Aug 4 11:36 am
I haven’t been closely following developments in UK politics since the election, but people have been asking me to comment on the emergence of Jeremy Corbyn as a serious contender for Labour leadership. And I do have a few thoughts.
First, it’s really important to understand that the austerity policies of the current government are not, as much of the British press portrays them, the only responsible answer to a fiscal crisis. There is no fiscal crisis, except in the imagination of Britain’s Very Serious People; the policies had large costs; the economic upturn when the UK fiscal tightening was put on hold does not justify the previous costs. More than that, the whole austerian ideology is based on fantasy economics, while it’s actually the anti-austerians who are basing their views on the best evidence from modern macroeconomic theory and evidence.
Nonetheless, all the contenders for Labour leadership other than Mr. Corbyn have chosen to accept the austerian ideology in full, including accepting false claims that Labour was fiscally irresponsible and that this irresponsibility caused the crisis. As Simon Wren-Lewis says, when Labour supporters reject this move, they aren’t “moving left”, they’re refusing to follow a party elite that has decided to move sharply to the right.
What’s been going on within Labour reminds me of what went on within the Democratic Party under Reagan and again for a while under Bush: many leading figures in the party fell into what Josh Marshall used to call the “cringe”, basically accepting the right’s worldview but trying to win office by being a bit milder. There was a Stamaty cartoon during the Reagan years that, as I remember it, showed Democrats laying out their platform: big military spending, tax cuts for the rich, benefit cuts for the poor. “But how does that make you different from Republicans?” “Compassion — we care about the victims of our policies.”
I don’t fully understand the apparent moral collapse of New Labour after an election that was not, if you look at the numbers, actually an overwhelming public endorsement of the Tories. But should we really be surprised if many Labour supporters still believe in what their party used to stand for, and are unwilling to support the Cringe Caucus in its flight to the right?
Corbyn e il Partito della Subalternità
Non ho seguito gli sviluppi nella politica del Regno Unito all’indomani delle elezioni, ma molte persone mi stanno chiedendo di commentare l’emergere di James Corbyn come serio candidato alla guida del Labour. E qualche opinione ce l’ho.
La prima: è importante comprendere che le politiche di austerità del Governo in carica non sono, come le descrive molta stampa britannica, l’unica risposta responsabile ad una crisi delle finanze pubbliche. Non esiste una crisi del genere, se non nella immaginazione delle Persone Molto Serie dell’Inghilterra; quelle politiche hanno avuto un grande costo; la crescita economica al momento in cui il Regno Unito ha sospeso le restrizioni della finanza pubblica non giustifica quei costi passati. Oltre a ciò, l’intera ideologia dell’austerità è basata su una economia immaginaria, mentre sono coloro che si oppongono all’austerità che stanno basando le loro opinioni sulle migliori testimonianze che vengono dalla teoria economica e dai fatti.
Ciononostante, ed eccezione di Corbyn, tutti i contendenti alla guida del Labour hanno scelto di accettare pienamente l’ideologia dell’austerità, inclusa l’accettazione delle false tesi secondo le quali il Labour si dimostrò finanziariamente irresponsabile e tale irresponsabilità provocò la crisi. Come dice Simon Wren-Lewis, quando i sostenitori del Labour respingono questa posizione, non sono loro che si “spostano a sinistra”, semmai rifiutano di seguire un gruppo dirigente di un Partito che ha deciso di spostarsi bruscamente a destra.
Quello che sta accadendo all’interno del Labour mi ricorda quello che successe all’interno del Partito Democratico sotto Reagan ed ancora per un certo periodo sotto Bush: molti personaggi che dirigevano il Partito caddero in quello che Josh Marshall definiva una forma di “subalternità”, fondamentalmente accettando la concezione del mondo della destra ma cercando di conquistare la carica apparendo un po’ meno estremi. Durante gli anni di Reagan, c’era un cartone di Stamaty [1] che, per quanto mi ricordo, mostrava i democratici che esponevano la loro piattaforma: grandi spese militari, sgravi fiscali per i ricchi, tagli ai sussidi per i poveri. “Ma in che cosa siete diversi dai Repubblicani?”. “Nel compatimento – noi abbiamo a cuore le vittime delle nostre politiche.”
Io non capisco completamente quello che sembra un collasso morale del New Labour dopo una elezione che, se si guarda ai dati, non è stato un appoggio illimitato dell’opinione pubblica ai Tory. Ma dovremmo essere davvero sorpresi se molti sostenitori del Labour ancora credono nelle cose per le quali il loro partito si batteva, e non hanno intenzione di appoggiare il Partito della Subalternità nella sua fuga verso la destra?
[1] Creatore di fumetti, americano nato nel 1947, Mark Alan Stamaty, oltre a illustrare libri per bambini, ha pubblicato per la rivista Slate, per il New Yorker e per il New York Times Book Review.
By mm
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