Jul 30 1:23 pm
Wonkblog has a post inspired by the dentist who paid a lot of money to shoot Cecil the lion, asking why he — and dentists in general — make so much money. Interesting stuff; I’ve never really thought about the economics of dental care.
But once you do focus on that issue, it turns out to have an important implication — namely, that the ruling theory behind conservative notions of health reform is completely wrong.
For many years conservatives have insisted that the problem with health costs is that we don’t treat health care like an ordinary consumer good; people have insurance, which means that they don’t have “skin in the game” that gives them an incentive to watch costs. So what we need is “consumer-driven” health care, in which insurers no longer pay for routine expenses like visits to the doctor’s office, and in which everyone shops around for the best deals.
The usual response has been that this involves going where the money isn’t — that because health costs are dominated by big expenses that must be paid by insurers, there just isn’t much potential savings from increased deductibles, co-pays, etc..
But what if even the underlying premise, that individual choice will hold down costs, is all wrong?
As it turns out, many fewer people have dental insurance than have general medical insurance; even where there is insurance, it typically leaves a lot of skin in the game. But dental costs have risen just as fast as overall health spending, and it may be that the reduced role of insurers actually raises those costs. According to the post,
In the rest of medicine, insurers have an important function in limiting costs and promoting quality. The market power of Medicare and major national insurance companies allows them to insist on better rates for their customers when they negotiate with doctors and hospitals.
“There’s been less presence from all kinds of insurance payers in the dental sector,” explained Andy Snyder, who is in charge of oral health at the nonpartisan National Academy for State Health Policy. “Medicare does not cover routine dental services, and private dental coverage is far less common than private medical coverage. So, the dental industry has faced less of the cost containment and quality improvement pressures that the rest of the health care sector’s experienced over the last couple of decades.”
So more skin in the game is not just useless but actually counterproductive.
I dentisti e l’interesse economico
Wonkblog pubblica un post ispirato dal dentista che ha pagato una sacco di soldi per sparare al leone Cecil, e si chiede perché, costui e i dentisti in generale, fanno tanti soldi. È una faccenda interessante; non ho mai seriamente riflettuto sull’economia delle cure odontoiatriche.
Ma una volta che ci si concentra su tale questione, si scopre che ha una implicazione importante – precisamente, che la teoria dominante implicita nelle idee conservatrici sulla riforma sanitaria è completamente sbagliata.
Per molti anni i conservatori hanno insistito che il problema dei costi sanitari consiste nel non trattare l’assistenza sanitaria come un ordinario bene di consumo; le persone hanno l’assicurazione, il che significa che esse non “partecipano all’impresa” [1] in modo tale da riceverne un incentivo per controllare i costi. Dunque, quello che è necessario è una assistenza sanitaria nella quale gli assicuratori non paghino più per spese ordinarie come le visite ambulatoriali dei medici generici, e nella quale tutti vadano ad acquistare tali prestazioni alle migliori condizioni.
La risposta di solito è stata che questo sarebbe come andare dove non ci sono soldi – ovvero che, poiché i costi sanitari sono dominati dalle grandi spese che devono pagare gli assicuratori, non ci sono molti risparmi potenziali da un incremento delle spese deducibili, dalle partecipazioni ai pagamenti, e così via.
Ma che dire se anche la premessa implicita, che la scelta individuale abbatterebbe i costi, fosse tutta sbagliata?
Si scopre che ci sono molte meno persone con l’assicurazione delle cure dentistiche rispetto a quelle che hanno la generica assicurazione medica; anche dove l’assicurazione esiste, solitamente essa riserva una forte partecipazione di impresa agli interessati [2]. Ma le cure odontoiatriche sono cresciute proprio altrettanto velocemente della complessiva spesa sanitaria, e può darsi che il ridotto ruolo degli assicuratori effettivamente accresca quei costi. Secondo il post:
“Nel resto della medicina, gli assicuratori hanno una importante funzione nel limitare i costi e nel promuovere la qualità. Il potere di mercato di Medicare e di importanti società assicuratrici consente loro di esigere migliori aliquote per i loro assistiti quando negoziano con i dottori e con gli ospedali.
‘Nel settore odontoiatrico c’è stata una presenza minore dei fornitori di assicurazione di ogni genere’, ha spiegato Andy Snyder, che è incaricato del settore della salute della bocca presso l’indipendente Accademia Nazionale per la Politica Sanitaria Statale. ‘Medicare non copre gli ordinari servizi odontoiatrici, e la copertura di quel settore privato è molto meno comune della copertura sanitaria privata in genere. Dunque, nel corso degli ultimi due decenni, il settore odontoiatrico ha fatto fronte in modo minore alle spinte per il contenimento dei costi e per il miglioramento della qualità del resto della assistenza sanitaria.’
Dunque, una maggiore partecipazione all’economia di settore non è solo inutile, quanto effettivamente controproducente.
[1] Espressione idiomatica, letteralmente “mettere o avere la pelle nel gioco”. Più in particolare viene riferita agli oneri di partecipazione agli investimenti da parte delle imprese finanziarie.
[2] Suppongo che, in questo caso, il riferimento sia ai dentisti medesimi.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"