Blog di Krugman

La banalità del Trumpismo (9 dicembre 2015)

 

Dec 9 2:47 pm

The Banality of Trumpism

Brian Beutler has a good piece about the liberal reaction to Trumpism — which is that the phenomenon

was neither unexpected nor the source of any new or profound lesson.

But I think he casts it a bit too narrowly. The basic liberal diagnosis of modern conservatism has long been that it was a plutocratic movement that won elections by appealing to the racism and general anger-at-the-other of whites; there’s nothing too surprising about an election in which the establishment candidates continue to serve plutocracy while the base turns to candidates who drop the euphemisms while going straight to the racism and xenophobia.

Beutler says that

The only people who claim to be befuddled by the Trump phenomenon are officials on knife-edge in the party he leads.

But surely the people most taken by surprise, least able to handle the phenomenon, are the self-proclaimed centrists, the both-sides-do-it crowd, who denounced the plutocrats-and-racists diagnosis as “shrill,” insisting that we are having a real debate with just a few fringe characters on either side. Some of those people are still trying to portray the parties as symmetric: Bernie Sanders calling for single-payer health insurance is just like Trump calling for mass deportations and a ban on Muslims.

That was always a silly position. And as Beutler says, those of us who were clear-headed about conservative politics are almost bored by the repeated revelations of what we already knew.

 

La banalità del Trumpismo

Brian Beutler una un buon articolo sulla reazione liberal al Trumpismo – secondo la quale il fenomeno:

“non è stato inaspettato e neanche ha prodotto una qualche nuova o profonda riflessione”.

Ma io penso che la metta in modo un po’ troppo angusto. La diagnosi di fondo dei progressisti del moderno conservatorismo è stata da tempo che esso è stato un movimento di gente ricchissima che ha vinto le elezioni appellandosi al razzismo e alla generale paura-dell’altro da parte dei bianchi; non c’è niente di sorprendente in una elezione nella quale i candidati del gruppo dirigente si confermano al servizio di una plutocrazia, mentre la base si rivolge a candidati che mettono da parte gli eufemismi e passano direttamente al razzismo ed alla xenofobia.

Beutler dice che:

“Gli unici che sostengono di essere sconcertati dal fenomeno Trump sono i dirigenti che finirebbero sul filo del rasoio in un Partito diretto da lui”.

Ma certamente le persone maggiormente prese in contropiede, gli ultimi capaci di fare i conti con il fenomeno, sono i sedicenti centristi, la gente del ‘sono-tutti-uguali’, che denunciavano le diagnosi dei plutocrati e dei razzisti come “stridenti”, ribadendo che eravamo in presenza, in entrambi gli schieramenti, di un dibattito effettivo condotto soltanto da pochi personaggi con posizioni estreme. Alcune di quelle persone stanno ancora cercando di descrivere i partiti come simmetrici: Bernie Sanders [1] che è a favore di un sistema assicurativo nella sanità con un unico centro di spesa [2] direbbe una cosa simile a quella di Trump quando si pronuncia per le deportazioni di massa e la messa al bando dei Musulmani.

Quella posizione è sempre stata sciocca. E come dice Beutler, coloro tra noi che avevano le idee chiare sulla politica conservatrice sono quasi annoiati dalle ripetute rivelazioni di quello che già sapevamo.

 

 

[1] Democratico, attualmente Senatore per lo Stato del Vermont e in lizza nelle primarie democratiche. Esprime la posizione più di sinistra tra i democratici; per questo vorrebbe anche andare oltre la riforma sanitaria di Obama con un sistema assistenziale interamente pubblicistico.

zz 29

 

 

 

 

 

 

 

 

[2] Ovvero, avere una sanità pubblica come nella quasi totalità dei paesi avanzati, anziché una sistema basato sul ruolo delle assicurazioni private, che tuttora vige negli Stati Uniti.

 

 

 

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