Jul 8 9:22 am
It’s now clear, or should be clear, that the Greek program was doomed to failure without major debt relief; no matter how hard the Greeks tried, austerity would shrink GDP faster than it reduced debt relative to the baseline, so that the debt situation was bound to worsen even as the attempt to balance the budget imposed vast suffering.
And there was no good, or even non-terrible, answer given Greece’s membership in the euro.
But there’s a broader lesson from Greece that is relevant to all of us — and it’s not the usual one about mending our free-spending ways lest we become Greece, Greece I tell you. What we learn, instead, is that fiscal austerity plus hard money is a deeply toxic mix. The fiscal austerity depresses the economy, and pushes it toward deflation; if it’s accompanied by hard money (in Greece’s case the euro, but a fixed exchange rate, a gold standard, or any kind of obsessive fear of inflation would do the trick), the result is not just a depression and deflation, but quite likely a failure even to reduce the debt ratio.
For comparison, look at everyone’s favorite example of successful austerity, Canada in the 1990s. Canada came in with gross debt of roughly 100 percent of GDP, roughly comparable to Greece on the eve of the financial crisis. It then proceeded to do a pretty big fiscal adjustment — 6 percent of GDP according to the IMF’s measure of the structural balance, which is about a third of what Greece has done but comparable to other European debtors. But unemployment fell steadily. What was Canada’s secret?
The answer was, easy money and a large currency depreciation. These offset the drag from austerity, allowing growth to continue.
So, how does this play into U.S. policy debates? Well, Republicans love to warn that America might turn into Greece any day now. But look at the policy mix that is now de facto GOP orthodoxy: sharp cuts in government spending (maybe offset by tax cuts for the rich, but these won’t provide much stimulus), combined with a monetary policy obsessed with fears of dollar “debasement”. That is, the conservative side of the US political spectrum, while holding up Greece as a cautionary tale, is actually demanding that we emulate the policy mix that turned Greek debt into a complete disaster.
Lezioni politiche dalla debacle europea
Ora è chiaro, o dovrebbe essere chiaro, che il programma greco era destinato al fallimento senza una importante riduzione del debito; per quanto duro fosse stato lo sforzo dei Greci, l’austerità avrebbe ristretto il PIL più velocemente di quanto non avrebbe ridotto il debito in relazione al suo dato di partenza, cosicché la situazione del debito era destinata a peggiorare anche se il tentativo di riequilibrare il bilancio avesse imposto ampie sofferenze.
E, data la partecipazione della Grecia all’euro, non c’era nessuna buona risposta, addirittura non c’era alcuna risposta senza conseguenze terribili.
Ma dalla Grecia viene una lezione più generale che è rilevante per tutti – e non la solita storiella relativa all’aggiustare le nostre spese incontrollate per non diventare “come la Grecia, né più né meno che come la Grecia”. Quello che invece impariamo è che l’austerità della spesa pubblica in aggiunta alla moneta forte è una combinazione profondamente tossica. L’austerità della finanza pubblica deprime l’economia e la spinge verso la deflazione; se essa è accompagnata da una politica monetaria restrittiva (nel caso della Grecia l’euro, ma un tasso di cambio fisso, un gold standard o ogni tipo di paura ossessiva dell’inflazione provocherebbe lo stesso effetto), il risultato non è solo la depressione e la deflazione, ma anche un abbastanza probabile insuccesso nel ridurre il tasso del debito.
Come confronto, si guardi all’esempio preferito da tutti di una politica di successo dell’austerità, il Canada degli anni ’90. Il Canada arrivò a quegli anni con un debito lordo di circa il 100 per cento del PIL, grosso modo paragonabile alla Grecia all’epoca della crisi finanziaria. Procedette allora a realizzare una correzione finanziaria abbastanza grande – il 6 per cento del PIL secondo la stima del FMI dell’equilibrio strutturale [1], che rappresenta circa un terzo di quanto fatto dalla Grecia ma è confrontabile con gli altri paesi debitori europei. Ma la disoccupazione scese regolarmente. Quale era il segreto del Canada?
La risposta fu una moneta facile ed una ampia svalutazione monetaria. Queste bilanciarono il prelievo dell’austerità, consentendo alla crescita di andare avanti.
Come gioca tutto questo, dunque, nei dibattiti politici statunitensi? Ebbene, i repubblicani amano mettere in guardia che l’America prima o poi potrebbe diventare come la Grecia. Ma si guardi alla combinazione di ricette politiche che oggi è di fatto l’ortodossia del Partito Repubblicano: severi tagli nella spesa pubblica (forse bilanciati da sgravi fiscali sui ricchi, ma questi non forniscono molto sostegno all’economia), combinati da una politica monetaria ossessionata dalle paure della “perdita di valore” del dollaro. Vale a dire, il settore conservatore dello schieramento politico americano, nel mentre eleva la Grecia a insegnamento ammonitore, sta effettivamente chiedendo che si emuli quella combinazione di politiche cha ha trasformato il debito greco in un completo disastro.
[1] Per equilibrio strutturale si intende l’equilibrio del bilancio depurato degli effetti dei fattori che possono essere considerati dipendenti dal ciclo economico, ovvero la condizione ‘potenziale’ del bilancio. Come si vede nella tabella nell’anno di partenza il Canada si trovava con un equilibrio strutturale in terreno fortemente negativo e con un tasso di disoccupazione elevato. Il considerevole miglioramento dell’equilibrio strutturale, conseguente a politiche di restrizione della spesa, essendo accompagnato dalla svalutazione e da una politica monetaria non restrittiva, comportò un sia pure graduale miglioramento del tasso di disoccupazione.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"