Blog di Krugman

Il Tea Party e il ‘trumpismo’ (11 agosto 2015)

 

Aug 11 11:57 am

Tea and Trumpism

Memo to pollsters: while I’m having as much fun as everyone else watching the unsinkable Donald defy predictions of his assured collapse, what I really want to see at this point is a profile of his supporters. What characteristics predispose someone to like this guy, as opposed to accepting the establishment candidates?

The reason I’d like to see such a poll is that I suspect that both conservative and liberal pundits are still getting the Trump phenomenon wrong. And yes, that’s the kind of statement — hey, left and right both wrong! — that I usually hate when other pundits do it. But in my case it’s not knee-jerk centrism, it’s an informed guess based on some related evidence.

Right now, the conservative explanation of the GOP’s onset of DTs is, as best I can figure, that base voters are victims of celebrity; what they really want is a true conservative, but they’re being hijacked and hoodwinked by someone who makes good TV.

Meanwhile, the liberal version, as I’ve seen it, seems to be that Trump is appealing to resentment that ultimately rests on economic failure: working-class whites have been left behind by soaring inequality, but they mistakenly blame immigrants taking their jobs.

But are Trumpists being hoodwinked? Are they members of the suffering working class who don’t understand why they’re hurting? OK, here’s my guess: they look a lot like Tea Party supporters. And we do know a fair bit about that group.

First of all, Tea Party supporters are for the most part not working-class, at least in the senses that group is often defined. They’re relatively affluent, and not especially lacking in college degrees.

So what is distinctive about them? Alan Abramowitz:

While conservatism is by far the strongest predictor of support for the Tea Party movement, racial hostility also has a significant impact on support.

So maybe Trump’s base is angry, fairly affluent white racists — sort of like The Donald himself, only not as rich? And maybe they’re not being hoodwinked?

Now, you might ask why angry racists are busting out of the channels the GOP constructed to direct their rage. But there, surely, we have to take account of two things: the real changes in America, which is becoming more socially and culturally diverse, plus the Fox News effect, which has created an angry white guy feedback loop.

Again, this is just guesswork until we have a real profile of typical Trump supporter. But for what it’s worth, I think the Trump phenomenon is much more grounded in fundamentals than the commentariat yet grasps.

 

Il Tea Party e il ‘trumpismo’

Promemoria per i sondaggisti: nel mentre mi sto divertendo come tutti nell’osservare l’inaffondabile Donald sfidare le previsioni del suo crollo garantito, quello che a questo punto vorrei vedere è un profilo dei suoi sostenitori. Quali caratteristiche predispongono chicchessia a gradire un soggetto del genere, anziché accettare i candidati della classe dirigente del partito?

La ragione per la quale vorrei vedere un sondaggio del genere è che ho il sospetto che sia i commentatori conservatori che quelli progressisti intendano il fenomeno Trump nel modo sbagliato. Ed è vero, questo è il genere di giudizio – badate, la sinistra e la destra sbagliano entrambe! – che in genere non sopporto, quando altri commentatori ne fanno uso. Ma nel mio caso non è una forma di centrismo istintivo, è una congettura ragionata sulla base di qualche testimonianza connessa.

In questo momento, la spiegazione conservatrice dell’offensiva dei seguaci di Donald Trump è, nel caso migliore che posso immaginare, che gli elettori della base siano vittime della celebrità; quello che essi realmente vogliono è un conservatore vero, ma sono deviati e raggirati da qualcuno che ‘buca’ gli schermi.

Contemporaneamente, la versione progressista, per come la intendo, sembra essere che Trump risulta attraente per un risentimento che in sostanza si regge sugli insuccessi dell’economia: i lavoratori bianchi sono stati lasciati indietro dall’ineguaglianza che cresce, ma erroneamente incolpano gli immigrati di prendere i loro posti di lavoro.

Ma sono i ‘trumpisti’ ad essere raggirati? Sono loro i membri di una classe lavoratrice sofferente che non capisce perché la stanno offendendo? Va bene, ecco la mia ipotesi: costoro assomigliano molto ai sostenitori del Tea Party. E di quel gruppo sappiamo non poche cose.

Prima di tutto, i sostenitori del Tea Party non fanno parte della classe lavoratrice; almeno nel senso in cui quel gruppo è solitamente definito. Sono relativamente benestanti, e non difettano particolarmente di titoli di studio universitari.

Quali sono, dunque, i loro tratti distintivi? Scrive Alan Abramowitz:

“Se agli effetti del sostegno del movimento del Tea Party, il conservatorismo è di gran lunga il fattore predittivo più forte, su quel sostegno ha anche un impatto significativo l’ostilità razziale.”

Dunque, forse la base di Trump sono razzisti bianchi infuriati e discretamente ricchi – qualcosa di simile a ‘il Donald’ medesimo, soltanto non altrettanto ricchi? E forse non sono raggirati?

Ora, potreste chiedervi perché razzisti bianchi stiano uscendo fuori dai canali che il Partito Repubblicano ha costruito per indirizzare la loro rabbia. Ma a tale proposito dobbiamo sicuramente tener conto di due osservazioni: i reali cambiamenti in un’America che sta diventando socialmente e culturalmente diversificata, e in aggiunta l’effetto di Fox News, che ha creato un circuito informativo per i bianchi arrabbiati.

Ancora, questo è soltanto un lavoro di congetture, finché non avremo un vero profilo del tipico sostenitore di Trump. Ma per quello che vale, io penso che il fenomeno Trump sia molto più basato su fattori di fondo di quanto i commentatori ancora comprendano.

 

 

 

 

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