Blog di Krugman » Selezione del Mese

L’acceleratore degli investimenti e i guai del mondo (dal blog di Krugman, 2 ottobre 2015)

 

Oct 2 10:23 am

The Investment Accelerator and the Woes of the World

Jason Furman of the Council of Economic Advisers gave an illuminating talk on the sources of weak business investment, largely aimed at refuting the “Ma! He’s looking at me funny!” school, which attributes US economic weakness to the way the Obama administration has created uncertainty, or hurt businessmen’s feelings, or something. As Furman shows, it’s a global slowdown, very much consistent with the “accelerator” model in which the level of investment demand depends on the rate of growth of overall demand.

It seems worth pointing out, or actually reiterating, several implications of this analysis that go beyond Obama-bashing and its discontents.

First, if weak demand leads to lower investment, which it does, and if fiscal austerity is contractionary, which it is, then in a depressed economy deficit spending doesn’t crowd investment out — it crowds investment in. Or to be more explicit, austerity policies don’t release resources for private investment — they lead to lower private investment, and reduce future capacity in addition to causing present pain. Conversely, stimulus in times of depression supports, not hinders, long-run growth.

Second, secular stagnation — persistent difficulties in achieving full employment — is a real concern if potential growth is slowing due to a combination of demography and weak technological progress, which seems to be happening. Lower growth means lower investment demand, so getting the private sector to spend enough gets harder.

Finally, an extreme case of this arises in China, where the exhaustion of the reserve of underemployed peasants plus, perhaps, a slowdown in the rate of technological catchup means that the very high investment rates of the past can’t be sustained. Look out below.

 

L’acceleratore degli investimenti e i guai del mondo

Jason Furman del Comitato dei Consiglieri Economici ha tenuto un discorso illuminante sulle radici dei deboli investimenti delle imprese, in buona parte rivolto a confutare la scuola del “Mamma, mi guarda male!” [1], ovvero le teorie che attribuiscono la debolezza dell’economia statunitense al modo in cui l’Amministrazione Obama avrebbe creato incertezza, o ferito i sentimenti degli impresari, o cose del genere. Come Furman dimostra, si tratta di un rallentamento globale, molto coerente con il modello dell’ “acceleratore”, nel quale il livello della domanda di investimenti dipende dal tasso di crescita della domanda in generale.

Sembra utile sottolineare, o effettivamente reiterare, alcune implicazioni di questa analisi che vanno oltre le presunte stroncature di Obama e il relativo presunto malcontento.

Anzitutto: se la debole domanda porta ad investimenti più bassi, come fa, e se la austerità della finanza pubblica ha effetti di contrazione, come ha, allora la spesa pubblica in deficit in una economia depressa non spiazza gli investimenti (privati) – semmai li richiama. O, per essere più espliciti, le politiche di austerità non liberano risorse per gli investimenti privati – conducono ad investimenti privati più bassi e riducono la capacità produttiva futura oltre a provocare la sofferenza presente. Di converso, le misure di sostegno in tempi di depressione aiutano, non ostacolano, la crescita di lungo periodo.

In secondo luogo, la stagnazione secolare – le persistenti difficoltà ad ottenere la piena occupazione – è una preoccupazione reale se la crescita potenziale rallenta a seguito della demografia e di un debole progresso tecnologico, il che è quanto sembra stia accadendo. Una crescita più bassa comporta una domanda di investimenti più bassa, cosicché ottenere che il settore privato spenda a sufficienza diventa più difficile.

Infine, una caso limite di tutto questo si presenta in Cina, dove l’esaurimento della riserva di contadini sottooccupati in aggiunta, forse, ad un rallentamento del ritmo nella acquisizione delle tecnologie più avanzate, comporta che i tassi di investimento molto elevati del passato non possono essere sostenuti. Attenti al seguito.

 

 

[1] É l’espressione da mesi coniata da Krugman per indicare gli attacchi della destra e di settori dell’imprenditoria, specialmente finanziaria, ad Obama per alcune sue critiche ai comportamenti, soprattutto precedenti alla crisi, di vari soggetti privati. Una sorta di atteggiamento offeso, di lamentela, infantile proprio come un fanciullo ricorre alla mamma per essere difeso dagli sguardi malevoli altrui.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"