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La Fed ha salvato il mondo? (dal blog di Krugman, 7 ottobre 2015)

 

Oct 7 9:20 am

Did The Fed Save The World?

I’m only part way into Ben Bernanke’s book, but I wanted to play devil’s advocate about the book’s central thesis — not to criticize BB, or question the job he did, but as a way to provoke thought about what lessons we should learn from the crisis of 2008.

Bernanke’s basic theme is that the shocks of 2008 were bad enough that we could have had a full replay of the Great Depression; the reason we didn’t was that in the 30s central banks just sat immobilized while the financial system crashed, but this time they went all out to keep markets working. Should we believe this?

It’s not a hard story to tell — and I very much agree with BB that pulling out all the stops was the right thing to do. You don’t play games at such times.

But I’m not persuaded that the real difference between 2008 and 1930-31 (which is when the Depression turned Great) lies in central bank action, or related bailouts.

It’s true that the 30s were marked by a big financial disruption; one measure (which I learned from Bernanke’s academic work) is the soaring spread between slightly risky corporate bonds and government debt:

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But there was also a big financial disruption in 2008-2009, in fact comparable in size by this measure:

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It didn’t last as long, but that may be as much effect as cause of the failure to experience a full-blown depression.

Why was the disruption so large despite the bailouts and emergency lending? Well, banks by and large didn’t collapse, but shadow banking rapidly shriveled up, with repo and other alternatives to bank financing shrinking very fast; liquidity for everything but the safest of assets disappeared even though the big financial firms remained in being.

And if we’re looking for effects of the tightening in credit conditions, remember that credit policy usually exerts its biggest effects through housing — and housing investment fell more than 60 percent as a share of GDP:

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Even a total collapse of home lending couldn’t have subtracted more than a point or two more off aggregate demand.

So really, was putting a limit on the financial crisis the reason we didn’t do a full 1930s? Or was it something else?

And there is one other big difference between the world in 2008 and the world in 1930: big government. Not so much deliberate stimulus, although that helped, as automatic stabilizers: the U.S. budget deficit widened much more in 2007-2010 than it did in 1930-33, even though the slump was much milder, simply because taxing and spending were much bigger as a share of GDP. And that budget deficit was a good thing, supporting demand at a crucial time.

Again, Bernanke and company were right to step in forcefully. But I’d argue that the fiscal environment was probably more important than monetary actions in limiting the damage.

Oh, and since 2010 officials everywhere, but especially in Europe, have been doing all they can to undo the favorable effects of automatic stabilizers. And the result is that in Europe economic performance is at this point considerably worse than it was at this point in the 1930s.

 

La Fed ha salvato il mondo?

Sono arrivato soltanto ad un certo punto del libro di Ben Bernanke, ma volevo fare la parte del diavolo sulla tesi centrale del libro – non per criticare Bernanke, o per avanzare dubbi sul lavoro che ha fatto, ma come un modo per provocare una riflessione sulle lezioni che dovremmo apprendere dalla crisi del 2008.

Il tema di fondo di Bernanke è che i traumi del 2008 erano sufficientemente negativi da farci rischiare una completa riedizione della Grande Depressione; la ragione per la quale non l’avemmo è che le banche centrali degli anni ’30 semplicemente restarono immobili nel mentre il sistema finanziario crollava, ma questa volta hanno fatto di tutto perché i mercati continuassero a funzionare. É un cosa alla quale dovremmo credere?

Non è una storia difficile da raccontare – ed io sono molto d’accordo con Bernanke che usare tutte le risorse disponibili era la cosa giusta da fare. In tempi come quelli non c’è spazio per giocare.

Ma non sono persuaso che la vera differenza tra il 2008 ed il 1930-31 (gli anni nei quali la Depressione si scoprì Grande) consista nella iniziativa della banca centrale, o nei connessi salvataggi.

É vero che gli anni ’30 furono segnati da un grande disordine finanziario; una misura (che ho appreso dallo studio accademico di Bernanke) è la differenza tra i bond delle società leggermente rischiosi e il debito pubblico, che salì alle stelle [1]:

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Ma un grande disordine finanziario c’era anche nel 2008-2009, di una ampiezza di fatto confrontabile con tale dato:

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Nel secondo caso non durò altrettanto a lungo, ma questo potrebbe essere sia un effetto che una causa del fatto che non si ebbe una completa esperienza di una depressione.

Perché il disordine fu così ampio nonostante i salvataggi e i prestiti di emergenza? Ebbene, le banche in generale non arrivarono al collasso, ma il sistema bancario ombra rapidamente si prosciugò, con i repo e le altre alternative ai finanziamenti bancari che si restrinsero molto velocemente; scomparve ogni genere di liquidità, ad eccezione degli asset più sicuri, anche se le grandi imprese finanziarie rimasero in essere.

Ma se quello che stiamo osservando sono gli effetti delle restrizioni nelle condizioni del credito, si tenga a mente che la politica del credito solitamente esercita i suoi effetti più grandi attraverso il settore immobiliare – e gli investimenti immobiliari caddero di più del 60 per cento come quota del PIL:

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Persino un collasso totale dei prestiti sugli alloggi non avrebbe potuto sottrarre più di un punto o due della domanda aggregata.

Dunque, in realtà, la ragione per la quale non avemmo una riedizione completa degli anni ’30 fu l’aver posto un limite alla crisi finanziaria? O fu qualcosa d’altro?

E c’è un’altra grande differenza tra il mondo nel 2008 e il mondo nel 1930: l’ampiezza delle funzioni statali. Non tante le deliberate misure di sostegno, per quanto abbiano contribuito, quanto gli stabilizzatori automatici: il deficit di bilancio degli Stati Uniti si ampliò molto di più nel 2007-2010 che non nel 1930-1033, anche se la crisi fu molto più leggera, semplicemente perché le tasse e la spesa pubblica erano molto più grandi come percentuale del PIL. E quel deficit di bilancio fu una buona cosa, sostenendo la domanda in un momento cruciale.

Ancora, Bernanke e colleghi ebbero ragione nell’intervenire energicamente. Ma, nel limitare il danno, direi che il contesto della finanza pubblica fu probabilmente più importante delle iniziative monetarie.

Inoltre, a partire dal 2010 le autorità pubbliche, dappertutto ma particolarmente in Europa, hanno fatto tutto quello che potevano per disfare i favorevoli effetti degli stabilizzatori automatici. E il risultato è che le prestazioni economiche dell’Europa sono a questo punto considerevolmente peggiori di quello che a quel punto [2] erano negli anni ’30.

 

 

[1] Il diagramma mostra l’evoluzione nel rapporto tra i rendimenti sulle obbligazioni delle società e quelle sul debito pubblico; quel rapporto crebbe molto a vantaggio dei rendimenti nel settore privato negli anni dal 1930 al 1933 (con una punta a metà del 1932) e si ridusse successivamente. Il diagramma successivo mostra una evoluzione analoga negli anni 2008-2009 e successivi. In entrambi i casi, ci si riferisce alle obbligazioni sul debito pubblico di lungo termine, o di durata decennale.

[2] Si intende, alla stessa distanza di anni dallo scoppio della crisi finanziaria.

 

 

 

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