Nov 6 9:52 am
Does today’s good job report mean that the Fed will raise rates next month? Probably yes. Does it mean that the Fed should raise rates? Definitely not. The arguments against an early rate rise remain compelling, and shouldn’t be abandoned based on one month’s data.
First of all, some perspective: while wage growth has picked up, it’s still well below pre crisis levels; core inflation is also still below the Fed’s target. And here’s the thing: there’s very good reason to believe that the pre-crisis target was too low. The Fed used to think that 2 percent inflation was high enough to make the chances of hitting the zero lower bound on interest rates trivial; we now know that this was utterly wrong. So the Fed should not be eager to raise rates until inflation and wage growth are at least at, and preferably above, where they were before the bottom fell out. And it certainly shouldn’t be conveying the impression that 2 percent is not a target but a ceiling, which is exactly what it would do with a rate hike.
Beyond that, although related, is the asymmetry of risks. Yes, US job growth is OK right now. But the world economy as a whole is struggling, and we tend to import that weakness via a strong dollar; also, there are plenty of other things that can go wrong. Maybe they won’t, and inflation accelerates a bit. If so, the Fed knows what to do. But if the economy weakens, the Fed doesn’t have adequate ammunition. So uncertainty says wait.
I guess we’ll be talking about this at the IMF later today. I wish I thought we’d get traction.
Non dovrebbero rialzare
Il positivo rapporto sui posti di lavoro di oggi significa che la Fed alzerà i tassi il mese prossimo? Probabilmente sì. Significa che la Fed dovrebbe alzare i tassi? Certamente no. Gli argomenti contrari ad un anticipato rialzo dei tassi restano stringenti, e non dovrebbero essere abbandonati sulla base dei dati di un mese.
Prima di tutto, alcune aspetti: mentre la crescita dei salari ha avuto un picco, essa è ancora ben al di sotto dei livelli precedenti alla crisi; l’inflazione sostanziale [2] è ancora al di sotto dell’obbiettivo della Fed. E qua è il punto: c’è un’ottima ragione per credere che l’obbiettivo precedente alla crisi fosse troppo basso. La Fed era solita ritenere che un 2 per cento di inflazione fosse sufficiente a rendere esigue le possibilità di toccare il limite inferiore dello zero nei tassi di interesse [3]; ora sappiamo che questo era completamente sbagliato. Dunque la Fed non dovrebbe essere ansiosa di elevare i tassi finché l’inflazione e la crescita dei salari non sarà almeno al punto in cui essi erano prima di cadere al punto più basso, e preferibilmente sopra. Ed essa certamente non dovrebbe trasmettere l’impressione che il 2 per cento non sia un obbiettivo ma un punto limite, che è esattamente quello che farebbe con un rialzo dei tassi.
Oltre a ciò, per quanto connesso, c’è l’asimmetria dei rischi. É vero, la crescita dei posti di lavoro in questo momento è positiva. Ma l’economia mondiale nel suo complesso è in difficoltà, e noi tendiamo ad importare quella debolezza attraverso un dollaro forte; inoltre, ci sono una quantità di altre cose che possono andar storte. Forse non accadrà, e l’inflazione accelererà un po’. Se è così, la Fed sa cosa fare. Ma se l’economia si indebolisce, la Fed non ha munizioni adeguate. Dunque, l’incertezza dice di attendere.
Penso che oggi stesso parleremo di queste cose al FMI. Sarebbe bello pensare di essere compresi.
[1] La tabella mostra l’andamento dei compensi medi orari nel settore privato reso noto nell’ultimo rapporto. Come si vede, c’è una risalita negli ultimi mesi abbastanza chiara. Ma si tenga conto (vedi la linea orizzontale) che i dati si riferiscono al mutamento percentuale rispetto all’anno precedente. Dunque, quello che sta accadendo è che quel mutamento (crescita) negli ultimi mesi è avanzato dal 2 al 2,5%; prima della crisi del 2008 era attorno al 3,5%.
[2] Ovvero, quella stima dell’inflazione che esclude i prezzi troppo volatili, come quelli dell’energia e delle materie prime.
[3] Ovvero, che una inflazione al 2 per cento fosse sufficiente a tenere a distanza un abbassamento a zero dei tassi di interesse. Circostanza che negli ultimi dieci anni ed oltre è stata sempre più rara.
By mm
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