Oct 27 4:00 pm
In his interview with Martin Wolf, Ben Bernanke expresses exasperation with claims that quantitative easing is a giveaway to the rich (at the same time that it hurts savers — go figure):
This is the fourth or fifth argument against quantitative easing after all the other ones have been proven to be wrong.
It is, indeed, kind of amazing. In the eyes of critics, QE is the anti-Veg-O-Matic: it does everything bad, slicing and dicing and pureeing all good things. It’s inflationary; well, maybe not, but it undermines credibility; well, maybe not but it it causes excessive risk-taking; well, maybe not but it discourages business investment, which I think is a new one.
Brad DeLong spends what may be too much time on the latest; it’s an argument that doesn’t make any sense, deployed to explain something that isn’t happening (business investment isn’t any lower than you’d expect given the relatively slow recovery). I’m not surprised to see Kevin Warsh going down this road: he’s both a permahawk, who used to warn about inflation but simply changed arguments when the inflation failed to materialize. When Brad complains that there is no coherent argument offered in the article — not a bad argument, but no argument at all — it’s pretty much what one might have expected from Warsh. Back in 2010, I reacted to one of his speeches thus:
So what we’ve got here is an assertion that bad things will happen if you do certain things, without either any evidence to that effect or any explanation of why those things should happen. Yes, maybe bond markets will punish us if we don’t slash spending right now; also, maybe we’ll have bad luck if we step on cracks, or fail to turn aside when Basement Cat crosses our path. But why does this pass for judicious policy discussion?
What I don’t understand is why Mike Spence wants to associate himself with this sort of thing.
But let me say, as I have before, that this whole aversion to easy money, on grounds that keep shifting and don’t seem to have much to do with any coherent economic argument, evidently has deep roots in the conservative psyche — and it’s in the id, not the rational mind.
Facilitazione Quantitativa, l’anti Veg-O-Matic [1]
Nella sua intervista a Martin Woolf, Ben Bernanke appare esasperato per le affermazioni secondo le quali la facilitazione quantitativa sarebbe un regalo ai ricchi (e nello stesso tempo, pensate un po’, danneggia i risparmiatori):
“Questo è il quarto o quinto argomento contro la facilitazione quantitativa, dopo che tutti gli altri si sono mostrati sbagliati”.
In effetti, è strabiliante. Agli occhi dei critici, la facilitazione quantitativa è l’anti Veg-O-Matic: fa tutte le cose sbagliate, affetta, tagliuzza e riduce in poltiglia tutte le cose buone. É inflazionistica; ebbene, forse no, ma indebolisce la credibilità; ebbene, forse no, ma provoca una assunzione eccessiva di rischi; ebbene, forse no, ma scoraggia gli investimenti delle imprese, e questa, credo, sia proprio nuova [2].
Sull’ultimo aspetto, Brad DeLong spende forse troppo tempo: è un argomento che non ha alcun senso, avanzato per spiegare qualcosa che non sta succedendo (gli investimenti delle imprese non sono in alcun modo più bassi di quello che ci si aspetta, data la ripresa relativamente lenta). Non sono sorpreso di constatare che Kevin Warsh [3] si incammina su questa strada: lui è sia un falco della prim’ora, che era solito mettere in guardia sull’inflazione, sia uno di quelli che ha semplicemente cambiato argomenti quando l’inflazione non si è materializzata. Quando Brad si lamenta che l’articolo non offre alcun argomento coerente – non un cattivo argomento, ma nessun argomento in assoluto – è più o meno quello che ci si sarebbe potuti aspettare da Warsh. Io reagii in questo modo, nel 2010, ad uno dei suoi discorsi:
“Dunque, quello che abbiamo appreso in questo caso è che possono accadere cose spiacevoli se si compiono alcuni atti, senza nessuna prova di tale effetto né alcuna spiegazione del perché dovrebbero accadere cose del genere. Sì, forse i mercati dei bond ci puniranno se non abbattiamo immediatamente la spesa pubblica; forse anche potremmo essere sfortunati se camminiamo su un sentiero sconnesso, o non riuscire a scansarci quando il Gatto Nero della cantina si mette di traverso. Ma in che senso cose del genere vengono scambiate per un ragionevole dibattito politico?”
Quello che non capisco è per quale ragione Mike Spence si associ ad una cosa del genere.
Ma lasciatemi dire, come ho fatto prima, che tutta questa avversione per la moneta facile, su basi che continuano a spostarsi e paiono non avere molto a che fare con un qualche coerente argomento economico, evidentemente ha radici profonde nella psiche dei conservatori – e riguarda l’Es, non il pensiero razionale.
[1] Si tratta di una serie di congegni di cucina assai famosi in America, dovuti alle invenzioni e allo spirito imprenditoriale di Ron Popeil. Oggetti, per dare una idea, che hanno fatto fortuna con pubblicità di questo genere: “Potrete tagliare un cipolla senza più versare una lacrima!”. Ecco il prototipo principale:
[2] La tesi è contenuta in un articolo di Kevin Warsh e Michael Spence apparso sul Wall Street Journal. Questo spiega la finale frase sulla sorprendente adesione di Spence a tale tesi.
[3] Kevin Maxwell Warsh (nato il 13 Aprile del 1970), finanziere, docente ed avvocato americano.
By mm
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