Blog di Krugman

I ‘mangiatori di formaggi’ e i posti di lavoro’ (7 novembre 2015)

 

Nov 7 11:02 am

Cheese-Eating Job Creators

It’s been obvious for a while that Jeb! is toast. Last week, however, he became French toast: after making a crack about French work weeks that was completely wrong, he … apologized for the mistake. Fool! As National Review made clear, real men don’t admit to, let alone apologize for, errors:

Apologizing to the French will not score Bush any points with the GOP primary electorate. It may show he is a gentleman, but it also shows he lacks the killer instinct of his father and brother when they ran for president.

Hey, look at Ben Carson.

But in truth the French deserve an apology from a lot of American politicians and commentators. If you think that France is a nation where everyone is either lazy or unemployed, compared with hard-working America, you’re not just repeating a caricature, you’re repeating a caricature that’s many years out of date. The French do take more vacations than we do; but in their prime working years, they’re a lot more likely to be employed than we are:

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OECD

Whenever I mention this fact, I get mail from people insisting that I must be wrong and demanding a correction. Even well-informed commentators seem to be underinformed on this point; for example, Justin Fox, while not wrong in what he says here, doesn’t seem aware that lower French overall labor force participation is entirely the result of early retirement and lower employment among the young — which in turn partly reflects students not having to work in college.

Of course, French employment success isn’t what is supposed to happen in a generous welfare state. And to be fair, the chart above may be as much a reflection of American failure as it is of French success. Still, people should know that their image of France, and Europe in general, is really, really wrong.

 

I ‘mangiatori di formaggi’ [1] e i posti di lavoro’

É da un po’ che è evidente che Jeb Bush è cotto. La scorsa settimana, tuttavia, lo è diventato nello stile francese [2]: dopo l’infortunio della affermazione sulle settimane di lavoro in Francia [3], che era del tutto sbagliata, …. egli si è scusato per l’errore. Pazzo! Come ha messo in chiaro National Review, gli uomini veri non ammettono gli errori, tantomeno si scusano:

“Scusarsi con i francesi non farà guadagnare nessun punto a Bush con l’elettorato delle primarie del Partito Repubblicano. In quel modo può dimostrare di essere un gentiluomo, ma dimostra anche di difettare dell’istinto omicida di suo padre e di suo fratello, quando erano in corsa per la presidenza”.

Che diamine, veda l’esempio di Ben Carson.

Ma in verità i francesi meritano le scuse da parte di molti uomini politici e commentatori americani. Se pensate che la Francia sia una nazione nella quale ognuno è sfaccendato o sottooccupato rispetto al lavoro duro in America, non solo state riproponendo una caricatura, ma la state riproponendo vecchia di molti anni. I francesi fanno più vacanze di noi, ma nel loro primo periodo lavorativo è assai più probabile che essi siano occupati che non da noi:

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OCSE

 

Ogni volta che ricordo questo dato di fatto, ricevo mail che ribadiscono che deve essere uno sbaglio e mi chiedono una correzione. Persino commentatori bene informati non sembrano al corrente di questo aspetto; ad esempio, Justin Fox, per quanto sia nel giusto in quello che afferma in questa connessione, non sembra consapevole che la complessiva minore partecipazione dei francesi alla forza lavoro [4] sia per intero il risultato di un precoce pensionamento e di una occupazione più bassa tra i giovani – che a sua volta riflette il fatto che gli studenti non devono lavorare nel periodo universitario.

Naturalmente, il buon risultato dell’occupazione in Francia non è quello che si suppone avvenga in un generoso stato assistenziale. E, ad essere giusti, la tabella sopra può essere più il riflesso dell’insuccesso americano che del buon risultato francese. Eppure le persone dovrebbero pur sapere che la loro immagine della Francia, e dell’Europa in generale, è proprio del tutto infondata.

 

 

[1] É l’espressione che talora gli americani usano per indicare i francesi.

[2] Toast può significare “pane tostato” (anche ‘fare un brindisi’), ma in gergo essere “toast” significa essere distrutti, finiti. Intraducibile, dunque, in questo caso, perché si basa sul gioco di parole tra il verosimile tracollo di Jeb Bush e il “toast francese”. Ovvero l’oggetto seguente (dove il pane non è tostato, ma fritto):

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[3] Jeb Bush aveva detto, in un dibattito con Rubio, che i francesi lavorano meno ore alla settimana, ma la cosa è statisticamente sbagliata. Secondo l’OCSE, i francesi tendono a lavorare meno ore, ma il loro orario effettivo risulta alla fine superiore a quello dei danesi o dei tedeschi (anche perché il limite delle 35 ore è un po’ teorico, dato che si può lavorare maggiormente).

[4] “Labor force participation” nel nostro linguaggio statistico corrisponde a “tasso di attività”, benché il senso sia più generico perché l’effettivo tasso di attività si esprime con “labor force participation rate”. In ogni caso si tratta del rapporto tra occupati e popolazione delle classi di età corrispondenti.  Per occupati, nel linguaggio statistico americano, si intendono coloro che sono in attività, ma anche coloro che sono in attiva ricerca di una attività. Si deve considerare che nei decenni, con l’eccezione di gravi recessioni, rispetto a noi  la mobilità inter lavorativa è stata più diffusa ed i tempi di reinserimento più brevi.

La stima sul tasso di attività spesso si ottiene – come nella tabella di questo post – considerando il rapporto con la popolazione delle generazioni dai 25 ai 54 anni. E’ un calcolo che viene considerato più oggettivo, perché l’inserimento delle fasce di popolazione più giovani o più anziane introduce elementi meno costanti nelle serie storiche, quali la scolarità ed i trattamenti assicurativi di anzianità.

 

 

 

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