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La Grecia ha bisogno di maggiore austerità? (dal blog di Krugman, 19 giugno 2015)

 

Jun 19 3:18 pm

Does Greece Need More Austerity?

As many of us have noted, it’s hugely unfair when people claim that Greece has done nothing to adjust. On the contrary, it has imposed incredibly harsh austerity and substantial reforms on other fronts. Yet you might be tempted to argue that the results show that Greece hasn’t done enough — after all, last year it was running only a tiny primary budget surplus (that is, not counting interest), and this year it has slipped back into primary deficit. So more adjustment is needed, right?

Well, step back for a minute and imagine that we weren’t talking about Greece but about the U.S. or the UK. When we look at our budgets, we normally focus not on the headline budget balance but on the cyclically adjusted balance — an estimate of what it would be at more or less full employment. This helps avoid pressure to pursue procyclical policies that make the economy unstable, and also gives a better idea of the long-run sustainability of the position. And while cyclical adjustment can be controversial, there are standard estimates from third parties like the IMF and the OECD.

So here’s a picture you probably haven’t seen: the IMF’s estimates of the cyclically adjusted primary balances of eurozone countries in 2014:

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Greece is, by this measure, the most fiscally responsible, indeed crazily austere, nation in Europe.

So why is it in fiscal crisis? Because the economy is deeply depressed.

Suppose that there were a way to end this depression. Then Greece’s fiscal problems would melt away, with no need for further cuts. But is there any way to do that?

The answer is, not as long as Greece remains in the euro. It can pursue reforms that might make it more competitive, but anyone promising dramatic, quick results has no idea what he is talking about.

On the other hand, Grexit would produce a rapid improvement in competitiveness, at the cost of possible financial chaos.This is not a route anyone has been willing to go down, but one does have to say that as the crisis worsens it becomes a more plausible outcome.

The thing to understand, in any case, is that if Grexit does come, fiscal issues will immediately cease to be central to the story. Instead, it will all be about handling bank panic, managing the transition to a new currency, and possibly removing structural obstacles to increased exports (which would very much include tourism).

In truth, this has never been a fiscal crisis at its root; it has always been a balance of payments crisis that manifests itself in part in budget problems, which have then been pushed onto the center of the stage by ideology.

 

La Grecia ha bisogno di maggiore austerità?

Come molti di noi hanno notato, è profondamente ingiusto che ci siano persone che sostengono che la Grecia non ha messo in atto alcuna correzione. Al contrario, essa ha imposto una austerità incredibilmente severa e, per altri aspetti, riforme sostanziali. Si potrebbe essere tentati di affermare che i risultati mostrano che la Grecia non ha fatto abbastanza – dopo tutto, l’anno passato ha realizzato soltanto un minuscolo avanzo primario (ovvero, senza contare gli interessi) e quest’anno è riscivolata in un deficit primario. Sono dunque necessarie nuove correzioni, non è così?

Ebbene, si faccia per un istante un passo indietro e si immagini che si stia parlando non della Grecia, ma degli Stati Uniti o del Regno Unito. Quando guardiamo ai nostri bilanci, solitamente non ci concentriamo sull’equilibrio di bilancio complessivo ma sull’equilibrio corretto sulla base del ciclo economico – una stima di quello che si avrebbe più o meno in condizioni di piena occupazione. E se la correzione sulla base del ciclo può essere controversa, ci sono stime standard di parti terze come il FMI e l’OCSE:

Dunque, ecco una tabella che può darsi abbiate già visto: le stime del FMI sugli equilibri primari corretti sulla base del ciclo economico nei paesi dell’eurozona nel 2014:

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Secondo questi dati, la Grecia dal punto di vista della finanza pubblica è la più responsabile nazione in Europa, in effetti follemente austera [1].

Perché dunque è in crisi con le finanze pubbliche? Perché l’economia è profondamente depressa.

Supponiamo che ci sia un modo per porre termine a questa depressione. In quel caso i problemi finanziari della Grecia si dissolverebbero, senza alcun bisogno di tagli ulteriori. Ma c’è un modo per farlo?

La risposta è: no, finché la Grecia resta nell’euro. Essa può perseguire riforme che potrebbero renderla più competitiva, ma chiunque sta promettendo risultati spettacolari e veloci non ha idea di cosa sta parlando.

D’altra parte l’uscita della Grecia produrrebbe un rapido miglioramento della sua competitività, al costo di un possibile caos finanziario. Nessuno è stato disponibile a scendere su una tale china, ma si deve dire che se la crisi peggiora essa diverrà un esito maggiormente plausibile.

La cosa da capire, in ogni caso, è che se l’uscita della Grecia davvero intervenisse, i temi della finanza pubblica cesserebbero all’istante di essere al centro della vicenda. Piuttosto, tutto riguarderebbe il come fare i conti con il panico nelle banche, gestire la transizione ad una nuova valuta, e possibilmente rimuovere gli ostacoli strutturali per aumentare le esportazioni (la qual cosa riguarderebbe in grande misura il turismo).

In verità, alla sua radice questa non è mai stata una crisi della finanza pubblica; è sempre stata una crisi della bilancia dei pagamenti che in parte si manifesta in problemi di bilancio, che sono stati spinti al centro della scena per motivi ideologici.

 

 

[1] Come si nota, è anche interessante che subito dopo la Grecia si collochi l’Italia. Si comprende che l’avanzo primario ciclicamente corretto è positivo dove l’austerità relativa è stata maggiore. Si noti però come la stima del dato sulla base del ciclo economico (ovvero sulla base del potenziale economico supposto di ogni paese, e dunque modificando i dati reali che evidenziano effetti diversi dell’andamento recessivo e della perdita di competitività relativa) è molto diverso dal dato relativo all’equilibrio di bilancio complessivo, come mostra la grande differenza tra l’Italia e la Spagna. Qua il dato suddetto non compare, ma sarebbe strano se esso mostrasse una tale differenza tra l’austerità italiana e quella spagnola, considerando gli elogi che si rivolgono alla Spagna per il supposto successo delle sue politiche di rigore (per quanto si tratti di un successo abbastanza invisibile).

 

 

 

 

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