Blog di Krugman

Il tema degli scoperti (23 novembre 2015)

 

Nov 23 1:14 pm

Shorts Subject

Last night I was invited to a screening of The Big Short, which I thought was terrific; who knew that CDOs and credit default swaps could be made into an edge-of-your-seat narrative (with great acting)?

But there was one shortcut the narrative took, which was understandable and possibly necessary, but still worth noting.

In the film, various eccentrics and oddballs make the discovery that subprime-backed securities are garbage, which is pretty much what happened; but this is wrapped together with their realization that there was a massive housing bubble, which is presented as equally contrary to anything anyone respectable was saying. And that’s not quite right.

It’s true that Greenspan and others were busy denying the very possibility of a housing bubble. And it’s also true that anyone suggesting that such a bubble existed was attacked furiously — “You’re only saying that because you hate Bush!” Still, there were a number of economic analysts making the case for a massive bubble. Here’s Dean Baker in 2002. Bill McBride (Calculated Risk) was on the case early and very effectively. I keyed off Baker and McBride, arguing for a bubble in 2004 and making my big statement about the analytics in 2005, that is, if anything a bit earlier than most of the events in the film. I’m still fairly proud of that piece, by the way, because I think I got it very right by emphasizing the importance of breaking apart regional trends.

So the bubble itself was something number crunchers could see without delving into the details of MBS, traveling around Florida, or any of the other drama shown in the film. In fact, I’d say that the housing bubble of the mid-2000s was the most obvious thing I’ve ever seen, and that the refusal of so many people to acknowledge the possibility was a dramatic illustration of motivated reasoning at work.

The financial superstructure built on the bubble was something else; I was clueless about that, and didn’t see the financial crisis coming at all.

 

Il tema degli scoperti

La sera scorsa ero invitato ad una proiezione de La grande scommessa [1], che mi è sembrato magnifico: chi si immaginava che i CDO [2] e gli scambi sui rischi di credito potessero essere infilati in un racconto da seguire col fiato sospeso (e con una recita magistrale)?

Ma il racconto ha preso una scorciatoia, che era comprensibile e forse necessaria, e tuttavia merita di essere segnalata.

Nel film, alcuni individui eccentrici e originali fanno la scoperta che i titoli garantiti da debiti subprime sono spazzatura; che è grosso modo quello che è successo; ma questo è combinato assieme alla loro comprensione che era in atto una massiccia bolla immobiliare, la qualcosa è presentata come contraria a tutto quello che ogni persona rispettabile stava sostenendo. E questo non è del tutto corretto.

É vero che Greenspan ed altri erano occupati a negare l’effettiva possibilità di una bolla immobiliare. Ed è anche vero che chiunque suggerisse l’esistenza di una tale bolla, era attaccato furiosamente – “Lo state dicendo solo perché odiate Bush!”. Eppure c’era un certo numero di analisti economici che avanzavano la tesi di una massiccia bolla. Ecco (nella connessione nel testo inglese) Dean Baker nel 2002. Intervenne per tempo sullo stesso argomento, Bill McBride (del blog Calculated Risk), in modo molto efficace. Io mi accordai su Baker e McBride, sostenendo l’argomento della bolla nel 2004 e mettendo a punto la mia maggiore presa di posizione sugli aspetti analitici nel 2005 [3], che si colloca, semmai, un po’ prima del gran parte degli eventi del film. Tra parentesi, sono ancora orgoglioso di quell’articolo, perché penso che avevo molta ragione ad enfatizzare l’importanza di disgregare le tendenze regionali [4].

Dunque, la bolla stessa era qualcosa che un certo numero di analisti poterono constatare senza fare ricerche nei dettagli degli MBS [5], viaggiando attraverso la Florida, o in qualsiasi altro teatro mostrato nel film. Di fatto, direi che la bolla immobiliare della metà degli anni 2000 fu la cosa più evidente che non si fosse mai vista, e che il rifiuto di molte persone di riconoscerne la possibilità fu una illustrazione spettacolare di come funzionano i ragionamenti interessati.

La superstruttura finanziaria costruita sulla bolla fu qualcosa di diverso; al riguardo ero privo di indizi, e non mi accorsi affatto della crisi finanziaria che stava arrivando.

 

[1] Un film che esce negli Stati Uniti in questi giorni, del genere alta finanza (e assalti da parte di giovani promettenti). Con Brad Pitt e Ryan Gosling.

La traduzione del titolo del film (La grande scommessa) è molto libera. Il libro di Michael Lewis da cui il film è tratto è stato tradotto con Il grande scoperto. Il termine è comunque riferito, mi sembra, alla individuazione di una aperta situazione irregolare sul mercato finanziario, ed al conseguente tantativo di speculazione.

[2] Da Wikipedia: “Una CDO (Collateralized debt obligation) è letteralmente un’obbligazione che ha come garanzia (collaterale) un debito. Una CDO è composta da decine o centinaia di ABS, obbligazioni a loro volta garantite da un altrettanto elevato numero di debiti individuali.

Il creatore della CDO acquista un portafoglio obbligazionario e lo trasferisce ad uno Special Purpose Vehicle. L’SPV provvede a ripartire tra diverse tranches il reddito proveniente dalle obbligazioni, incanalandolo innanzitutto verso le tranche più senior, poi verso quella con seniority immediatamente successiva e così via. Rappresentano un modo per creare debito di alta qualità, distinguendolo da debito di media (o anche bassa) qualità.

L’enorme numero di debiti individuali sottostanti la singola obbligazione CDO rende di fatto impossibile valutare i rischi di ciascuna obbligazione. La conseguenza è che gli acquirenti, non potendo valutare correttamente le potenziali perdite dovute all’insolvenza dei debitori, si libereranno delle CDO non appena comprenderanno l’aumento della quota di debitori insolventi … ”.

 

[3] La connessione è con un post dell’8 agosto 2005, dal titolo “Quel suono sibilante”. Per quanto lo scritto fosse piuttosto breve, probabilmente Krugman ne sottolinea l’aspetto analitico perché esso è una analisi precisa dei fenomeni di collasso delle bolle immobiliari (che si annunciano, sosteneva, con il rumore di un sibilo, non di uno scoppio).

In questo blog la traduzione non compare, ma mi parrebbe interessante prossimamente aggiungerla a questo post.

[4] L’articolo sosteneva che l’America è fatta di due territori: la “Flatland” (suppongo che voglia dire il territorio metropolitano degli ‘appartamenti’) e la “Zoning Zone” (il territorio sottoposto ad una maggiore limitazione urbanistica, caratterizzato da alta densità ma da forti limiti edificativi). Nel primo, al centro del paese, il fenomeno della bolla non era neppure partito, i prezzi delle case coincidevano quasi con i costi di costruzione. Nel secondo una sproporzione tra una vivace domanda e limiti nell’offerta determinavano prezzi crescenti, sia nell’acquisto di edifici esistenti che nuovi. Il secondo caso riguardava Stati come la Florida o il Nevada, dove in effetti la bolla fu cospicua. Il dato medio nazionale dell’aumento annuo dei prezzi delle abitazioni, in effetti, era non confrontabile con quello delle aree della bolla, circa un terzo.

[5] Si dovrebbe riferire ai titoli garantiti da mutui (Mortgages-backed securities), una tipologia di prodotti finanziari. Potrebbe in teoria anche essere Mega Building System, una grande società (forse, più in generale, una tipologia industriale) che fornisce varie componenti per l’edilizia dei grandi edifici. Forse entrambi potrebbero essere stati ‘osservatori’ per una analisi della evoluzione dei mercati immobiliari; ma il prodotto finanziario effettivamente fu lo strumento principe.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"