Jul 15 9:41 am
Everyone is talking about the IMF’s new update to its debt sustainability analysis, which says that Greece’s attempt to surrender is doomed to failure without massive debt relief. That’s surely the right conclusion.
However, it’s hard to accept the document’s claim that this is a new development, the result of the banking crisis of the past two weeks plus the economic troubles since Syriza came to power. If the original plan for Greece made any sense, whatever damage has been done recently should be largely reversible: restore liquidity to the banks, establish a government of faithocrats who restore confidence, and debt should end up peaking only a few percentage points of GDP higher than previously predicted. That is, even if you accuse Syriza of botching things terribly, no economic analysis I know of says that a few months of misgovernment permanently damage a country’s growth prospects.
The point, surely, is that the plan for Greece was never feasible. No matter how willing a nation is to suffer, no matter how willing to run primary surpluses on a scale that is very rare in history, trying to pay off high debt through austerity without any kind of monetary offset is basically a recipe for debt deflation and failure. This is, in fact, what the IMF’s own research has said.
And the return to growth last year would have turned out to be a false dawn even without the political crisis. That slight uptick largely reflected a pause in austerity — and would have gone away regardless as the troika resumed tightening the fiscal vise.
So it’s good to see the IMF being realistic here, but the institution remains unwilling to face up fully to past errors — which matters, because these past errors are prologue to the doom that faces any attempt to stay the course.
Una posizione insostenibile
Tutti stanno intervenendo sul nuovo aggiornamento del FMI della sua analisi sulla sostenibilità del debito, che dice che il tentativo di restituzione da parte della Grecia è condannato al fallimento senza una massiccia riduzione del debito. Questa è senz’altro la conclusione giusta.
Tuttavia, è difficile accettare la pretesa del documento che questo sia uno sviluppo recente, il risultato della crisi bancarie delle due settimane passate, in aggiunta ai guai economici dal momento che Syriza è andata al potere. Se il piano originario per la Grecia aveva un senso, qualsiasi danno sia stato fatto di recente, esso avrebbe dovuto essere ampiamente reversibile: ripristinare la liquidità delle banche, metter su un Governo di “fiduciocrati” [1] che ristabilisca la fiducia, e il debito doveva finire col toccare il limite di pochi punti in percentuale del PIL più alti di quanto precedentemente previsto. Ovvero, per quanto si accusi Syriza di pasticciare le cose in modo terribile, nessuna analisi che io conosca dice che pochi mesi di malgoverno possono danneggiare in modo permanente le prospettive di crescita di un paese.
Di sicuro, il punto è che quel piano non è mai stato fattibile. Non è importante quanto una nazione sia disposta a patire, non è importante quanto sia disposta a gestire avanzi primari in una dimensione molto rara nella storia: cercare di restituire un debito elevato senza un bilanciamento monetario di alcun genere è fondamentalmente una ricetta per la deflazione da debito e per il fallimento. Questo, di fatto, è quello che la stessa ricerca del FMI ha detto.
E, anche senza la crisi politica, si sarebbe scoperto che il ritorno alla crescita dell’anno passato era una falsa aurora. Quella leggera risalita rifletteva in gran parte una pausa nell’austerità – e se ne sarebbe andata a prescindere dal fatto che la Troika abbia ricominciato a stringere la morsa sulla finanza pubblica.
Dunque, è una buona cosa che in questo caso il FMI sia realistico, ma l’istituzione resta indisponibile a misurarsi pienamente con gli errori passati – la qualcosa è importante, perché questi errori passati sono il prologo al destino tragico che incombe su ogni tentativo di mantenere la rotta.
[1] Vedi il post con quel titolo del 14 luglio.
By mm
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