dicembre 2015 Archive

Perchè la grande industria petrolifera dovrebbe liquidarsi da sola, di Anatole Kaletsky (da Project Syndicate, 23 dicembre 2015)

[1] Un articolo di Kaletsky su Project Syndicate del 14 gennaio 2014. [2] Un “nodding donkey”, che letteralmente è un “asino che annuisce”, è un ...

Fare il bis di George Bush, di Paul Krugman (New York Times 28 dicembre 2015)

E' evidente che il fenomeno Trump ha provocato grande timore nel Partito Repubblicano americano,e forse i democratici se ne sono persino rallegrati. Ma, se si considera il complesso delle posizioni di tutti i candidati, il meno che si possa dire è che esse delineano il proposito di fare una sorta di bis delle politiche di George Bush, che furono: grandi sgravi fiscali sui ricchi, eliminazione delle regole nel sistema finanziario, guerra in Iraq e, per finire, la Grande Recessione. E' dunque il momento di mettere in chiaro - dinanzi all'evenienza che alla fine prevalga un candidato meno impresentabile - che non esiste alcun candidato moderato nelle primarie repubblicane. Non essere come Trump non fa diventare ragionevoli, e non c'è possibile ragionevolezza per candidati che vogliano ottenere il consenso del Partito Repubblicano odierno.

Cose da festeggiare, come i sogni delle macchine volanti. Di Paul Krugman (New York Times, 25 dicembre 2015)

Da alcuni anni ci eravamo abituati ad innovazioni tecnologiche che riguardavano fondamentalmente il trattamento e la diffusione delle informazioni, più che il mondo fisico. Cose importanti, ma assai diverse dai sogni fantascientifici che facevamo da giovani. Ma da un po' di tempo l'innovazione tecnologica ha ripreso a riguardare le cose reali. Nei giorni passati si è realizzato per la prima volta il recupero senza danni e nel posto stabilito di un componente di un missile, che può aprire la strada a notevoli risparmi nel settore dell'astronautica. Ma la vera novità riguarda le energie rinnovabili: l'indipendenza dai combustibili fossili, che sembravano una maledizione insuperabile, oggi appare possibile. La tecnologia torna a riguardare il mondo fisico: un evento notevole.

La doppia sfida cinese, di Adair Turner (da Project Syndicate, 30 novembre 2015)

[1] Per ‘repressione finanziaria’ si intende la fissazione di limiti alla crescita del credito all’economia. In un regime di r. f. lo Stato decide chi ...

Dov’è lo slancio di Rubio? (dal blog di Krugman, 21 dicembre 2015)

[1] Il riferimento nel link è ad un gruppo di ricerca (PredictWise) che opera per conto di Microsoft Research di New York City, autore del ...

Disprezzo in Spagna (dal blog di Krugman, 20 dicembre 2015)

[1] La tabella mostra l’andamento del tasso di disoccupazione spagnolo, che in pratica è passato dall’8/9 per cento di prima della crisi, al 26 per ...

Follie della Fed (16 dicembre 2015)

[1] “Thin-gruel” è la minestra dei poverissimi. Praticamente acqua.      

‘Il Donald’ e il fattore della dabbenaggine (15 dicembre 2015)

‘Il Donald’ e il Decisionista, di Paul Krugman (New York Times 21 dicembre 2015)

Sono passati quasi sei mesi da quando Donald Trump ha superato nei sondaggi Jeb Bush, e ancora oggi è in testa rispetto ai candidati favoriti dell'establishment repubblicano. Il motivo è abbastanza chiaro: pur essendo Trump (e gli altri personaggi un po' estremi delle primarie repubblicane, come Carson e Cruz) evidentemente e rischiosamente inaffidabili, la base repubblicana da anni è educata a considerare questo aspetto come trascurabile. George Bush fu l'esempio principale di questa rottura della tradizione: si puntò sulla sua 'affabilità' anziché sulle sue idee; rispetto alla competenza di Al Gore, Bush era l'individuo con il quale si poteva ben pensare di bere una birra. Dopodiché gli venne attribuito il ruolo di 'combattente' in una guerra voluta con pretesti e foriera di disastri. Poi si andò con Mc Cain alle elezioni presidenziali, con Sarah Palin come vice. Per quale ragione la base repubblicana dovrebbe oggi comprendere che Trump è una novità che esce da ogni regola?

“La grande scommessa”, bolle immobiliari e ripetute bugie, di Paul Krugman (New York Times 18 dicembre 2015)

Esce nelle sale cinematografiche americane il film "The Big Short", che in quelle italiane viene annunciato con il titolo "La grande scommessa". Krugman ne raccomanda la visione, e spiega come il raccontare la storia della recente grave crisi finanziaria sia comprensibilmente una occasione per attacchi furibondi. Il film riporta quegli eventi nel racconto fantastico di un gruppo di individui perspicaci che compresero per tempo le frodi che accompagnavano la crisi immobiliare e finanziaria e cercarono di far soldi. E lo fa in modo del tutto realistico, oltre che spettacolare. Si comprende che i giornali di Murdoch abbiano iniziato una campagna al vetriolo. E' anche su cose del genere che si combatte una battaglia cruciale tra racconti veritieri e menzogne.E lo scopo delle menzogne è semplicemente quello di rimettere in discussione e stravolgere la legislazione di riforma del sistema finanziario.

Prezzi del petrolio e crescita globale, di Kenneth Rogoff (da Project Syndicate, 14 dicembre 2015)

     

Correzioni nell’area euro (dal blog di Krugman, 14 dicembre 2015)

[1] La Tabella mostra i mutamenti nel PIL reale procapite dal 2007 al 2015. [2] La tabella è un grafico a dispersione, ovvero un grafico ...

I fatti, come si sa, tendono a …. beh, lo sapete (13 dicembre 2015)

[1] Tendono alla sinistra, alla posizioni progressiste. É un modo di dire frequente di Krugman. [2] É il nome di una associazione di ricercatori che ...

Speranza da Parigi, di Paul Krugman (New York Times 14 dicembre 2015)

L'accordo di Parigi sul clima è una salvezza per la civiltà? Si potrebbe obbiettare che, come già avvenne a Kyoto, gli accordi possono essere vanificati dai comportamenti successivi. Ma oggi qualcosa è cambiato. La Cina ha un interesse che non può più eludere a migliorare la qualità dell'aria; lo dimostra il livello del suo inquinamento urbano e il fatto che anzitutto i cinesi, la cui forza economica in meno di venti anni è cresciuta di quattro volte, sembrano disposti a tollerarlo. I repubblicani americani potrebbero mettersi in mezzo, sfruttando la loro maggioranza alla Camera. Ma Obama ha mostrato che atti di competenza dell'esecutivo - come quelli di limitazione delle emissioni delle centrali elettriche - possono ottenere risultati sostanziali, anche senza una nuova legislazione. Infine c'è il fatto sostanziale della crescente economicità e competitività delle energie alternative, che colloca un nuovo settore industriale almeno a fianco della sinora indiscussa potenza lobbistica dell'industria dei combustibili fossili. In conclusione, forse non siamo spacciati.

La nuova prudenza di Putin, di Anders Åslund (da Project Syndicate, 11 dicembre 2015)

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