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Truffatori, Furbastri & Associati, di Paul Krugman (New York Times 25 settembre 2015)

 

Dewey, Cheatem & Howe

SEPT. 25, 2015

Paul Krugman

z 906

Item: The C.E.O. of Volkswagen has resigned after revelations that his company committed fraud on an epic scale, installing software on its diesel cars that detected when their emissions were being tested, and produced deceptively low results.

Item: The former president of a peanut company has been sentenced to 28 years in prison for knowingly shipping tainted products that later killed nine people and sickened 700.

Item: Rights to a drug used to treat parasitic infections were acquired by Turing Pharmaceuticals, which specializes not in developing new drugs but in buying existing drugs and jacking up their prices. In this case, the price went from $13.50 a tablet to $750.

In other words, it has been a good few days for connoisseurs of business predators.

No doubt I, like anyone who points out ethical lapses on the part of some companies, will be accused of demonizing business. But I’m not claiming that all businesspeople are demons, just that some of them aren’t angels.

There are, it turns out, people in the corporate world who will do whatever it takes, including fraud that kills people, in order to make a buck. And we need effective regulation to police that kind of bad behavior, not least so that ethical businesspeople aren’t at a disadvantage when competing with less scrupulous types. But we knew that, right?

Well, we used to know it, thanks to the muckrakers and reformers of the Progressive Era. But Ronald Reagan insisted that government is always the problem, never the solution, and this has become dogma on the right.

As a result, an important part of America’s political class has declared war on even the most obviously necessary regulations. Too many important players now argue, in effect, that business can do no wrong and that government has no role to play in limiting misbehavior.

A case in point: This week Jeb Bush, who has an uncanny talent for bad timing, chose to publish an op-ed article in The Wall Street Journal denouncing the Obama administration for issuing “a flood of creativity-crushing and job-killing rules.” Never mind his misuse of cherry-picked statistics, or the fact that private-sector employment has grown much faster under President Obama’s “job killing” policies than it did under Mr. Bush’s brother’s administration.

What are the terrible, unjustified regulations Mr. Bush proposes to scrap?

Carbon regulation must go, of course, because doing nothing about climate change has become an essential part of the Republican identity. So must Obamacare.

But Mr. Bush also proposes doing away with rules regarding the disposal of coal ash, a byproduct of coal-burning power plants that contains mercury, arsenic and other contaminants that can cause serious health problems if they leak into groundwater or are blown into the air as dust. Does trying to limit these risks sound like an arbitrary, pointless action?

Then there’s for-profit education, an industry wracked by fraud — because it’s very hard for students to assess what they’re getting — that leaves all too many young Americans with heavy debt burdens and no real prospect of better jobs. But Mr. Bush denounces attempts at a cleanup.

Oh, and he denounces the administration for “regulating the Internet as a public utility,” which can sound odd until you realize that what’s actually being regulated are Internet service providers, who face little or no competition in many local markets. Did I mention that in Europe, where Internet providers are required to accommodate competition, broadband is much faster and much cheaper than it is here?

Last but not least, Mr. Bush calls for a rollback of financial regulation, repeating the thoroughly debunked claim that the Dodd-Frank law actually encourages banks to become too big to fail. (Markets disagree: Judging by their borrowing costs, big banks have lost, not gained, since Dodd-Frank went into effect.) Because why should we think that letting banks run wild poses any risks?

The thing is, Mr. Bush isn’t wrong to suggest that there has been a move back toward more regulation under Mr. Obama, a move that will probably continue if a Democrat wins next year. After all, Hillary Clinton released a plan to limit drug prices at the same time Mr. Bush was unleashing his anti-regulation diatribe.

But the regulatory rebound is taking place for a reason. Maybe we had too much regulation in the 1970s, but we’ve now spent 35 years trusting business to do the right thing with minimal oversight — and it hasn’t worked.

So what has been happening lately is an attempt to redress that imbalance, to replace knee-jerk opposition to regulation with the judicious use of regulation where there is good reason to believe that businesses might act in destructive ways. Will we see this effort continue? Next year’s election will tell.

 

 

 

Truffatori, Furbastri & Associati, di Paul Krugman [1]

New York Times 25 settembre 2015

Notizia: l’Amministratore delegato della Volkswagen si è dimesso dopo le rivelazioni su una frode di dimensioni colossali messa in atto dalla sua società, che ha installato un software sulle sue macchine diesel che rilevava quando le loro emissioni venivano sottoposte a controllo, e produceva in modo fraudolento bassi risultati di inquinamento.

Notizia: il passato Presidente di una società di noccioline è stato condannato a 28 anni di prigione per aver consapevolmente messo in circolazione prodotti avvelenati che di recente hanno ucciso nove persone e ne hanno fatte ammalare 700.

Notizia: i diritti su un medicinale utilizzato per trattare infezioni parassitarie sono stati acquistati dalla Turing Pharmaceuticals, che è specializzata non nello sviluppare nuovi farmaci, bensì nell’acquistare quelli esistenti e nell’aumentare i loro prezzi. In questo caso il prezzo è passato da 13,50 dollari a compressa, a 750 dollari.

In altre parole, sono stati giorni proficui per gli intenditori di imprese truffaldine.

Non c’è dubbio che verrò accusato, come chiunque metta in evidenza le cadute di moralità di alcune imprese, di demonizzare le imprese. Ma io non sto sostenendo che tutte le persone dedite agli affari siano demoni, soltanto che alcuni di loro non sono angeli.

Si scopre che ci sono persone nel mondo delle società che fanno tutto quello che serve, comprese le frodi che ammazzano la gente, allo scopo di far soldi. E abbiamo bisogno di una regolamentazione efficace per vigilare su quel genere di cattivi comportamenti, non da ultimo perché gli impresari provvisti di moralità non si trovino in svantaggio quando competono con individui meno scrupolosi. Ma lo sapevamo, non è vero?

Ebbene, una volta lo sapevamo, grazie a coloro che denunciavano gli scandali [2] ed ai riformatori dell’Era Progressista. Ma secondo Ronald Reagan i Governi erano sempre il problema, mai la soluzione, e questo è diventato il dogma della destra.

Di conseguenza, una parte importante della classe politica americana ha dichiarato guerra persino ai regolamenti più evidentemente indispensabili. Anche troppi importanti protagonisti, in effetti, adesso sostengono che le imprese non possono fare sbagli e che il Governo non ha alcun ruolo nel limitare le cattive condotte.

Un esempio a proposito: questa settimana Jeb Bush, che ha un talento misterioso per la cattiva tempistica, ha scelto di pubblicare un commento sul Wall Street Journal con il quale denuncia la Amministrazione Obama per aver adottato “una marea di regole che schiacciano la creatività e distruggono posti di lavoro”. Lasciamo perdere il fatto che egli abusi di statistiche scelte con malizia, o il fatto che l’occupazione nel settore privato sia cresciuta molto più velocemente sotto le politiche di “distruzione del lavoro” del Presidente Obama, anziché sotto la Amministrazione del fratello del signor Bush.

Quali sono le regole terribili ed ingiustificate che Bush propone di smantellare?

Passi la regolamentazione sulla anidride carbonica, dato che il far niente sul cambiamento climatico è diventata una parte essenziale dell’identità repubblicana. Così come passi la riforma della assistenza sanitaria di Obama.

Ma il signor Bush propone anche di eliminare le regole sullo smaltimento delle ceneri del carbone, un prodotto secondario degli impianti elettrici dalla combustione del carbone che contiene mercurio, arsenico ed altri contaminanti che possono provocare seri problemi alla salute se fuoriescono nelle acque di falda o vengono diffusi nell’aria come polveri. Cercare di limitare questi rischi vi sembra una iniziativa arbitraria, senza scopo?

C’è poi l’istruzione a scopo di profitto, un settore basato sulla frode [3] – giacché è molto difficile per gli studenti rendersi conto di cosa stanno ricevendo – che lascia troppi giovani americani con pesanti fardelli di debiti e senza alcuna effettiva prospettiva di migliori posti di lavoro. Ma il signor Bush denuncia i tentativi di far pulizia.

Infine, egli denuncia la Amministrazione per la “regolamentazione di Internet come pubblica utilità”, la qualcosa può sembrare strana finché non si comprende che quello che effettivamente viene regolato sono i fornitori dei servizi Internet, che in molti mercati locali hanno poca o nessuna concorrenza. Ho mai ricordato che in Europa, dove ai fornitori di Internet viene richiesto di lasciare spazio alla concorrenza, la banda larga è molto più veloce e più economica cha da noi?

Da ultimo ma non per ultimo, il signor Bush si pronuncia per un ritiro della regolamentazione del settore finanziario, ripetendo il completamente demistificato argomento secondo il quale la legge Dodd-Frank effettivamente incoraggia le banche a diventare troppo grandi, in modo da non poter poi fallire (i mercati non sono d’accordo; a giudicare dai loro costi di indebitamento, le grandi banche ci hanno rimesso e non guadagnato, da quando la Dodd-Frank è entrata in funzione). Ma ciò ammesso, perché dovremmo pensare che lasciare le banche senza regole non comporti un qualche rischio?

Il punto è che Bush non ha torto ad indicare che c’è stato un ritorno ad una maggiore regolamentazione con Obama, uno spostamento che probabilmente continuerà se i democratici vinceranno il prossimo anno. Dopo tutto, Hillary Clinton ha reso pubblico un programma per limitare i prezzi dei farmaci nello stesso momento in cui Bush scatenava la sua filippica contro i regolamenti.

Ma il ritorno delle regole sta prendendo piede per un motivo. Forse negli anni ’70 avemmo troppa regolamentazione, ma a questo punto abbiamo speso 35 anni credendo che le imprese facciano le cose giuste con il minimo di controlli – e non ha funzionato.

Dunque, quello che sta accadendo di recente è un tentativo di rimediare a quello squilibrio, di sostituire una opposizione pregiudiziale alle regole con un loro uso giudizioso, ogni volta che ci siano buone ragioni per credere che le imprese possono comportarsi in modo distruttivo. Vedremo proseguire questo sforzo? Le elezioni del prossimo anno ce lo diranno.

 

[1] Naturalmente, la traduzione non è letterale.

Ma “Dewey, Cheatem&Howe” è un espressione scherzosa (o forse era scherzosa, prima di constatare le dimensioni del suo realismo), riferita ad una ipotetica società legale dedita ad attività generalmente truffaldine. Tale nome deriva da una contrazione della frase “Do we cheat ‘hem? And how!” che si può tradurre con “Li freghiamo? E come!”. Dunque negli Stati Uniti la “Dewey, Cheaten&Howe” è un modo di definire le svariate attività truffaldine, di questi tempi particolarmente frequenti nel mondo degli affari.

Sono in effetti molte le variazioni sul tema inventate da attori, scrittori o registi. Robin Williams coniò la “Dewey, Fuckyou and Howe”; un altro caso fu quello utilizzato nel film “Forrest Gump”.

[2] In realtà, per “muckraker” si trova di solito la traduzione “scandalista”, e letteralmente si tradurrebbe come “rastrellatore di fango”. Ma il termine non ha il significato necessariamente negativo che ha in lingua italiana e, come si noterà, in questo c’è una analogia con un’altra espressione che presenta nei due linguaggi politici una differenza analoga, come “populist”. Rastrellare il fango ed essere populisti non sono cose necessariamente negative, nel linguaggio politico americano.

[3] Letteralmente, ‘rovinato’.

 

 

 

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