Nov 22 2:07 pm
Brad Delong has nice things to say about my old Brookings Papers on Economic Activity on the liquidity trap, and asks why central bankers still don’t seem to get some of the basic points I made way back then, especially about the desirability of a higher inflation target. I actually have a few thoughts, which are inevitably mostly — but not entirely! — self-serving.
First, most trivially but possibly significant, I suspect that fewer macroeconomists have actually read that paper than you might think. I still run into people who believe that the modern liquidity-trap literature started with Eggertsson and Woodford, which was written several years later, and that my piece must have been a commentary on theirs (which was very good!) And it’s been very clear that remarkably few people read what I had to say about financial intermediaries and monetary aggregates, even though that has turned out, I’d argue, to be a really important insight.
This comes, I think, from the kind of micro-tribalism that is surprisingly powerful in academic economics: I have never been part of the domestic-economy macroeconomic regular circuit, so some of them couldn’t believe that I could have something new to tell them (or were simply unaware that the paper even existed.)
After all, in the early stages of the crisis response you encountered lots of macroeconomists asserting that “nobody” had discussed fiscal policy in recent years, even though Obstfeld and Rogoff had done plenty in their big 1996 book; the point is that Obstfeld and Rogoff were in the international macro circuit, and domestic guys weren’t listening.
Oh, and by the time some of them may have gotten a clue that I wrote something they maybe should read, I was politically controversial, which shouldn’t matter but does. In effect, some people may have been unwilling to consider that I might have been right about macroeconomics because I had committed the unforgivable sin of being right about Iraq. (I told you this would be self-serving!)
Second, the whole story of our woeful crisis response has been that Very Serious People seize on orthodoxies that are grounded more in their gut feelings and the comfort that comes from repeating what everyone else says than in economic analysis. Central bankers are more given to analytical thinking than most, but it’s still a very brave official who disputes the orthodoxy of 2 percent, even though the original rationale for that target — it was supposed to make the zero lower bound no problem — has long since evaporated.
Finally, to be fair, there are arguments one can make that go beyond what I said in 1998. Some models of sticky prices suggest that inflation may have bigger costs than conventional models imply. I don’t find these models plausible, but it’s not all gut feelings here.
The bottom line, however, is that while you might think it obvious that a clearly relevant paper by a well-known guy with all the right credentials must be widely understood by people who matter, it ain’t necessarily so.
Le Persone Molto serie e il caso della scomparsa dei Brookings Paper on Economic Activity
Brad DeLong dice cose cortesi sul mio vecchio saggio sulla trappola di liquidità al Brooking Paper on Economic Activity, e si chiede perché i banchieri centrali ancora non sembrano comprendere alcuni dei punti fondamentali che avevo allora prospettato, in particolare a proposito della desiderabilità di un obbiettivo di inflazione più elevato. In effetti io ho un po’ di pensieri, che in gran parte sono inevitabilmente – ma non interamente! – rivolti a me stesso.
Il primo, molto banale ma forse di un qualche significato, ho il sospetto che abbiano effettivamente letto quel saggio molti meno macroeconomisti di quello che si creda. Incontro ancora persone che credono che la letteratura moderna della trappola di liquidità sia cominciata con Eggertsson e Woodford, che scrissero diversi anni dopo, e che il mio pezzo sia stato un commento sui loro (e, come commento, era molto positivo!). Così come è chiaro che davvero in pochi hanno letto quello che avevo da dire sugli intermediari finanziari e gli aggregati monetari, anche se devo dire si è dimostrata una intuizione davvero importante.
Penso che questo derivi da quel genere di micro tribalismo che è sorprendentemente potente nell’economia accademica: io non provengo dal regolare circuito macroeconomico dell’economia interna, dunque alcuni di loro potevano pensare che non potevo aver niente da dire di nuovo (oppure erano semplicemente inconsapevoli che lo studio persino esistesse).
Dopo tutto, nei primi stadi della risposta alla crisi si sono incontrati una quantità di macroeconomisti che sostenevano che “nessuno” aveva ragionato di politica della finanza pubblica negli anni recenti, anche se Obstfeld e Rogoff l’avevano fatto in abbondanza nel loro grande libro del 1966; il fatto è che Obstfeld e Rogoff erano nel circuito della macroeconomia internazionale, e gli individui del settore interno non stavano ascoltando.
Inoltre, allorché alcuni di loro ebbero un indizio che avevo scritto qualcosa che forse dovevano leggere, io ero politicamente controverso, la qualcosa non dovrebbe contare ma conta. In effetti, alcune persone possono essere state indisponibili a considerare che potevo aver ragione sulla macroeconomia, perché avevo commesso il peccato imperdonabile di aver ragione sull’Iraq (ve l’avevo detto che quest’articolo sarebbe stato molto centrato su me stesso!).
In secondo luogo, l’intera storia della deplorevole risposta alla crisi è stata che le Persone Molto Serie si sono afferrate ad ortodossie che si basavano più sulle loro sensazioni istintive e sul conforto che deriva dal ripetere quello che dicono tutti, che non sull’analisi economica. I banchieri centrali sono più predisposti al pensiero analitico della maggioranza, eppure è ancora un dirigente molto audace colui che mette in discussione l’ortodossia del 2 per cento [1], anche se la logica originaria per quell’obbiettivo è da tempo evaporata (si supponeva che il limite inferiore dello zero dei tassi di interesse non costituisse un problema).
Infine, per essere onesti, ci sono argomenti che si possono avanzare per andare oltre ciò che dicevo nel 1998. Alcuni modelli sulla vischiosità dei prezzi indicano che l’inflazione può avere costi più grandi di quello che i modelli convenzionali implicano. Io non trovo plausibili quei modelli, ma in questo caso non si tratta solo di sensazioni istintive.
La morale della favola, tuttavia, è che se si dovrebbe supporre evidente che uno studio chiaramente rilevante da parte di un individuo ben noto con tutte le credenziali giuste debba essere ampiamente conosciuto dalle persone che contano, non è necessariamente così.
[1] Ovvero, di un obbiettivo di inflazione al 2 per cento, che è indiscutibile e indiscusso.
By mm
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