Jul 9 10:24 am
If Grexit happens, then what? As so often in recent years, the best hope for an answer comes from turning to history; even though exits from a currency union are rare, we do have cases that seem to offer reasonable parallels, notably Argentina’s abandonment of the convertibility law — basically a supposedly permanent one-peso-one-dollar rule — at the beginning of 2002.
What Carmen Reinhart tells us is that we should expect very bad things. And maybe we should. But her data analysis here is, I think, misleading.
The problem is a technical one, but with possibly large significance. Carmen looks at annual averages, and finds that in 2002 Argentine real GDP per capita was 8.2 percent lower than in 2001. This seems to suggest that the end of convertibility delivered a terrible blow to the economy.
But as Mark Weisbrot has been saying for years, this gets the story fundamentally wrong. As you can see from the chart, Argentina’s economy was in free fall over the course of 2001 — before the dollar peg was abandoned — thanks in large part to banking collapse and public panic (sound familiar?). But the free fall ended quite soon after the peso was devalued. Yes, average annual GDP in 2002 was much lower than average annual GDP in 2001 — but this mainly reflected the plunge during 2001, before the devaluation. On a quarterly basis, GDP was rising by mid-2002, and the economy was growing rapidly by 2003.
In other words, that big decline from 2001 to 2002 is mainly telling us about the effects of the pre-devaluation panic, not the effects of devaluation itself.
The relevance to Greece seems obvious. Of course, it’s easy to think of reasons why Grexit might not stabilize the situation as quickly as peso devaluation did. But you can’t use Argentina as a reason to fear Grexit at this point, given that once again the financial panic has already happened.
Lezioni argentine per la Grecia
Se la Grecia esce dall’euro, cosa accade dopo? La migliore speranza di avere una risposta, come così spesso avviene in questi anni recenti, viene dal rivolgersi alla storia; anche se le uscite da una valuta comune sono rare, abbiamo proprio dei casi che sembrano offrire ragionevoli parallelismi, in particolare, agli inizi del 2002, l’abbandono da parte dell’Argentina della legge di convertibilità – in sostanza una norma che si supponeva permanente di un cambio uno ad uno tra peso e dollaro.
Quello che ci racconta Carmen Reinhart [2] è che dovremmo aspettarci cose molto negative. E forse è così. Ma i dati della sua analisi, in questo caso, penso che siano fuorvianti.
C’è un problema di natura tecnica, ma forse con significato generale. Carmen osserva le medie annuali, e scopre che nel 2002 in Argentina il PIL reale procapite era dell’8,2 per cento più basso che nel 2001. Questo sembra indicare che la fine della convertibilità provocò un colpo terribile all’economia.
Ma come Mark Weisbrot viene dicendo da anni, questo comporta una lettura fondamentalmente sbagliata della storia. Come potete vedere dalla tabella, l’economia della Argentina era in caduta libera nel corso del 2001 – prima che fosse abbandonato l’ancoraggio sul dollaro – in larga parte grazie al collasso bancario e al panico dell’opinione pubblica (vi suona familiare?). Ma la caduta libera terminò quasi subito, appena il peso venne svalutato. È vero, la media annuale del PIL nel 2002 fu molto più bassa della media annuale del 2001 – ma fu principalmente il riflesso del crollo nel corso del 2001, prima della svalutazione. Su base trimestrale, il PIL dalla metà del 2002 fu in crescita, e l’economia crebbe rapidamente dal 2003.
In altre parole, quel grande declino dal 2001 al 2002 fondamentalmente ci dice degli effetti della crisi di panico precedente alla svalutazione, non degli effetti della svalutazione stessa.
Il rilievo nel caso della Grecia sembra evidente. Ovviamente, è facile individuare le ragioni per le quali l’uscita della Grecia potrebbe non stabilizzare la situazione così rapidamente come fece la svalutazione del peso. Ma a questo punto non si può usare l’Argentina come una ragione per metter paura alla Grecia, dato che, ripetiamolo ancora una volta, il panico finanziario c’è già stato.
[1] La tabella mostra l’evoluzione dei tassi di crescita su base trimestrale. La linea rossa indica la data nella quale si interruppe la convertibilità con il dollaro ‘uno-ad-uno’.
[2] La connessione nel testo inglese è con una intervista alla Reinhart del 9 luglio, su Bloomberg View.
By mm
E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"