Blog di Krugman

Il “cap and trade” e la polarizzazione (3 agosto 2015)

 

Aug 3 8:44 am

Cap and Trade and Polarization

One of the most obvious facts about the U.S. political scene is also a fact most pundits refuse to acknowledge: the extreme polarization we now experience, the complete disappearance of any kind of political center, is not a two-sided phenomenon. Democrats haven’t moved drastically to the left — if anything they inched right for a couple of decades, and are only now shuffling slightly back toward a more robust liberalism. But Republicans have barreled off to the right.

This is, as I said, obvious — except that for those whose whole professional self-image involves standing between the supposed extremes, it’s too painful to acknowledge. So it’s worth pointing out specific policy areas where we can trace the positions of the parties explicitly.

One prime example is, of course, health reform: yes, Obamacare is identical in all important respects to Romneycare, which in turn followed a blueprint originally propounded at the Heritage Foundation.

Environmental policy may, however, be an even better case. Cap and trade began as a Republican idea — a corrective to command-and-control regulation. There was, in fact, a time when many Democrats disliked the idea of using market mechanisms to limit pollution, so this was a case of Republicans pushing policy in the direction of good economics. Bush the elder introduced cap and trade to control acid rain; John McCain even sponsored a climate change bill that relied on cap and trade.

But now Republican candidates for president are scrambling to declare themselves against the Obama administration’s proposals; Mitch McConnell is urging states to defy the feds and refuse to implement the regulations.

Leave on one side the sheer evilness of sabotaging efforts to avert environmental catastrophe in pursuit of political gain. Just note where the divide comes from.

 

Il “cap and trade” [1] e la polarizzazione

Uno dai fatti più evidenti della scena politica statunitense è al tempo stesso un fatto che molti commentatori rifiutano di riconoscere: la polarizzazione estrema che stiamo sperimentando, la completa scomparsa di ogni tipo di centro politico, non è un fenomeno che interessa entrambi gli schieramenti. I democratici non si sono spostati a sinistra in modo drastico – semmai per un paio di decenni si spostarono lentamente a destra, e soltanto adesso stanno leggermente tornando ad un progressismo più robusto. Ma i repubblicani si sono fiondati a destra.

Come ho detto, questo è evidente – ad eccezione di coloro la cui complessiva immagine professionale si risolve nello stare tra le due supposte estreme, per i quali è troppo faticoso riconoscerlo. Dunque è utile mettere in evidenza le particolari aree della politica nelle quali possiamo mostrare in modo esplicito le posizioni dei partiti.

Un primo esempio, naturalmente, è quello della riforma sanitaria: come si sa, la riforma di Obama è identica in tutti gli aspetti importanti alla riforma che attuò Romney (nel suo Stato), che a sua volta seguì un progetto originario proposto dalla Fondazione Heritage.

Tuttavia, la politica ambientale può essere un esempio anche più adatto. La soluzione del “cap and trade” prese le mosse come una idea repubblicana – un correttivo ad una regolamentazione esclusivamente basata su proibizioni e controlli. In sostanza, c’era un’epoca nella quale a molti democratici non piaceva l’idea di limitare l’inquinamento usando meccanismi di mercato, cosicché quello fu un caso nel quale i repubblicani spinsero la politica nella direzione di una economia virtuosa. Il più anziano dei Bush introdusse il “cap and trade” per il controllo delle piogge acide; John McCain persino sponsorizzò una legge sul cambiamento climatico basata sul “cap and trade”.

Ma adesso i candidati repubblicani alla presidenza balzano a dichiararsi contrari alle proposte della Amministrazione Obama; Mitch McConnell incoraggia gli Stati a sfidare il Governo federale ed a rifiutarsi di mettere in atto la legislazione.

Lascio da parte la assoluta irresponsabilità del sabotare gli sforzi per evitare una catastrofe ambientale per perseguire un vantaggio politico. Solo per notare da dove venga lo spartiacque della politica.

 

 

[1] Letteralmente, del “mettere un limite e consentire gli scambi” in materia di inquinamento ambientale – ovvero mettere un limite all’inquinamento e premiare chi sta sotto quel limite, anche permettendogli di ‘vendere’ il proprio comportamento virtuoso a chi resta provvisoriamente sopra (l’acquisto di ‘punti’ dai più virtuosi – e talora anche di tecnologie – essendo un modo provvisorio per restare nella legalità).

In Italia, per un certo periodo, una soluzione del genere venne adottata sui limiti alle emissioni degli impianti di termoconbustione dei rifiuti.

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