Jul 7 3:32 pm
I continue to be amazed by how many people regard debt relief and devaluation as wild-eyed radical ideas; of course, it matters most that so many influential people in Europe share this ignorance. Anyway, for the record (and for my own future reference) I thought it would be helpful to post what Milton Friedman and Irving Fisher had to say about the Greek disaster. OK, they weren’t writing specifically about Greece — Friedman was writing in 1950, Fisher in 1933. But their analyses ring truer than ever.
First, Friedman (why oh why isn’t there a full electronic copy of this essay online?):
That tells you everything you need to know about why “internal devaluation” has been such a costly strategy — and why the ECB’s failure to move aggressively early on to achieve and if possible surpass its 2 percent inflation target was a major contributing factor to this disaster.
Then Fisher on why austerity hasn’t even helped on the debt:
The basic story of the European periphery — not just Greece — is one of a poisonous interaction between Friedman and Fisher, which has produced incredible suffering while failing to reduce the debt/GDP ratio, which even in star pupils like Ireland and Spain is far higher than when austerity began; the only success has been in suffering long enough so that some growth has finally resumed, and they can call it vindication.
The bizarreness of the whole thing is how flaky, speculative ideas like expansionary austerity became orthodoxy, while applying the economics of Fisher and Friedman became heterodoxy bordering on Chavismo.
Milton Friedman, Irving Fisher e la Grecia
Continuo ad essere sorpreso da quante persone considerano la attenuazione del debito e la svalutazione come idee da radicali sfegatati; naturalmente, la cosa più importante è che tante persone influenti in Europa sono partecipi di questa ignoranza. In ogni modo, per memoria (e come riferimento futuro per me medesimo) ho pensato sarebbe stato utile pubblicare quello che Milton Friedman ed Irving Fisher ebbero da dire sul disastro greco. È vero, non stavano scrivendo in specifico sulla Grecia – lo scritto di Friedman risale al 1950, quello di Fisher al 1933. Ma le loro analisi risuonano più vere che mai.
Anzitutto Friedman (ma perché non c’è on-line una intera copia elettronica di questo saggio? [1]):
Questo ci dice tutto quello che c’è bisogno di sapere sul perché la “svalutazione interna” è stata una strategia così costosa – e perché l’inziale indisponibilità della BCE ad agire in modo aggressivo per ottenere e se possibile andare oltre il suo obbiettivo di inflazione del 2 per cento sia stato un fattore che ha contribuito in modo importante al disastro.
E adesso Fisher, sui motivi per i quali l’austerità non ha neppure dato un aiuto sul debito:
La storia di fondo della periferia europea – non solo della Grecia – consiste in una interazione velenosa tra Friedman e Fisher, che ha prodotto incredibili sofferenze nel mentre non ha ridotto il rapporto tra debito e PIL, che persino negli allievi modello come l’Irlanda e la Spagna è molto più alto di quando l’austerità ebbe inizio; l’unico successo è stato soffrire tanto a lungo che una qualche crescita alla fine si è ripristinata, consentendo loro di definirlo un risarcimento.
La bizzarria di tutta questa faccenda è il modo strambo in cui le congetture come quella della austerità espansiva sono diventate ortodosse, nel mentre applicare le teorie economiche di Fisher e Friedman sono diventate una eterodossia ai limiti dello ‘Chavismo’.
[1] Nel senso che, come si vede, viene pubblicata una copia dal libro, che noi imitiamo con caratteri ridotti.
By mm
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