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La Polonia a confronto con la Grecia (dal blog di Krugman, 11 settembre 2015)

 

Sep 11 9:05 am

Poland Versus Greece

Yannis Ioannides and Christopher Pissarides, in a new Brookings Paper, talk about the ways lack of structural reform hurts Greek productivity and competitiveness. I have no reason to doubt that there are big things that should change, and that Greece would be much better off if it could somehow break the political barriers to making these changes.

But I would argue that it’s very, very wrong to point to factors limiting Greek productivity and claim that these factors are the “cause” of the Greek crisis. Low productivity exacts a price from any economy; it does not normally, or need not, create financial crisis and a huge deflationary depression.

Consider, in particular, a comparison that should be made — between Greece and Poland. Poland, like Greece, is a country on Europe’s periphery, closely linked to the rest of the European economy. It’s also a country with relatively low productivity by northwestern European standards, indeed lower productivity than Greece by standard international measures:

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Conference Board

But Poland has not had a Greek-style crisis, or indeed any crisis at all. Instead, it has powered through the turmoil of recent years:

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What’s the difference? The main answer, surely, is the euro: by adopting the euro Greece first brought on massive capital inflows, then found itself in a trap, unable to achieve the needed real devaluation without incredibly costly deflation.

Every time someone asserts that the Greek problem is really on the supply side, you should ask, not whether it has supply-side problems — it does — but why this should lead to collapse. Greece seems to have about 60 percent of Germany’s productivity, which means that it should have real wages only about 60 percent as high as Germany’s. It should not have 25 percent unemployment.

 

La Polonia a confronto con la Grecia

Yannis Ioannides e Cristopher Pissarides, in un nuovo saggio del Brookings, parlano dei modi nei quali la mancanza di riforme strutturali danneggia la produttività e la competitività della Grecia. Non ho motivo di dubitare che ci siano cose importanti che dovrebbero cambiare e che la Grecia starebbe molto meglio se in qualche modo potesse rompere le barriere politiche per operare questi cambiamenti.

Ma credo di poter affermare che è davvero molto sbagliato puntare sui fattori che limitano la produttività e sostenere che questi fattori siano la “causa” della crisi greca. La bassa produttività comporta un prezzo ad ogni economia; normalmente essa non crea, o non necessariamente, una crisi finanziaria ed una ampia depressione deflazionistica.

Si consideri, in particolare, un confronto che dovrebbe essere stabilito, tra la Grecia e la Polonia. La Polonia, come la Grecia, è un paese della periferia dell’Europa, strettamente connessa al resto dell’economia europea. É anche un paese con una produttività relativamente bassa per gli standard dell’Europa nord occidentale, in effetti con una produttività più bassa della Grecia, secondo le misure internazionali standard:

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Conference Board

 

Ma la Grecia non ha avuto una crisi del genere della Grecia, in effetti non ha avuto alcuna crisi. Piuttosto, è uscita rafforzata dal tumulto degli anni recenti:

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Dov’è la differenza? La risposta principale, sicuramente, è l’euro: adottando l’euro la Grecia si è dapprima provocata un massiccio afflusso di capitali, poi si è ritrovata in una trappola, incapace di ottenere la necessaria svalutazione reale senza una deflazione incredibilmente costosa.

Tutte le volte che qualcuno sostiene che il problema greco è sostanzialmente sul lato dell’offerta, dovreste chiedere non se essa ha problemi dal lato dell’offerta – perché li ha – ma perché questo dovrebbe portare al collasso. Pare che la Grecia abbia il 60 per cento della produttività della Germania, il che significa che dovrebbe avere salari reali pari soltanto a circa il 60 per cento della Germania. Non dovrebbe avere il 25 per cento di disoccupazione.

 

 

 

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