JUNE 12, 2015
Oxford, Britain — One thing we’ve learned in the years since the financial crisis is that seriously bad ideas — by which I mean bad ideas that appeal to the prejudices of Very Serious People — have remarkable staying power. No matter how much contrary evidence comes in, no matter how often and how badly predictions based on those ideas are proved wrong, the bad ideas just keep coming back. And they retain the power to warp policy.
What makes something qualify as a seriously bad idea? In general, to sound serious it must invoke big causes to explain big events — technical matters, like the troubles caused by sharing a currency without a common budget, don’t make the cut. It must also absolve corporate interests and the wealthy from responsibility for what went wrong, and call for hard choices and sacrifice on the part of the little people.
So the true story of economic disaster, which is that it was caused by an inadequately regulated financial industry run wild and perpetuated by wrongheaded austerity policies, won’t do. Instead, the story must involve things like a skills gap — it’s not lack of jobs; we have the wrong workers for this high-technology globalized era, etc., etc. — even if there’s no evidence at all that such a gap is impeding recovery.
And the ultimate example of a seriously bad idea is the determination, in the teeth of all the evidence, to declare government spending that helps the less fortunate a crucial cause of our economic problems. In the United States, I’m happy to say, this idea seems to be on the ropes, at least for now. Here in Britain, however, it still reigns supreme. In particular, one important factor in the recent Conservative election triumph was the way Britain’s news media told voters, again and again, that excessive government spending under Labour caused the financial crisis.
It takes almost no homework to show that this claim is absurd on multiple levels. For one thing, the financial crisis was global; did Gordon Brown’s alleged overspending cause the housing busts in Florida and Spain? For another, all these claims of irresponsibility involve rewriting history, because on the eve of crisis nobody thought Britain was being profligate: debt was low by historical standards and the deficit fairly small. Finally, Britain’s supposedly disastrous fiscal position has never worried the markets, which have remained happy to buy British bonds despite historically low yields.
Nonetheless, that’s the story, generally reported not as opinion but as fact. And the really bad news is that Britain’s leaders seem to believe their own propaganda. On Wednesday, George Osborne, the chancellor of the Exchequer and the architect of the government’s austerity policies, announced his intention to make these policies permanent. Britain, he said, should have a law requiring that the government run a budget surplus — with current revenue paying for all spending, including investment outlays — when the economy is growing.
It’s a remarkable proposal, and I mean that in the worst way. Mr. Osborne isn’t offering the wrong answer to Britain’s problems; he’s offering an answer to problems Britain doesn’t have, while ignoring and exacerbating the problems it does.
For Britain does not have a public debt problem. Yes, debt rose in the wake of economic crisis, but it’s still not high by historical standards, and borrowing costs have rarely been lower. In fact, interest rates adjusted for inflation are negative, even on very long-term borrowing. Investors, in other words, are willing to pay the British government to make use of part of their wealth.
Meanwhile, Britain’s real economy is still ailing. It’s true that employment has held up surprisingly well, but that’s only because of a spectacular, unprecedented productivity bust: adjusting for labor quality, output per person-hour has declined around 7 percent since early 2008.
Nobody fully understands either why this slump has happened or how to reverse it, but surely the combination of a still-weak economy, terrible productivity performance and negative borrowing costs says that this is a time to increase investment in things like infrastructure. (Passenger trains here make rail service in the United States look good, and traffic congestion is getting ever worse.) Yet the Osborne proposal would kill any such initiative.
But Mr. Osborne sounds very serious, and, if history is any guide, the Labour Party won’t make any effective counterarguments.
Now, some readers are probably thinking that I’m giving the likes of Mr. Osborne too much credit for sincerity. Isn’t all this deficit obsession just an excuse to slash social programs? And I’m sure that’s part of it. But I don’t think that’s the whole story. Seriously bad ideas, I’d argue, have a life of their own. And they rule our world.
Idee ‘seriamente’ cattive, di Paul Krugman
New York Times 12 giugno 2015
Oxford, Inghilterra – Una cosa che ho imparato col passare del tempo, a partire dalla crisi finanziaria, è che le idee ‘seriamente’ cattive – con il quale termine io intendo le cattive idee che attraggono i pregiudizi delle Persone Molto Serie [1] – hanno la considerevole facoltà di restare immutabili. Le cattive idee si riaffacciano in continuazione: non conta quante prove contrarie abbiamo a disposizione, non conta con quanta frequenza e in quale pessimo modo le previsioni basate su quelle idee si siano mostrate sbagliate.
Cosa è che rende qualcosa una idea ‘seriamente’ cattiva? In generale, per sembrare seri ci si deve appellare a grandi cause per spiegare fatti importanti – gli aspetti tecnici, come i guai provocati da condividere una moneta comune senza un bilancio comune, non fanno al caso. Inoltre, si devono assolvere gli interessi delle imprese e delle persone ricche per quello che è andato storto, ed appellarsi a scelte dure e a sacrifici per la povera gente.
Dunque, la spiegazione vera del disastro economico, il fatto che sia stato provocato da un sistema finanziario inadeguatamente regolamentato che ha dilagato ed è stato perpetuato dalle politiche sbagliate dell’austerità, non funzionerà. Piuttosto, la spiegazione dovrà riguardare cose come il difetto di competenze professionali – non ci mancano i posti di lavoro; abbiamo i lavoratori sbagliati per quest’epoca globalizzata di alte tecnologia etc. – anche se non c’è alcuna prova che un difetto di quel genere stia affatto impedendo la ripresa.
E il più recente esempio di una idea ‘seriamente’ cattiva è la determinazione con la quale si afferma, in barba ad ogni prova, che la spesa pubblica a sostegno delle persone meno fortunate è una causa cruciale dei nostri problemi economici. Negli Stati Uniti, sono lieto di poterlo dire, questa idea sembra alle corde, almeno in questo momento. Tuttavia, qua in Inghilterra la fa da padrona. In particolare, un importante fattore del recente trionfo elettorale dei conservatori è stato il modo in cui il mondo dell’informazione ha raccontato di continuo agli elettori che l’eccessiva spesa pubblica sotto il Governo dei laburisti era stata la causa della crisi finanziaria.
Non serve particolare applicazione per dimostrare quanto questa pretesa sia assurda, da molti punti di vista. Intanto, la crisi finanziaria fu globale: la pretesa spesa eccessiva di Gordon Brown provocò i crolli immobiliari in Florida e in Spagna? D’altra parte, tutti questi argomenti sull’irresponsabilità comportano il riscrivere la storia, perché all’epoca nessuno pensava che l’Inghilterra fosse sregolata: il debito, per le serie storiche, era basso ed il deficit abbastanza modesto. Infine, la supposta posizione disastrosa della finanza pubblica inglese non ha mai preoccupato i mercati, che sono rimasti felici di acquistare le obbligazioni inglesi nonostante i bassi rendimenti.
Ciononostante, questa è la storia, e in generale la si riporta non come un’opinione, ma come un fatto. E le notizie realmente negative sono che i dirigenti inglesi sembrano credere alla loro stessa propaganda. Mercoledì, George Osborne, il Cancelliere dello Scacchiere nonché architetto delle politiche di austerità governative, ha annunciato la sua intenzione di rendere permanenti queste politiche. Il Regno Unito, ha detto, dovrebbe avere una legge che renda obbligatorio ai governi amministrare avanzi di bilancio – con le entrate correnti che coprono tutte le spese, incluse quelle per investimenti – quando l’economia è in crescita.
Si tratta di una proposta rilevante, intendo nel peggiore dei sensi. Il signor Osborne sta offrendo la risposta sbagliata ai problemi dell’Inghilterra; offre una risposta a problemi che l’Inghilterra non ha, mentre ignora ed acuisce i problemi che ha.
Perché l’Inghilterra non ha un problema di debito pubblico. È vero, il debito è cresciuto in conseguenza della crisi economica, ma non è ancora elevato in rapporto al suo andamento storico, e i costi dell’indebitamento raramente sono stati più bassi. Di fatto, i tassi di interesse corretti per l’inflazione sono negativi, persino nell’indebitamento a lunghissimo termine. Gli investitori, in altre parole, sono disponibili a pagare il Governo inglese perché usi una parte della loro ricchezza.
Contemporaneamente, l’economia reale inglese è ancora in sofferenza. È vero che l’occupazione ha resistito in modo sorprendentemente positivo, ma è dipeso soltanto da un crollo spettacolare e senza precedenti della produttività: la produzione per ora procapite, corretta sulla base della qualità del lavoro, è diminuita di circa il 7 per cento a partire dagli inizi del 2008.
Nessuno comprende pienamente né perché ci sia stata questa crisi né come invertirla, ma certamente la combinazione di una economia ancora debole, di un andamento molto negativo della produttività e di costi dell’indebitamento negativi dicono che questo è il momento di aumentare gli investimenti in cose come le infrastrutture (i treni passeggeri da queste parti fanno sembrare il servizio ferroviario negli Stati Uniti abbastanza buono, e la congestione del traffico sta diventando sempre peggiore). Tuttavia, la proposta di Osborne affosserebbe ogni iniziativa in quel campo.
Eppure Osborne sembra molto serio e, se la storia ci dice qualcosa, il Labour Party non avanzerà alcun efficace contro argomento.
Ora, alcuni lettori probabilmente penseranno che sto accreditando le preferenze di Osborne di eccessiva sincerità. L’ossessione per il deficit non è tutta una scusa per abbattere i programmi sociali? E in parte sono sicuro che sia così. Ma non penso che sia tutta la spiegazione. Direi che le idee delle Persone Molto Serie vivono per conto loro. E governano il nostro mondo.
[1] Per i lettori meno esperti del linguaggio di Krugman, le “Persone Molto Serie” sono un po’ tutti i governanti, i commentatori e le persone influenti che fanno propri i luoghi comuni dell’economia conservatrice (austerità, previsioni di inflazione fuori controllo e di tassi di interesse alle stelle etc.). E rigorosamente al maiuscolo.
By mm
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