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Nemici del sole, di Paul Krugman (New York Times 5 ottobre 2015)

 

Enemies of the Sun

OCT. 5, 2015

Paul Krugman

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Does anyone remember the Cheney energy task force? Early in the George W. Bush administration, Vice President Dick Cheney released a report that was widely derided as a document written by and for Big Energy — because it was. The administration fought tooth and nail to keep the process by which the report was produced secret, but the list of people the task force met was eventually leaked, and it was exactly what you’d expect: a who’s who of energy industry executives, with environmental groups getting a chance to make their case only after the work was essentially done.

But here’s the thing: by the standards of today’s Republican Party, the Cheney report was enlightened, even left-leaning. One whole chapter was devoted to conservation, another to renewable energy. By contrast, recent speeches by Jeb Bush and Marco Rubio — still the most likely Republican presidential nominees — barely address either topic. When it comes to energy policy, the G.O.P. has become fossilized. That is, it’s fossil fuels, and only fossil fuels, all the way.

And that’s a remarkable development, because while it’s true that fracking has led to a boom in U.S. gas and oil production, we’re also living in an era of spectacular progress in wind and solar energy. Why has the right become so hostile to technologies that look more and more like the wave of the future?

Before I try to answer that question, a few facts about renewable energy.

Wind and solar used to have a reputation as hippie-dippy stuff, not part of any serious approach to our energy future, and many people still have that perception. But it’s way out of date. The cost of wind power has dropped sharply – 30 percent in just the past five years, according to the International Energy Agency.

And solar panels are becoming cheaper and more efficient at a startling rate, reminiscent of the progress in microchips that underlies the information technology revolution. As a result, renewables account for essentially all recent growth in electricity generation capacity in advanced countries.

Furthermore, renewables have become major industries in their own right, employing several hundred thousand people in the United States. Employment in the solar industry alone now exceeds the number of coal miners, and solar is adding jobs even as coal declines.

So you might expect people like Mr. Rubio, who says he wants to “unleash our energy potential,” and Mr. Bush, who says he wants to “unleash the Energy Revolution,” to embrace wind and solar as engines of jobs and growth. But they don’t. Indeed, they’re less open-minded than Dick Cheney, which is quite an accomplishment. Why?

Part of the answer is surely that promotion of renewable energy is linked in many people’s minds with attempts to limit climate change — and climate denial has become a key part of conservative identity. The truth is that climate impact isn’t the only cost of burning fossil fuels, that fossil-fuel-associated pollutants like particulates and ozone inflict huge, measurable damage and are major reasons to support alternative energy. Furthermore, renewables are getting close to being cost-competitive even in the absence of special incentives (and don’t forget that oil and gas have long been subsidized by the tax code.) But the association with climate science evokes visceral hostility on the right.

Beyond that, you need to follow the money. We used to say that the G.O.P. was the party of Big Energy, but these days it would be more accurate to say that it’s the party of Old Energy. In the 2014 election cycle the oil and gas industry gave 87 percent of its political contributions to Republicans; for coal mining the figure was 96, that’s right, 96 percent. Meanwhile, alternative energy went 56 percent for Democrats.

And Old Energy is engaged in a systematic effort to blacken the image of renewable energy, one that closely resembles the way it has supported “experts” willing to help create a cloud of doubt about climate science. An example: Earlier this year Newsweek published an op-ed article purporting to show that the true cost of wind power was much higher than it seems. But it turned out that the article contained major factual errors, and its author had failed to disclose that he was the Charles W. Koch professor at Utah State, and a fellow of a Koch- and ExxonMobil-backed think tank.

It’s unlikely, I guess, that energy policy will play as big a role as other issues, such as tax policy, in the 2016 election. But to the extent it does, you need to know what’s really at stake.

While politicians on the right may talk about encouraging innovation and promoting an energy revolution, they’re actually defenders of the energy status quo, part of a movement trying to block anything that might disrupt the reign of fossil fuels.

 

 

 

Nemici del sole, di Paul Krugman

New York Times 5 ottobre 2015

Qualcuno si ricorda della task force sull’energia di Cheney? Agli inizi della Amministrazione di George W. Bush, il Vicepresidente Dick Cheney rese pubblico un rapporto che provocò grandi ironie, un documento che pareva scritto da e per conto dei grandi gruppi energetici – e così era, in effetti. L’Amministrazione combatté con le unghie e con i denti per tenere segreto il procedimento attraverso il quale quel documento era stato prodotto, ma nella lista di persone che la task force aveva incontrato ci fu effettivamente una fuga di notizie, ed era esattamente quello che ci si sarebbe aspettati: un elenco per filo e per segno degli amministratori delle industrie energetiche, con i gruppi ambientalisti che ottennero la possibilità di avanzare le loro idee, solo dopo che il lavoro era sostanzialmente compiuto.

Ma qua è il punto: per gli standards del Partito Repubblicano di questi giorni, il rapporto di Cheney era illuminato, addirittura tendeva a sinistra. Un intero capitolo era dedicato alla conservazione, un altro all’energia rinnovabile. Entrambi questi argomenti, all’opposto, sono appena toccati dai discorsi recenti di Jeb Bush e di Marco Rubio. Quando arriva alla politica dell’energia, il Partito Repubblicano è come fossilizzato. Ovvero, ci sono solo combustibili fossili, combustibili fossili e nient’altro.

E si tratta di uno sviluppo rilevante, perché se è vero che il metodo della ‘fratturazione’ ha portato ad un boom nella produzione di gas e di petrolio negli Stati Uniti, noi stiamo anche vivendo un’epoca di progressi spettacolari nell’energia eolica e solare. Perché la destra è diventata così ostile alle tecnologie che sempre di più appaiono come l’ondata irresistibile del futuro?

Prima di cercare una risposta a quella domanda, alcuni dati di fatto sull’energia rinnovabile.

L’eolico e il solare sono di solito considerati oggetti da hippy stravaganti, estranei ad ogni approccio serio sul nostro futuro energetico, e molte persone hanno tuttora quella impressione. Ma è un’idea antiquata. Il costo dell’energia eolica è caduto bruscamente – secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia del 30 per cento, soltanto negli ultimi cinque anni.

E i pannelli solari stanno diventando più economici ed efficienti ad un ritmo stupefacente, ricordano il progresso nei microchip che fu alla base della rivoluzione della tecnologia dell’informazione. La conseguenza è che, nei paesi avanzati, le energie rinnovabili equivalgono sostanzialmente all’intera recente crescita della potenzialità di generazione elettrica.

Inoltre, le energie rinnovabili sono diventate per loro conto importanti settori industriali, che occupano svariate centinaia di migliaia di persone negli Stati Uniti. Solo l’occupazione nell’industria solare, di questi tempi supera il numero dei minatori di carbone, e con il solare i posti di lavoro stanno crescendo, anche mentre il carbone si riduce.

Cosicché vi potreste aspettare che individui come Marco Rubio, che dice di voler “liberare il nostro potenziale energetico”, e come Bush, che dice di voler “scatenare la Rivoluzione Energetica”, abbraccino l’eolico e il solare come i motori dell’occupazione e della crescita. Ma non è così. In effetti, sono di vedute meno aperte di Dick Cheney, la qualcosa è quasi un’impresa. Perché?

In parte la risposta consiste nel fatto che la promozione delle energie rinnovabili, nella testa di molti, è intrinsecamente connessa col tentativo di limitare i cambiamenti climatici – e il negazionismo sul clima è diventato un aspetto centrale della identità conservatrice. La verità è che l’impatto climatico non si riduce al costo della combustione dei materiali fossili, che gli inquinanti associati con i combustibili fossili come i particolati e l’ozono provocano un danno vasto e accertabile, e sono le ragioni principali a sostegno delle energie alternative. Inoltre, le energie rinnovabili si stanno avvicinando ad essere competitive persino in assenza di particolari incentivi (e non si dimentichi che il petrolio ed il gas hanno goduto a lungo dei sussidi della normativa fiscale). Ma l’associazione con la scienza del clima evoca a destra una ostilità viscerale.

Ciò detto, c’è bisogno di seguire la traccia dei soldi. Eravamo abituati a dire che il Partito repubblicano era il Partito della grande industria energetica, ma oggi sarebbe più appropriato dire che è il partito della vecchia industria energetica. Durante il ciclo elettorale del 2014 l’industria del petrolio e del gas diede l’87 per cento dei suoi contributi politici ai repubblicani; per l’estrazione del carbone la percentuale fu del 96, proprio così, del 96 per cento. Contemporaneamente, i contributi delle energie alternative andarono per il 56 per cento ai democratici.

E la vecchia industria energetica è impegnata in uno sforzo sistematico di denigrazione delle energie rinnovabili, molto simile al modo in cui ha sostenuto gli “esperti” disponibili ad alimentare dubbi sulla scienza climatica. Un esempio: agli inizi dell’anno Newsweek ha pubblicato un articolo nella pagina dei commenti, che si proponeva di dimostrare che il costo effettivo dell’energia eolica era molto più alto di quello che appare. Ma si è scoperto che quell’articolo conteneva importanti errori materiali, e il suo autore non ha rivelato di essere stato professore “Charles W. Koch” [1]” all’Università statale dello Utah, e membro di un gruppo di ricerca finanziato dalla Koch e dalla Exxon Mobil.

É improbabile, suppongo, che nelle elezioni del 2016 la politica energetica giochi un ruolo altrettanto importante di altre tematiche, come quella della politica fiscale. Ma nella misura in cui accadrà, è bene sappiate quali sono gli interessi reali in campo.

Mentre può sembrare che gli uomini politici della destra parlino di incoraggiare l’innovazione e di promuovere rivoluzioni energetiche, di fatto sono i difensori dello status quo energetico, fanno parte di un movimento che cerca di bloccare tutto quello che può disturbare il dominio dei combustibili fossili.

 

[1] L’Università Statale dello Utah riceve cospicui finanziamenti per varie sue attività dalla famosa Fondazione Koch, ovvero dai fratelli Koch, uno dei quali è Charles Koch. Notoriamente, la Fondazione Koch finanzia molte attività della destra americana, con un particolare interesse per gli aspetti della tutela degli interessi dell’industria petrolifera, nella quale i Koch hanno posizioni di monopolio. Poiché vari aspetti organizzativi nei quali si articola l’attività di quella Università prendono il nome di tale famiglia (Koch scholars, Koch Associates Program etc.), suppongo che essere “professori Koch” sia una semplice aggettivazione alla quale sono tenuti i docenti che hanno goduto di quei percorsi di studio.

 

 

 

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