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I candidati del Partito Repubblicano e il mancato fallimento di Obama, di Paul Krugman (New York Times 10 agosto 2015)

 

G.O.P. Candidates and Obama’s Failure to Fail

AUG. 10, 2015

Paul Krugman

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What did the men who would be president talk about during last week’s prime-time Republican debate? Well, there were 19 references to God, while the economy rated only 10 mentions. Republicans in Congress have voted dozens of times to repeal all or part of Obamacare, but the candidates only named President Obama’s signature policy nine times over the course of two hours. And energy, another erstwhile G.O.P. favorite, came up only four times.

Strange, isn’t it? The shared premise of everyone on the Republican side is that the Obama years have been a time of policy disaster on every front. Yet the candidates on that stage had almost nothing to say about any of the supposed disaster areas.

And there was a good reason they seemed so tongue-tied: Out there in the real world, none of the disasters their party predicted have actually come to pass. President Obama just keeps failing to fail. And that’s a big problem for the G.O.P. — even bigger than Donald Trump.

Start with health reform. Talk to right-wingers, and they will inevitably assert that it has been a disaster. But ask exactly what form this disaster has taken, and at best you get unverified anecdotes about rate hikes and declining quality.

Meanwhile, actual numbers show that the Affordable Care Act has sharply reduced the number of uninsured Americans — especially in blue states that have been willing to expand Medicaid — while costing substantially less than expected. The newly insured are, by and large, pleased with their coverage, and the law has clearly improved access to care.

Needless to say, right-wing think tanks are still cranking out “studies” purporting to show that health reform is a failure. But it’s a losing game, and judging from last week’s debate Republican politicians know it.

But what about side effects? Obamacare was supposed to be a job-killer — in fact, when Marco Rubio was asked how he would boost the economy, pretty much all he had to suggest was repealing health and financial reforms. But in the year and a half since Obamacare went fully into effect, the U.S. economy has added an average of 237,000 private-sector jobs per month. That’s pretty good. In fact, it’s better than anything we’ve seen since the 1990s.

Which brings us to the economy.

There was remarkably little economic discussion at the debate, although Jeb Bush is still boasting about his record in Florida — that is, his experience in presiding over a gigantic housing bubble, and providentially leaving office before the bubble burst. Why didn’t the other candidates say more? Probably because at this point the Obama economy doesn’t look too bad. Put it this way: if you compare unemployment rates over the course of the Obama administration with unemployment rates under Reagan, Mr. Obama ends up looking better – unemployment was higher when he took office, and it’s now lower than it was at this point under Reagan.

O.K., there are many reasons to qualify that assessment, notably the fact that measured unemployment is low in part because of a decline in the percentage of Americans in the labor force. Still, the Obama economy has utterly failed to deliver the disasters — hyperinflation! a plunging dollar! fiscal crisis! — that just about everyone on the right predicted. And this has evidently left the Republican presidential field with nothing much to say.

One last point: traditionally, Republicans love to talk about how liberals with their environmentalism and war on coal are standing in the way of America’s energy future. But there was only a bit of that last week — perhaps because domestic oil production has soared and oil imports have plunged since Mr. Obama took office.

What’s the common theme linking all the disasters that Republicans predicted, but which failed to materialize? If I had to summarize the G.O.P.’s attitude on domestic policy, it would be that no good deed goes unpunished. Try to help the unfortunate, support the economy in hard times, or limit pollution, and you will face the wrath of the invisible hand. The only way to thrive, the right insists, is to be nice to the rich and cruel to the poor, while letting corporations do as they please.

According to this worldview, a leader like President Obama who raises taxes on the 1 percent while subsidizing health care for lower-income families, who provides stimulus in a recession, who regulates banks and expands environmental protection, will surely preside over disaster in every direction.

But he hasn’t. I’m not saying that America is in great shape, because it isn’t. Economic recovery has come too slowly, and is still incomplete; Obamacare isn’t the system anyone would have designed from scratch; and we’re nowhere close to doing enough on climate change. But we’re doing far better than any of those guys in Cleveland will ever admit.

 

I candidati del Partito Repubblicano e il mancato fallimento di Obama, di Paul Krugman

New York Time 10 agosto 2015

Di cosa hanno parlato gli individui che vorrebbero diventare Presidente, durante il dibattito dell’ora di punta dei repubblicani della scorsa settimana? Ebbene, ci sono stati 19 riferimenti all’Onnipotente, mentre l’economia ha ottenuto soltanto 10 citazioni. I repubblicani hanno votato dozzine di volte, nel Congresso, per abrogare in tutto o in parte la riforma sanitaria di Obama, ma i candidati hanno nominato solo nove volte l’atto politico distintivo del Presidente Obama, nel corso delle due ore. E l’energia, l’altro tema favorito del Partito Repubblicano, è emerso solo quattro volte.

Strano, non è vero? Sul versante dei repubblicani, la premessa condivisa da chiunque è che gli anni di Obama sono stati un’epoca di disastri politici su ogni fronte. Tuttavia, da quella tribuna, i candidati non hanno avuto quasi niente da dire su alcuni dei supposti capitoli del disastro.

E c’era una ragione per la quale sembravano ammutoliti: nel mondo reale, fuori di là, nessuno dei disastri previsti dal loro partito ha effettivamente avuto luogo. Il Presidente Obama semplicemente continua a rifiutarsi di fallire. Ed è un grande problema per il Partito Repubblicano – persino più grande di quello costituito da Donald Trump.

Partiamo dalla riforma sanitaria. Parlate con persone di destra e vi diranno ineluttabilmente che è stata un disastro. Ma chiedete loro quale forma, esattamente, ha assunto quel disastro, e al massimo vi risponderanno con aneddoti senza riscontro sulla crescita delle aliquote e su un peggioramento della qualità.

Nel frattempo, i dati effettivi mostrano che la Legge sulla Assistenza Sostenibile ha bruscamente ridotto il numero degli americani che non sono assicurati – specialmente negli Stati a direzione democratica, dove c’è stata la volontà di espandere Medicaid – nel mentre sta costando sostanzialmente meno di quello che ci si aspettava. Coloro che si sono assicurati di recente sono, in generale, soddisfatti della loro copertura, e la legge ha chiaramente migliorato l’accesso alla assistenza.

I gruppi di ricerca della destra, manco a dirlo, sfornano in continuazione “studi” per dimostrare che la riforma sanitaria è un fallimento. Ma è una partita persa, e a giudicare dal dibattito della settimana scorsa i politici repubblicani lo sanno.

Ma cosa dire degli effetti collaterali della riforma? La legge si supponeva distruggesse posti di lavoro – infatti, quando a Marco Rubio è stato chiesto come avrebbe incoraggiato l’economia, quasi tutto quello che ha avuto da suggerire è stata l’abrogazione delle riforme della sanità e del sistema finanziario. Ma nell’anno e mezzo dal momento in cui la riforma sanitaria è entrata pienamente in funzione, l’economia degli Stati Uniti è aumentata di una media di 237.000 posti di lavoro nel settore privato al mese. É un risultato discreto. Di fatto, è il migliore che non vedevamo dagli anni ’90.

Il che ci conduce ai temi dell’economia.

Nel dibattito c’è stata una discussione di temi economici considerevolmente modesta, sebbene Jeb Bush ancora si stia vantando della sua prestazione in Florida – ovvero, la sua esperienza di aver governato nel corso di una gigantesca bolla immobiliare, e di aver provvidenzialmente lasciato l’incarico prima che la bolla scoppiasse. Perché gli altri candidati non ne hanno parlato maggiormente? Probabilmente perché a questo punto lo stato dell’economia del periodo di Obama non sembra così negativo. Mettiamola in questo modo: se si confrontano i tassi di disoccupazione nel corso della Amministrazione Obama con quelli sotto Reagan, i primi finiscono con l’apparire migliori – la disoccupazione era più elevata quando Obama entrò in carica e a questo punto è più bassa di quanto fosse sotto Reagan.

É vero, ci sono molte ragioni che limitano quel giudizio, in particolare il fatto che la disoccupazione registrata è bassa in parte per un declino della percentuale degli americani nelle forze di lavoro [1]. Eppure, l’economia con Obama non ha affatto realizzato quei disastri – l’iperinflazione! Il crollo del dollaro! La crisi della finanza pubblica! – che praticamente quasi tutti a destra avevano previsto. E ciò ha lasciato il campo delle presidenziali repubblicane a bocca asciutta.

Un ultimo punto: tradizionalmente i repubblicani si appassionano a parlare di quanto i progressisti, con il loro ambientalismo e con la guerra al carbone, siano d’ostacolo al futuro energetico dell’America. Ma la scorsa settimana tutto questo s’è sentito appena – forse perché la produzione nazionale di petrolio è salita alle stelle e le importazioni di petrolio sono crollate, dal momento in cui Obama è entrato in carica.

Qual è il tema comune che tiene assieme tutti i disastri che i repubblicani avevano previsti, ma che ha mancato di avverarsi? Se dovessi sintetizzare l’atteggiamento del Partito Repubblicano sui temi della politica nazionale, direi che quel tema è che nessuna buona azione resta impunita. Cercate di aiutare chi ne ha bisogno, sostenete l’economia in tempi difficili, oppure limitate l’inquinamento, e dovrete fare i conti con la collera della ‘mano invisibile’. L’unico modo per prosperare, ribadisce la destra ad ogni piè sospinto, è essere generosi con i ricchi e crudeli con i poveri, nel mentre si lasciano le corporazioni agire a loro piacimento.

Secondo questa concezione del mondo, un leader come il Presidente Obama che alza le tasse sull’1 per cento dei più ricchi nel mentre sovvenziona l’assistenza sanitaria alle famiglie con i redditi più bassi, che offre misure di sostegno all’economia in un periodo di recessione, che regola le banche ed espande la protezione ambientale, è sicuramente destinato a sovrintendere a disastri in tutte le direzioni.

Ma così non è stato. Non sto dicendo che in America siamo in ottima forma, perché non è così. La ripresa economica è arrivata troppo lentamente, ed è ancora incompleta; la riforma sanitaria di Obama non è quel sistema che si sarebbe progettato se si fosse partiti da zero; né siamo in alcun senso vicini a fare abbastanza per il cambiamento climatico. Ma stiamo andando molto meglio di quanto tutti quegli individui a Cleveland saranno mai disposti ad ammettere.

 

[1] Ovvero, risultano meno disoccupati anche perché è relativamente inferiore il numero degli americani che sono occupati o cercano un posti di lavoro, che statisticamente definisce la forza lavoro.

 

 

 

 

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