Blog di Krugman

Hillary in carne ed ossa (14 ottobre 2015)

 

Oct 14 10:25 am

Actually Existing Hillary

The commentariat seems to have turned on a dime. After trashing Hillary Clinton nonstop, they’re all talking her up. And you can see why, given the revelations that (a) the whole Benghazi thing, including the email obsession, was a partisan witch hunt and (b) Clinton herself is smart, articulate, and has a good sense of humor.

But the odd thing about these revelations is that they weren’t at all revelatory. We shouldn’t have needed McCarthy blurting out the obvious for the press to acknowledge that the Benghazi investigations have utterly failed to find any wrongdoing; and Clinton has been in public life a long time, so that her strengths were or should have been well known.

The funny part is that in the end she may benefit from the trashing, which has turned what might, indeed should have been a pretty boring narrative of a strong candidate cruising to the nomination into a comeback story. Just to be clear: she wasn’t at all the horrible figure the usual suspects portrayed, but she’s not the dominant figure you’re reading about today. Actually existing Hillary is a qualified, plausible candidate for president, no more — but given the Republican field, that’s quite a lot.

Anyway, it’s quite sad that after all these years political coverage still treats the momentous issue of who will lead the world’s most powerful nation like a high school popularity contest.

 

Hillary in carne ed ossa

I commenti sembrano aver preso tutt’altra direzione. Dopo averla fatta a pezzi senza interruzione, ora ne stanno tutti parlando favorevolmente. E si comprende il perché, dato che (a) tutta la faccenda stile-Bengasi [1], inclusa l’ossessione sulle email, era una faziosa caccia alle streghe, e (b) la Clinton per suo conto è intelligente, sa esprimersi ed ha un buon senso dell’umorismo.

Ma la cosa curiosa di tutte queste rivelazioni, è che esse non sono state affatto rivelatorie. Non c’era bisogno che McCarthy dicesse senza riflettere ovvietà dinanzi alla stampa, per riconoscere che le inchieste su Bengasi non avevano assolutamente scoperto alcuna cattiva condotta; inoltre la Clinton è stata assai a lungo nella vita pubblica, dunque i suoi punti di forza erano o avrebbero dovuto essere ben noti.

La cosa buffa è che alla fine ella può trarre beneficio dallo scandalismo, che ha trasformato quella che poteva, che in effetti avrebbe dovuto essere la storia abbastanza noiosa di una forte candidata che sta navigando verso la nomination, nel racconto di un rientro in scena. Solo per chiarezza: ella non era quell’orribile figura che i soliti noti dipingevano, ma ella non è quel personaggio dominante del quale si legge oggi. La Hillary in carne ed ossa è una candidata alla presidenza qualificata e plausibile, niente di più – ma dato il campo dei repubblicani, è parecchio.

In ogni caso, è abbastanza triste che dopo tutti questi anni il giornalismo politico tratti il tema del momento di chi guiderà la più potente nazione del mondo, alla stregua di una gara di popolarità di una scuola superiore.

 

[1] Vedi l’articolo sul NYT del 9 ottobre.

 

 

 

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