Oct 28 10:34 am
Via Mark Thoma — whom everyone interested in today’s economic debates should check out daily — Thomas Laubach and John C. Williams of the Fed have a new paper updating their estimates of the natural real rate of interest. For those new to the term, the natural rate is a standard economic concept dating back a century; it’s the rate of interest at which the economy is neither depressed and deflating nor overheated and inflating. And it’s therefore the rate monetary policy is supposed to achieve.
Laubach and Williams find that the natural rate has plunged in recent years, and is now very, very low. The particular statistical method they use is reasonable, but in any case — as they document — the result pops out for pretty much any plausible methodology. Basically, we’ve had multiple years of very low rates, with no hint of a runaway boom or an inflationary takeoff, so any reasonable estimate is going to say that these low, low rates are close to (and maybe above) the natural rate.
L-W attribute the decline in the natural rate largely to the slowing of potential output, which in turn reflects demography and what looks like a slowdown in technological progress. That’s more speculative. But the low natural rate is as solid a result as anything in real time can be.
This in turn tells you several things. It says that all the complaints that the Fed is artificially keeping rates low are nonsense; rates are low because that’s what the real economy wants, and the Fed’s only alternative would be to create a depression.
It also casts even more doubt on the wisdom of the Fed’s urge to raise rates. Nothing in the economic situation suggests that rates are too low right now. And don’t tell us that we need to start “normalizing”: all indications are that “normal” has changed a lot since 2008, and trying to set interest rates as if the old normal were still valid is a recipe for very bad outcomes.
Finally, if the natural real rate is zero or less, a 2 percent inflation target gives very little room for interest rate cuts to fight recessions. The case for raising the target — which means not raising rates if and when inflation finally creeps up to 2 percent — just keeps getting stronger.
In any case, the message about what the Fed should do now is clear: nothing.
Date uno sguardo ai nostri davvero bassi tassi di interesse (naturali)
Per il tramite di Mark Thoma – che coloro che sono interessati ai dibattiti economici odierni dovrebbero visitare tutti i giorni [2] – Thomas Laubach e John C. Williams della Fed presentano un nuovo studio che aggiorna le loro stime sul tasso di interesse naturale. Per coloro per i quali tale espressione risulti nuova, il tasso di interesse naturale è un consueto concetto economico che risale ad un secolo fa; è il tasso di interesse al quale l’economia non è né depressa e deflazionata, né surriscaldata e inflazionata. Ed è di conseguenza il tasso di interesse che si suppone la politica monetaria persegua.
Laubach e Williams scoprono che il tasso di interesse naturale è precipitato negli anni recenti ed è oggi davvero molto basso. Il particolare metodo statistico da loro utilizzato è ragionevole, ma in ogni caso – come documentano – il risultato viene fuori sostanzialmente da ogni plausibile metodologia. Fondamentalmente, abbiamo avuto vari anni di tassi di interessi molto bassi, con nessun accenno di un boom fuori controllo o di un decollo dell’inflazione, cosicché ogni ragionevole stima è destinata a dire che questi bassissimi tassi sono vicini (o forse superiori) al tasso di interesse naturale.
Laubach e Williams attribuiscono il declino del tasso di interesse naturale in gran parte al rallentamento della produzione potenziale, che a sua volta riflette l’andamento demografico e quello che appare come un rallentamento tecnologico. Ma il basso tasso di interesse naturale è un risultato così univoco come possono essere i fenomeni nella realtà.
A sua volta, questo ci dice varie cose. Dice che tutte le lamentele secondo le quali la Fed sta tenendo artificialmente bassi i tassi di interesse sono un nonsenso; i tassi sono bassi perché è quello che l’economia vuole, e l’unica alternativa della Fed sarebbe creare una depressione.
Esso getta dubbi anche più grandi sulla saggezza del bisogno della Fed di elevare i tassi. Niente nella situazione economica in questo momento indica che i tassi siano troppo bassi. E niente ci dice che abbiamo bisogno di dare il via ad una “normalizzazione”: tutte le indicazioni sono che il concetto di “normale” è mutato dal 2008, e provare a fissare i tassi di interesse come se la vecchia norma fosse ancora valida è una ricetta per risultati molto negativi.
Infine, se il tasso naturale è 0 o inferiore, un obbiettivo del 2 per cento di inflazione offre molto poco spazio per tagli ai tassi di interesse al fine di combattere le recessioni. La tesi di un elevamento dell’obbiettivo di inflazione – che comporta di non elevare i tassi se non e finché alla fine l’inflazione non si avvicini al 2 per cento – continua semplicemente a diventare più forte.
In ogni caso, il messaggio su quello che la Fed dovrebbe ora fare è chiaro: niente.
[1] Come si nota, secondo le stime dei due ricercatori della Fed il tasso di interesse naturale era già in discesa contenuta dal 2001 al 2007; è crollato nel periodo della Grande Recessione 2007-2009; ha continuato a scendere – sino a valori negativi – negli anni successivi.
[2] Il sito di Thoma – “Economist’s view” – fornisce una amplissima sintesi quotidiana dei principali interventi, post, articoli, interviste del dibattito economico statunitense.
By mm
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