattere il “derp” può essere difficile, non da ultimo perché può imbarazzare gli amici che vogliono essere rassicurati nelle loro convinzioni. Ma dovreste farlo comunque: è un vostro dovere civico.

 

[1] z 740“Derp” – come si spiega in seguito – è uno dei curiosi personaggi dei fumetti di South Park, che fece la sua comparsa con una immagine nella quale si batteva un martello in testa, quasi ad ammettere una condizione di confusione mentale. Il termine è diventato sinonimo di tante cose, ad esempio si dice “derp” per rispondere ad una affermazione sciocca o ovvia. Il sostantivo corrispondente potrebbe essere “ottusità”.

Ma questa volta ci pare giustificata l’eccezione, e dunque lo lasciamo in lingua madre.

 

 

 

 

 

[2] “Gold bug” significa “scarabeo d’oro”, ed era effettivamente una immagine coniata su una moneta aurea (all’origine del termine, e probabilmente del conio, un omonimo racconto di Allan Edgar Poe, nel quale uno scarabeo di color oro conservava sul tegumento il misterioso segreto nientemeno del tesoro di “Capitan Kidd”). Questo era la moneta in questione:

z 757“Goldbugs” vennero chiamati quei Democratici che uscirono dal Partito Democratico nel 1896, nel mezzo di un gran dibattito sulla politica monetaria, in polemica con il leader democratico William Jennings Bryan. I “goldbugs” erano i sostenitori della parità aurea, accusavano gli avversari di radicalismo spregiudicato  e, dopo la separazione, fondarono un loro Partito, il “National Democratic Party”, che non ebbe lunga storia. Come si nota, questo contrasto tra una piattaforma populista e in termini economici “sperimentale” ed una piattaforma ispirata alla “ortodossia capitalista”, prefigurava aspetti della storia politica americana che tornarono ad essere rilevanti negli anni Trenta, col New Deal. Rimase famosa una frase di Bryan, nel corso della Convenzione democratica, quando in polemica con i “goldbugs” disse che non si poteva “crocifiggere il genere umano ad una croce aurea”.

La fissazione ‘aurea’ è tuttora una caratteristica di vari ambienti conservatori americani, che considerano la parità con l’oro come l’unica soluzione per evitare il disordine monetario.

 

 

 

 

 

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