Blog di Krugman

Perchè i banchieri vogliono il rialzo del tasso (2 ottobre 2015)

 

Oct 2 10:08 am

Why Bankers Want Rate Hikes

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I’ve been arguing that a major source of the urge to hike interest rates despite low inflation is the self-interest of bankers, whose profits suffer in a low-rate environment. Right on cue, the BIS has a new paper documenting that relationship. The key argument:

The “retail deposits endowment effect” derives from the fact that bank deposits are typically priced as a markdown on market rates, typically reflecting some form of oligopolistic power and transaction services. If the markdown becomes smaller as interest rates decline, then monetary policy tightening will increase net interest income. The endowment effect was a big source of profits at high inflation rates and when competition within the banking sector and between banks and non-banks was very limited, such as in many countries in the late 1970s. It has again become quite prominent, but operating in reverse, post-crisis, as interest rates have become extraordinarily low: as the deposit rate cannot fall below zero, at least to any significant extent, the markdown is compressed when the policy rate is reduced to very low levels.

This is pretty much what I said in the linked piece. The chart shows the paper’s estimate of the effect of higher short-term rates on bank profits (the partial derivative); it’s strongly positive at low rates.

So it really is in bankers’ interest to demand monetary tightening, even when it’s inappropriate given the state of the economy.

 

Perchè i banchieri vogliono il rialzo del tasso

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Stavo sostenendo che una importante ragione dell’urgenza di alzare i tassi di interesse nonostante la bassa inflazione è l’interesse stesso dei banchieri, i cui profitti soffrono in un contesto di basso tasso. Nemmeno a farlo apposta, la Banca dei Regolamenti Internazionali ha un nuovo studio che documenta quella relazione. L’argomento principale:

“L’ ‘effetto di dotazione dei depositi al dettaglio’ deriva dal fatto che i depositi bancari sono tipicamente prezzati al ribasso rispetto ai tassi di mercato, riflettendo in modo caratteristico una qualche forma di potere oligopolistico ed i servizi di transazione. Se la riduzione diventa minore nel mentre i tassi di interesse declinano, allora la restrizione della politica monetaria aumenterà il reddito dell’interesse netto. L’effetto di dotazione è stato una grande fonte di profitti ad alti tassi di inflazione e quando la competizione all’interno del settore bancario e tra le banche e le non-banche era molto limitata, come in molti paesi negli ultimi anni ’70. Nel periodo successivo alla crisi esso è diventato nuovamente del tutto notevole, ma operando nel senso opposto, quando i tassi di interesse sono diventati straordinariamente bassi: mentre il tasso sui depositi non può scendere al di sotto dello zero, almeno non in misura significativa, la riduzione è compressa quando il tasso di riferimento è ridotto a livelli molto bassi.”

Questo è più o meno quello che avevo scritto nel mio articolo [1]. Il diagramma mostra la stima dello studio dell’effetto dei più alti tassi a breve termine sui profitti delle banche (la derivata parziale); a tassi bassi esso è fortemente positivo.

Dunque, chiedere una restrizione monetaria è realmente nell’interesse dei banchieri, anche quando, dato lo stato dell’economia, esso è inappropriato.

 

 

[1] Vedi il post del 19 settembre scorso (“Rabbia sui tassi”).

 

 

 

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