Blog di Krugman

SPQR e tutto il resto (23 luglio 2015)

 

Jul 23 7:26 pm

SPQR And All That

It’s been a rough few weeks, so I’ve been taking refuge in the past: I brought Adrian Goldsworthy’s The Fall of Carthage along on recent travels. And I found it revelatory; it shook some views I’ve long held about history.

You see, I have or had a pretty firm, cynical but I thought well-grounded model of pre-industrial civilization. All pre-industrial societies, I thought, were Malthusian, with the bulk of the population living at the edge of subsistence. The fruits of civilization went only to a small elite, 5 or 10 percent of the population at most, which essentially lived on resources extorted from the peasantry. For everyone else, it didn’t matter who ruled or how; politics, national or cultural concerns, whatever, were internal squabbles among the extractive classes.

This model still seems to me to be pretty good for the Roman Empire. But at least as Goldsworthy describes it, the Roman Republic at the time of the Punic Wars was something very different. It beat Carthage not so much through military prowess as through social solidarity: not only had Rome managed to assimilate many peoples and turn them into citizens or very loyal allies, it seems to have inspired strong commitment from a large fraction of the population. This gave it a huge advantage over Carthage in terms of military manpower, and also the durability that allowed it to absorb terrible defeats and keep on fighting.

Are there any other examples in history like this? And how did they do it? What was special about the Roman political and/or social system that produced this kind of solidarity?

Of course, it didn’t last — the very conquests made possible by the virtus of the Republic eventually produced vast latifundia worked by slaves and undermined all the old values; Rome became a more or less standard preindustrial empire. But it wasn’t always. Why?

 

SPQR e tutto il resto [1]

Sono state settimane agitate, cosicché mi sto rifugiando nel passato: ho portato con me nei viaggi recenti La caduta di Cartagine di Adrian Goldsworthy [2]. E l’ho trovato rivelatore; ha scosso alcuni punti di vista che mi portavo dietro da tanto tempo sulla storia.

Vedete, io ho o avevo un modello piuttosto fermo, cinico ma supponevo ben fondato, sulle civiltà preindustriali. Pensavo che tutte le società pre-industriali fossero maltusiane, con il grosso della popolazione che viveva al limite della sussistenza. I frutti della civilizzazione andavano soltanto ad un ristretta élite, al massimo il 5 o il 10 per cento della popolazione, che viveva in sostanza sulle risorse estorte ai contadini. Per tutti gli altri, non contava chi era al comando o come; la politica, gli interessi nazionali o culturali, ogni altra cosa, erano controversie interne alle classi sfruttatrici.

Questo modello mi sembrava essere abbastanza utile per comprendere l’Impero Romano. Ma, almeno per come Goldsworthy la descrive, la Repubblica Romana al tempo delle guerre puniche era qualcosa di molto diverso. Essa sconfisse Cartagine non tanto attraverso il valore militare quanto attraverso la solidarietà sociale: non solo Roma riuscì ad assimilare molti popoli e a trasformarli in cittadini o in alleati molto leali, sembra che abbia anche ispirato un forte impegno in un’ampia parte della popolazione. Questo le diede un grande vantaggio su Cartagine in termini di forza lavoro militare, ed anche quella resistenza che le consentì di assorbire terribili sconfitte e di continuare a combattere.

Ci sono altri esempi nella storia simili a questo? E come ottennero quel risultato? Che cosa ci fu di particolare nel sistema politico e/o sociale romano che produsse quel genere di solidarietà?

Naturalmente, non durò a lungo – proprio le conquiste rese possibili dalla virtus della Repubblica alla fine produssero vasti latifondi dove lavoravano gli schiavi e che scardinarono tutti i vecchi valori; Roma divenne più o meno un normale impero pre-industriale. Ma non fu così sempre. Perché?

 

[1] Come si sa, SPQR è l’acronimo di Senatus PopulusQue Romanus. Ma alcuni lo ricorderanno anche come acronimo di “Sono Pazzi questi Romani”, dell’Obelix di René Goscinny.

[2] Il libro di Adrian Goldsworthy:

z 875

 

 

 

 

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