OCT 12, 2015
This commentary was originally published in September 2013.
PRINCETON – In Scotland, I was brought up to think of policemen as allies and to ask one for help when I needed it. Imagine my surprise when, as a 19-year-old on my first visit to the United States, I was met by a stream of obscenities from a New York City cop who was directing traffic in Times Square after I asked him for directions to the nearest post office. In my subsequent confusion, I inserted my employer’s urgent documents into a trash bin that, to me, looked a lot like a mailbox.
Europeans tend to feel more positively about their governments than do Americans, for whom the failures and unpopularity of their federal, state, and local politicians are a commonplace. Yet Americans’ various governments collect taxes and, in return, provide services without which they could not easily live their lives.
Americans, like many citizens of rich countries, take for granted the legal and regulatory system, the public schools, health care and social security for the elderly, roads, defense and diplomacy, and heavy investments by the state in research, particularly in medicine. Certainly, not all of these services are as good as they might be, nor held in equal regard by everyone; but people mostly pay their taxes, and if the way that money is spent offends some, a lively public debate ensues, and regular elections allow people to change priorities.
All of this is so obvious that it hardly needs saying – at least for those who live in rich countries with effective governments. But most of the world’s population does not.
In much of Africa and Asia, states lack the capacity to raise taxes or deliver services. The contract between government and governed – imperfect in rich countries – is often altogether absent in poor countries. The New York cop was little more than impolite (and busy providing a service); in much of the world, police prey on the people they are supposed to protect, shaking them down for money or persecuting them on behalf of powerful patrons.
Even in a middle-income country like India, public schools and public clinics face mass (unpunished) absenteeism. Private doctors give people what (they think) they want – injections, intravenous drips, and antibiotics – but the state does not regulate them, and many practitioners are entirely unqualified.
Throughout the developing world, children die because they are born in the wrong place – not of exotic, incurable diseases, but of the commonplace childhood illnesses that we have known how to treat for almost a century. Without a state that is capable of delivering routine maternal and child health care, these children will continue to die.
Likewise, without government capacity, regulation and enforcement do not work properly, so businesses find it difficult to operate. Without properly functioning civil courts, there is no guarantee that innovative entrepreneurs can claim the rewards of their ideas.
The absence of state capacity – that is, of the services and protections that people in rich countries take for granted – is one of the major causes of poverty and deprivation around the world. Without effective states working with active and involved citizens, there is little chance for the growth that is needed to abolish global poverty.
Unfortunately, the world’s rich countries currently are making things worse. Foreign aid – transfers from rich countries to poor countries – has much to its credit, particularly in terms of health care, with many people alive today who would otherwise be dead. But foreign aid also undermines the development of local state capacity.
This is most obvious in countries – mostly in Africa – where the government receives aid directly and aid flows are large relative to fiscal expenditure (often more than half the total). Such governments need no contract with their citizens, no parliament, and no tax-collection system. If they are accountable to anyone, it is to the donors; but even this fails in practice, because the donors, under pressure from their own citizens (who rightly want to help the poor), need to disburse money just as much as poor-country governments need to receive it, if not more so.
What about bypassing governments and giving aid directly to the poor? Certainly, the immediate effects are likely to be better, especially in countries where little government-to-government aid actually reaches the poor. And it would take an astonishingly small sum of money – about 15 US cents a day from each adult in the rich world – to bring everyone up to at least the destitution line of a dollar a day.
Yet this is no solution. Poor people need government to lead better lives; taking government out of the loop might improve things in the short run, but it would leave unsolved the underlying problem. Poor countries cannot forever have their health services run from abroad. Aid undermines what poor people need most: an effective government that works with them for today and tomorrow.
One thing that we can do is to agitate for our own governments to stop doing those things that make it harder for poor countries to stop being poor. Reducing aid is one, but so is limiting the arms trade, improving rich-country trade and subsidy policies, providing technical advice that is not tied to aid, and developing better drugs for diseases that do not affect rich people. We cannot help the poor by making their already-weak governments even weaker.
Stati deboli, paesi poveri
di Angus Deaton
Questo commento è stato pubblicato la prima volta nel settembre del 2013 (come è noto in questi giorni Angus Deaton ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia).
PRINCETON – In Scozia ero portato a pensare ai poliziotti come alleati, ed a chiedere aiuto ad essi quando ne avevo bisogno. Immaginate la mia sorpresa quando, a diciannove anni dalla mia prima visita negli Stati Uniti, sono stato investito da una raffica di oscenità da un poliziotto di New York City che stava dirigendo il traffico in Times Square, dopo avergli chiesto la direzione per il più vicino ufficio postale. Nella mia successiva confusione, imbucai i miei documenti urgenti per il mio datore di lavoro in un contenitore dell’immondizia, che mi sembrava molto somigliante ad una cassetta postale.
Gli europei tendono ad avere sensazioni molto più positive sui loro governi degli americani, per i quali l’incapacità e l’impopolarità dei loro uomini politici federali, statali e locali sono luoghi comuni. Tuttavia le varie amministrazioni raccolgono le tasse e, in cambio, forniscono i servizi senza i quali gli americani non potrebbero condurre facilmente le loro esistenze.
Gli americani, come molti cittadini dei paesi ricchi, considerano garantito il sistema legale e regolamentare, le scuole pubbliche, l’assistenza sanitaria e la previdenza sociale per i più anziani, le strade, la difesa e la diplomazia, e rilevanti investimenti da parte dello Stato nella ricerca, in particolare nella medicina. Certamente, non tutti questi servizi sono buoni come dovrebbero essere, né sono ottenuti in parti uguali da tutti; ma le persone in maggioranza pagano le loro tasse, e se il modo in cui il denaro viene speso offende qualcuno, ne consegue un vivace dibattito pubblico, e elezioni regolari consentono alla gente di modificare le priorità.
Tutto questo è così ovvio che non è neanche il caso di dirlo – almeno per coloro che vivono in paesi ricchi con governi ordinati. Ma questo non è il caso di gran parte della popolazione mondiale.
In gran parte dell’Africa e dell’Asia, gli Stati non hanno la capacità di raccogliere le tasse o di garantire servizi. Il contratto tra Governo e governati – imperfetto nei paesi ricchi – è spesso del tutto assente nei paesi poveri. Il poliziotto di New York era un po’ più che scortese (e occupato a fornire un servizio); in gran parte del mondo la polizia prende di mira le persone che si suppone protegga, le taglieggia per denaro o le perseguita nell’interesse di padroni potenti.
Persino in un paese di medio reddito come l’India, le scuole e gli ambulatori pubblici devono far fronte ad un assenteismo massiccio, che non è sanzionato. I medici privati danno alla gente quello che vuole (o crede di volere) – iniezioni, endovene e antibiotici – ma lo Stato non li regolamenta, e molti medici sono del tutto non qualificati.
Dappertutto nel mondo in via di sviluppo i bambini muoiono perché sono nati nel posta sbagliato – non di malattie esotiche o incurabili, ma delle comuni malattie dell’infanzia che noi sappiamo come trattare da quasi un secolo. Senza uno Stato che sia capace di offrire ordinarie cure sanitarie alle madri ed all’infanzia, questi bambini continueranno a morire.
Allo stesso modo, senza volontà e competenza da parte dei governi, non ci sarà un funzionamento appropriato delle regole e della loro messa in pratica, in modo tale che per le imprese sarà difficile operare. Senza un corretto funzionamento dei tribunali civili, non ci sono garanzie che gli imprenditori innovativi possano rivendicare riconoscimenti per le loro idee.
L’assenza della volontà e della competenza da parte dello Stato – ovvero dei servizi e della protezione che nei paesi ricchi le persone considerano garantite – è una delle principali cause della povertà e delle spoliazioni in tutto il mondo. Senza Stati efficaci che lavorino con i cittadini attivi e coinvolti, ci sono scarse possibilità di quella crescita che è necessaria per abolire la povertà globale.
Sfortunatamente, i paesi ricchi del mondo stanno attualmente rendendo le cose peggiori. Gli aiuti all’estero – i trasferimenti dai paesi ricchi ai paesi poveri – meritano molto apprezzamento, in particolare in termini di assistenza sanitaria; molte persone oggi in vita senza di essi sarebbero morte. Ma gli aiuti stranieri indeboliscono anche lo sviluppo della volontà e della competenza degli Stati locali.
Questo è particolarmente evidente nei paesi – in maggioranza in Africa – nei quali i governi ricevono gli aiuti direttamente e i flussi degli aiuti, in relazione alla capacità di spesa, sono ampi (spesso più della metà del totale). Governi simili non hanno bisogno di nessun contratto con i loro cittadini, di nessun Parlamento e di nessun sistema di riscossione fiscale. Se sono tenuti a rispondere a qualcuno, lo sono verso i donatori; ma anche questo in pratica non funziona, giacché i donatori, sotto la pressione dei loro stessi cittadini (che giustamente vogliono aiutare i poveri), hanno bisogno di sborsare i soldi proprio quanto i governi dei paesi poveri hanno bisogno di riceverli, se non di più [1].
Si potrebbe evitare il ruolo dei Governi e dare gli aiuti direttamente ai poveri? Certamente, gli effetti immediati probabilmente sarebbero migliori, in particolare nei paesi nei quali pochi aiuti da-governo-a-governo arrivano effettivamente ai poveri. E ci vorrebbe una somma di denaro sorprendentemente piccola – circa 15 centesimi statunitensi al giorno da parte di ogni persona adulta del mondo ricco – per elevare ciascuno almeno alla linea dell’indigenza di un dollaro al giorno.
Tuttavia questa non è una soluzione. Le persone povere hanno bisogno di governo per condurre una vita migliore; mettere i governi fuori dal giro migliorerebbe forse le cose nel breve periodo, ma lascerebbe irrisolti i problemi sottostanti. I paesi poveri non possono avere i loro servizi sanitari gestiti dall’estero. Gli aiuti indeboliscono quello di cui le persone povere hanno maggiormente bisogno: Governi efficaci che lavorino con loro per l’oggi e per l’indomani.
Una cosa che possiamo fare è scuotere i nostri stessi governi perché smettano di fare quelle cose che rendono più difficile ai paesi poveri il cessare di esserlo. Ridurre gli aiuti è una di quelle, ma anche limitare il commercio degli armamenti, migliorare le politiche commerciali e dei sussidi dei paesi ricchi, fornire consulenza tecnica che non è legata agli aiuti e sviluppare migliori farmaci per le malattie che non colpiscono le persone ricche. Non possiamo aiutare i poveri rendendo i loro già fragili governi ancora più deboli.
[1] Traduco con “sborsare”, in riferimento credo implicito ai poveri dei paesi ricchi (perché sarebbe tautologico dire che i paesi ricchi hanno bisogno di sborsare i soldi per gli aiuti ai paesi poveri che vogliono aiutare). Ovvero: la pressione dei cittadini per le spese sociali ‘interne’ rende più complicato il sistema degli aiuti. Ma non si capisce in che senso questo abbia a che fare con la ‘responsabilità’ dei paesi poveri.
Una diversa interpretazione ragionevole, perché spiegherebbe il nesso con quello che non funziona e con il periodo successivo, sarebbe anche quella di tradurre con “disperdere, sparpagliare”. “Disburse” può significare sia “sborsare, pagare” che “disperdere, sparpagliare”. Poi è anche possibile che non abbia capito chi traduce.
By mm
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