[1] “Beggar-thy-neighbor” è una espressione antica ed idiomatica, ed effettivamente ha il senso di ‘ridurre sul lastrico’ (“beggar” come sostantivo, significa “mendicante, barbone”). Ma in ...
[1] Il post chiarisce cosa si intenda per “Villaggio”; quanto a Saint John egli è evidentemente John McCain. [2] È l’interpretazione che trovo su English ...
[1] Ecco un’immagine di Maurice Obstfeld: [2] Il 12 settembre del 1992 (il “mercoledì nero”) il Governo ...
[1] L’articolo al quale ci si riferisce nella connessione è di Neil Irwin, ed è apparso il 20 luglio sul New York Times. [2] Nokia ...
[1] Il riferimento è al post “Irlanda e Grecia” di Wren-Lewis del 19 luglio, tradotto su questo blog. [2] Vedi le note sulla traduzione. ...
[1] Il sessantaseienne candidato alle prossime elezioni per la guida del Labour Party, membro del Parlamento inglese dal 1983. ...
Al di là di una maggiore apparente calma, in questi ultimissimi giorni, le cose in Europa vanno male; male in Grecia, ma anche in Spagna (con una disoccupazione che resta al 22 per cento) e persino in Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi. E l'origine di tutto è l'autoindulgenza con la quale le classi dirigenti europee si sono ostinate a non vedere che una unione valutaria senza un'unione politica avrebbe subito pressioni insostenibili. Ci furono anni nei quali avanzare dubbi su questa architettura difettosa era impossibile, soprattutto se a farlo erano economisti americani. Ma per un decennio la bolla finanziaria mascherò questa situazione. Quando venne il momento in cui le contraddizioni esplosero, si pensò di imporre ai paesi debitori una austerità draconiana. Che ha provocato recessioni ed ha peggiorato il peso del debito. Ed oggi il dibattito politico europeo continua ad essere del tutto dipendente dalla mostruosa auto indulgenza dei gruppi dirigenti del continente.
[1] Ovviamente, l’avanzo primario è maggiore perché, al netto del pagamento degli interessi, sono minori le spese pubbliche ed è maggiore l’austerità.
Il recente discorso di Hillary Clinton ha soddisfatto i progressisti, mettendo al centro la necessità di una politica pubblica che punti a salari migliori. Probabilmente molti commentatori non sono al corrente di quanto gli studi economici in materia salariale di questi anni recenti abbiano cambiato la nostra comprensione del tema. In particolare, vari studi hanno dimostrato che elevare i minimi salariali in uno Stato non comporta alcun decremento occupazionale, rispetto a Stati limitrofi che mantengono salari più bassi. Oltre ai salari, entrano in ballo cose importanti come le motivazioni al lavoro, la riduzione del turn over, la qualità del lavoro. E come questo è stato dimostrato per i salari più bassi, potrebbe essere dimostrato per le politiche salariali in genere. Che dunque non dipendono solo dalla 'mano invisibile' dei mercati, ma anche dalla volontà dei Governi.
[1] Si tratta del post “L’avanzo commerciale della Germania è un problema” del 3 aprile 2015, tradotto su questo blog nella sezione “Altri economisti”.
[1] Donald Trump è un magnate americano (in particolare nel settore immobiliare, ma anche finanziario, dell’intrattenimento in particolare sportivo etc. ) in corsa per la ...
[1] Traduco un po’ liberamente, per rendere più chiaro che la ‘mancanza’ di serietà di Bernanke, riferita ad un post dello stesso ex Presidente della ...
[1] Una specie di Festival nazionale sul “nuovo sogno americano”, mi pare di impianto conservatore (probabilmente organizzata dalla stessa Heritage Foundation), ma al quale nel ...
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