Blog di Krugman

Grecia eterna (17 luglio 2015)

 

Jul 17 9:04 am

Eternal Greece

Matt O’Brien directs us to a Heritage Foundation economist presenting what is portrayed as a startling idea: America could become Greece! And it’s true — there probably haven’t been more than a few thousand articles issuing the same warning in the five (5) years since Alan Greenspan published “US Debt and the Greek Analogy“, with this immortal complaint:

Despite the surge in federal debt to the public during the past 18 months—to $8.6 trillion from $5.5 trillion—inflation and long-term interest rates, the typical symptoms of fiscal excess, have remained remarkably subdued. This is regrettable, because it is fostering a sense of complacency that can have dire consequences.

But Matt misses the truly wonderful part about the latest from Heritage, which is why we should be worried about turning into Greece:

Diverse academic research shows that economic growth slows significantly at high levels of public debt. Carmen M. Reinhart, Vincent R. Reinhart and Kenneth S. Rogoff, as well as Manmohan S. Kumar, Jaejoon Woo, Stephen Cecchetti, Madhusudan Mohanty and Fabrizio Zampolli, report that advanced economies with high levels of debt (85-90 percent of GDP and higher) grow more slowly annually than their lower-debt counterparts.

You might think that debt worriers would try to put the whole 90-percent debacle behind them — not just the Excel error and the extreme sensitivity of the results to odd data choices, but the strong suggestion that whatever debt-growth correlation is left mainly reflects causation from growth to debt and not the other way around. But I heard the same thing at Freedomfest: either these people never heard about the R-R crash-and-burn, or they hope their readers haven’t.

More broadly, I’ve noted in other contexts that the right never gives up an argument. You see this on Obamacare: the usual suspects are still claiming that the ACA didn’t really reduce the number of uninsured, that there has been a massive rate shock, that it’s creating a giant hole in the budget, etc., even in the face of sharply dropping uninsurance, moderate rate hikes, and below-prediction costs. They add new arguments, but the old ones never go away no matter how ludicrously wrong they’ve proved.

 

Grecia eterna

Matt O’Brien ci indirizza ad un economista della Fondazione Heritage che ci presenta quella che viene descritta come un’idea brillante: l’America potrebbe diventare come la Grecia! Ed è vero – ci sono state probabilmente appena alcune centinaia di articoli che dispensavano lo stesso ammonimento nei cinque (5) anni dal momento in cui Alan Greenspan pubblicò “Il debito degli Stati Uniti e le analogie con la Grecia”, con questa immortale lamentela:

“Nonostante la crescita del debito federale al pubblico durante i 18 mesi passati – da 5.500 a 8.600 miliardi di dollari – l’inflazione e i tassi di interesse a lungo termine, i sintomi tipici degli eccessi di finanza pubblica, sono rimasti considerevolmente controllati. Questo è disdicevole, perché sta incoraggiando un senso di compiacimento che può avere conseguenze terribili.”

Ma a Matt sfugge, a proposito delle ultime posizioni dell’Heritage, la parte davvero meravigliosa, che riguarda la ragione per la quale dovremmo essere preoccupati del diventare come la Grecia:

“Diverse ricerche accademiche mostrano che la crescita economica rallenta in modo significativo ad alti livelli di debito pubblico. Carmen M. Reinhart, Vincent R. Reinhart e Kenneth S. Rogoff, come Manmohan S. Kumar, Jaejoon Woo, Stephen Cecchetti, Madhusudan Mohanty e Fabrizio Zampolli riferiscono che le economia avanzate con alti livelli di debito (85-90 per cento del PIL e più alti ancora) crescono più lentamente su base annua delle economie simile con debiti più bassi.”

Si direbbe che questi ansiosi del debito stiano cercando di mettersi alle spalle l’intera debacle di quell’argomento del 90 per cento – non solo l’errore di Excel e l’estrema sensibilità dei risultati a bizzarre scelte statistiche, ma la forte impressione che qualsiasi correlazione tra debito e crescita sia ipotizzata, essa rifletta principalmente un fattore di causa che procede dalla crescita al debito e non al contrario. Ma ho sentito una cosa del genere anche alla FreedomFest [1]: o queste persone non hanno mai saputo del disastro delle tesi di Reinhart-Rogoff, oppure sperano che non ne abbiano sentito parlare i loro lettori.

Più in generale, ho notato in altri contesti che la destra non rinuncia mai ad un argomento. Lo potete osservare nel caso delle riforma sanitaria di Obama: i soliti noti stanno ancora sostenendo che la Legge sulla Assistenza Sostenibile in realtà non ha ridotto il numero dei non assicurati, che c’è stato un massiccio trauma derivante dalle aliquote, che si sta creando un buco gigantesco nel bilancio, persino a fronte di una brusca caduta dei non assicurati, di rialzi nelle aliquote modesti e di costi al di sotto delle previsioni. Essi aggiungono nuovi argomenti, ma i vecchi non escono mai di scena a prescindere da quanto si siano mostrati ridicoli.

 

[1] Una specie di Festival nazionale sul “nuovo sogno americano”, mi pare di impianto conservatore (probabilmente organizzata dalla stessa Heritage Foundation), ma al quale nel 2015 è stato invitato anche Krugman.

 

 

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