Blog di Krugman

Le religioni sono quello che la gente le fa essere (22 settembre 2015)

 

Sep 22 9:05 am

Religions Are What People Make Them

The current crop of Republican presidential candidates is accomplishing something I would have considered impossible: making George W. Bush look like a statesman. Say what you like about his actions after 9/11 — and I did not like, at all — at least he made a point of not feeding anti-Muslim hysteria. But that was then.

Reason probably doesn’t do much good in these circumstances. Still, to the extent that there are people who should know better declaring that Islam is fundamentally incompatible with democracy, or science, or good things in general, I’d like to recommend a book aIrecently read: S. Frederick Starr’s Lost Enlightenment: Central Asia’s Golden Age From the Arab Conquest to Tamerlane. It covers a place and a time of which I knew nothing: the medieval flourishing of learning — mathematics, astronomy, medicine, philosophy — in central Asian cities made rich by irrigated agriculture and trade.

As Starr describes their work, some of these scholars really did prefigure the Enlightenment, sounding remarkably like Arabic-speaking precursors of David Hume and Voltaire. And the general picture he paints is of an Islamic world far more diverse in its beliefs and thinking than anything you might imagine from current prejudices.

Now, that enlightenment was eventually shut down by economic decline and a turn toward fundamentalism. But such tendencies are hardly unique to Islam.

People are people. They can achieve great things, or do terrible things, under lots of religious umbrellas. (An Israeli once joked to me, “Judaism has rarely been a religion of oppression. Why? Lack of opportunity.”) It’s ignorant and ahistorical to claim unique virtue or unique sin for any one set of beliefs.

 

Le religioni sono quello che la gente le fa essere

L’attuale messe di candidati repubblicani alla presidenza sta realizzando qualcosa che avrei considerato impossibile: fanno apparire George W. Bush come un uomo di Stato. Dite quello che volete delle sue azioni dopo il 9 settembre – e a me non piacquero affatto – ma almeno disse di non voler alimentare l’isteria anti islamica. Ma questo accadeva allora.

In queste circostanze, probabilmente, la ragione non è granché utile. Eppure, nella misura in cui ci sono persone che dovrebbero saperne di più che dichiarano che l’Islam è fondamentalmente incompatibile con la democrazia, o con la scienza, o in generale con le cose positive, vorrei raccomandare un libro che ho letto di recente: “L’Illuminismo perduto: l’età dell’oro dell’Asia Centrale, dalla conquista araba a Tamerlano”, di S. Frederick Starr. Esso racconta di un’epoca e di luoghi dei quali non sapevo niente: il rigoglio medioevale delle conoscenze – matematica, astronomia, medicina, filosofia – nelle città dell’Asia Centrale rese ricche dall’agricoltura dell’irrigazione e dal commercio.

Per come Starr descrive la loro attività, per davvero alcuni di questi studiosi prefigurarono l’Illuminismo, somigliando in modo considerevole a precursori in lingua araba di David Hume e di Voltaire. E il quadro generale che egli dipinge è quello di un mondo islamico assai diverso nei suoi convincimenti e nelle sue idee da tutto ciò che si potrebbe immaginare basandosi sui pregiudizi attuali.

Ora, quell’illuminismo fu alla fine sconfitto dal declino economico e da una svolta verso il fondamentalismo. Ma questi ultimi non sono fenomeni che riguardano solo l’Islam.

É nella natura delle persone. Esse possono ottenere grandi cose o farne di orribili, sotto una molteplicità di ombrelli religiosi (una volta un israeliano mi prese in giro: “Il giudaismo è stato raramente una religione oppressiva, Perché? Per mancanza di occasioni”). É segno di ignoranza ed è fuori dalla storia sostenere che la virtù o il peccato riguardino un unico complesso di convinzioni religiose.

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