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L’Europa che non impara niente (dal blog di Krugman, 6 ottobre 2015)

 

Oct 6 9:35 am

Learning Nothing In Europe

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But not in Germany.

If you want to feel despair about Europe’s prospects, first look at this recent presentation from Peter Praet, the chief economist of the ECB, then read this op-ed from the chief economist of the German finance ministry. Praet offers a portrait of a continent crippled by inadequate demand, with a strong deflationary downdraft; Ludger Schuknecht declares that we need to stop stimulus and reduce debt. In effect, he says that everyone should be like Germany, and run a huge trade surplus.

If there’s one thing we surely should have learned from the experience of the past seven years, it’s that adding up really matters. My spending is your income, your spending is my income, so if everyone slashes spending and tries to pay down debt at the same time, incomes fall and debt problems probably get worse. Europe’s debt to GDP ratio isn’t rising at this point because it’s spending more than it did during the good years; the overall structural deficit of the euro area is now very small, much lower than it was in 2005-2007, but low growth and inflation mean that GDP is going nowhere.

But German officials see this all as a tale of their virtue versus everyone else’s lack thereof. This means that nobody will change course aside from the ECB, which is in the process of finding out just how limited monetary policy really is when interest rates are already very low and fiscal policy is pulling in the wrong direction.

 

L’Europa che non impara niente

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Se volete provare disperazione sulle prospettive dell’Europa, osservate dapprima questa recente presentazione di Peter Praet, capo economista della BCE, e poi questo articolo da parte del capo economista del Ministero delle Finanze tedesco [1]. Praet offre un ritratto di un continente paralizzato da una domanda insufficiente, con un forte movimento discendente deflazionistico; ; Ludger Schuknecht dichiara che dobbiamo bloccare le misure di sostegno e ridurre il debito. In sostanza, dice che tutti dovrebbero fare come la Germania e gestire un ampio surplus commerciale.

Se c’è una cosa che sicuramente dovremmo aver appreso dall’esperienza dei sette anni passati, è che fare le somme è realmente importante. La mia spesa è il tuo reddito, la tua spesa è il mio reddito, dunque se ognuno abbatte la spesa e cerca di restituire i suoi debiti contemporaneamente, i redditi calano e probabilmente i problemi del debito diventano peggiori. Il rapporto tra debito e PIL dell’Europa a questo punto non sta crescendo perché essa sta spendendo di più di quello che faceva negli anni buoni; il deficit strutturale complessivo dell’area euro è oggi molto piccolo, molto più basso di quanto fosse negli anni 2005-2007, ma la crescita e l’inflazione basse hanno come conseguenza che il PIL non si muove.

Ma i dirigenti tedeschi considerano tutto questo come un racconto sulla loro virtù, a confronto con la mancanza di virtù di tutti gli altri. Questo comporta che nessuno cambierà indirizzo, a parte la BCE, che è al punto di scoprire quanto sia davvero limitata la politica monetaria quando i tassi di interesse sono già molto bassi e la politica della spesa pubblica spinge nella direzione sbagliata.

 

 

[1] Entrambe le connessioni nel testo in inglese.

 

 

 

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