Articoli sul NYT

La negazione del negazionismo dei repubblicani sul cambiamento climatico, di Paul Krugman (New York Times 4 dicembre 2015)

 

Republicans’ Climate Change Denial Denial

DEC. 4, 2015

Paul Krugman

zz 10

Future historians — if there are any future historians — will almost surely say that the most important thing happening in the world during December 2015 was the climate talks in Paris. True, nothing agreed to in Paris will be enough, by itself, to solve the problem of global warming. But the talks could mark a turning point, the beginning of the kind of international action needed to avert catastrophe.

Then again, they might not; we may be doomed. And if we are, you know who will be responsible: the Republican Party.

O.K., I know the reaction of many readers: How partisan! How over the top! But what I said is, in fact, the obvious truth. And the inability of our news media, our pundits and our political establishment in general to face up to that truth is an important contributing factor to the danger we face.

Anyone who follows U.S. political debates on the environment knows that Republican politicians overwhelmingly oppose any action to limit emissions of greenhouse gases, and that the great majority reject the scientific consensus on climate change. Last year PolitiFact could find only eight Republicans in Congress, out of 278 in the caucus, who had made on-the-record comments accepting the reality of man-made global warming. And most of the contenders for the Republican presidential nomination are solidly in the anti-science camp.

What people may not realize, however, is how extraordinary the G.O.P.’s wall of denial is, both in the U.S. context and on the global scene.

I often hear from people claiming that the American left is just as bad as the right on scientific issues, citing, say, hysteria over genetically modified food or nuclear power. But even if you think such views are really comparable to climate denial (which they aren’t), they’re views held by only some people on the left, not orthodoxies enforced on a whole party by what even my conservative colleague David Brooks calls the “thought police.”

And climate-denial orthodoxy doesn’t just say that the scientific consensus is wrong. Senior Republican members of Congress routinely indulge in wild conspiracy theories, alleging that all the evidence for climate change is the product of a giant hoax perpetrated by thousands of scientists around the world. And they do all they can to harass and intimidate individual scientists.

In a way, this is part of a long tradition: Richard Hofstadter’s famous essay “The Paranoid Style in American Politics” was published half a century ago. But having that style completely take over one of our two major parties is something new.

It’s also something with no counterpart abroad.

It’s true that conservative parties across the West tend to be less favorable to climate action than parties to their left. But in most countries — actually, everywhere except America and Australia — these parties nonetheless support measures to limit emissions. And U.S. Republicans are unique in refusing to accept that there is even a problem. Unfortunately, given the importance of the United States, the extremism of one party in one country has enormous global implications.

By rights, then, the 2016 election should be seen as a referendum on that extremism. But it probably won’t be reported that way. Which brings me to what you might call the problem of climate denial denial.

Some of this denial comes from moderate Republicans, who do still exist — just not in elected office. These moderates may admit that their party has gone off the deep end on the climate issue, but they tend to argue that it won’t last, that the party will start talking sense any day now. (And they will, of course, find reasons to support whatever climate-denier the G.O.P. nominates for president.)

Everything we know about the process that brought Republicans to this point says that this is pure fantasy. But it’s a fantasy that will cloud public perception.

More important, probably, is the denial inherent in the conventions of political journalism, which say that you must always portray the parties as symmetric — that any report on extreme positions taken by one side must be framed in a way that makes it sound as if both sides do it. We saw this on budget issues, where some self-proclaimed centrist commentators, while criticizing Republicans for their absolute refusal to consider tax hikes, also made a point of criticizing President Obama for opposing spending cuts that he actually supported. My guess is that climate disputes will receive the same treatment.

But I hope I’m wrong, and I’d urge everyone outside the climate-denial bubble to frankly acknowledge the awesome, terrifying reality. We’re looking at a party that has turned its back on science at a time when doing so puts the very future of civilization at risk. That’s the truth, and it needs to be faced head-on.

 

 

 

 

La negazione del negazionismo dei repubblicani sul cambiamento climatico, di Paul Krugman

New York Times 4 dicembre 2015

Gli storici futuri – se ci saranno storici futuri – probabilmente diranno che la cosa più importante accaduta nel mondo nel dicembre del 2015 sono stati i colloqui sul clima a Parigi. É vero, niente di quello che si concorderà a Parigi sarà sufficiente, da solo, a risolvere il problema del riscaldamento globale. Ma i colloqui possono segnare un punto di svolta, l’inizio di una iniziativa internazionale capace di evitare la catastrofe.

D’altra parte, potrebbe non accadere; può darsi che sia il nostro destino. Nel qual caso, sapete chi sarà stato responsabile: il Partito Repubblicano.

Va bene, conosco la reazione di molti lettori: quanta faziosità! Quant’è sopra le righe! Ma quello che ho detto è, in sostanza, la pura verità. E l’incapacità dei nostri media, dei nostri commentatori e della nostra classe dirigente politica in generale a prendere atto di tale verità è un fattore importante che contribuisce a determinare il pericolo che stiamo vivendo.

Chiunque segua i dibattiti politici statunitensi sull’ambiente sa che i politici repubblicani si oppongono in modo assoluto ad ogni iniziativa per limitare le emissioni dei gas serra, e che in grande maggioranza respingono il giudizio unanime degli scienziati sul cambiamento climatico. L’anno passato PolitiFact poté individuare solo 8 congressisti repubblicani, su 278 del gruppo, che avevano fatto ufficialmente commenti nei quali il riscaldamento climatico per mano dell’uomo veniva riconosciuto. E la maggioranza di coloro che si contendono la nomination presidenziale sono saldamente nel campo antiscientifico.

Quello che la persone non comprendono, tuttavia, è quanto sia straordinario il muro del diniego, sia nel contesto statunitense che sulla scena globale.

Sento spesso persone che sostengono che la sinistra americana è altrettanto messa male sui temi scientifici della destra, citando, ad esempio, l’isteria sui cibi geneticamente modificati o sulle centrali nucleari. Ma anche se pensate che tali punti di vista siano realmente paragonabili al negazionismo sul clima (e non lo sono), essi sono soltanto punti di vista che appartengono ad alcuni individui della sinistra, non ortodossie imposte ad un intero partito con quella che persino il mio collega conservatore David Brooks definisce la “polizia del pensiero”.

E l’ortodossia della negazione del cambiamento climatico non dice soltanto che l’unanimità degli scienziati ha torto. Eminenti membri repubblicani del Congresso indulgono abitualmente a pazzesche teorie della cospirazione, dichiarando che tutte le prove per il cambiamento climatico sono il prodotto di una gigantesca bufala perpetrata da migliaia di scienziati in tutto il mondo. E fanno tutto quello che possono per attaccare e intimidire gli scienziati singoli.

In un certo senso, questo fa parte di una lunga tradizione: il famoso saggio di Richard Hofstadter “Lo stile paranoide nella politica americana” venne pubblicato mezzo secolo fa. Ma il fatto che quello stile abbia preso il sopravvento su uno dei due principali partiti, è qualcosa di nuovo.

É anche qualcosa che non conosce di simile all’estero.

É vero che i partiti conservatori in tutto l’Occidente tendono ad essere meno favorevoli alla iniziativa sul clima dei partiti alla loro sinistra. Ciononostante, in gran parte dei paesi – in sostanza, dappertutto ad eccezione dell’America e dell’Australia – questi partiti sostengono misure per limitare le emissioni. Ed i repubblicani degli Stati Uniti sono gli unici a rifiutare di riconoscere che ci sia persino un problema. Sfortunatamente, data l’importanza degli Stati Uniti, l’estremismo di un partito in un paese ha enormi implicazioni globali.

A buona ragione, dunque, le elezioni del 2016 dovrebbero essere considerate alla stregua di un referendum su quell’estremismo. Ma probabilmente non saranno raccontate in quel modo. La qualcosa mi porta a quello che potremmo definire come la negazione del negazionismo sul clima.

Alcune di queste negazioni provengono da repubblicani moderati, che ancora esistono – non solo nelle cariche pubbliche. Questi moderati possono ammettere che il loro Partito abbia perso la testa [1] sul tema del clima, ma sono propensi a sostenere che non durerà a lungo, che prima o poi il Partito comincerà a discuterne sensatamente (e naturalmente, troveranno ragioni per sostenere qualsiasi negazionista in materia di clima che il Partito repubblicano proporrà per la Presidenza).

Tutto quello che conosciamo del processo che ha portato i repubblicani sino a questo punto dice che questa è pura fantasia. Ma è una fantasia che offuscherà le percezioni dell’opinione pubblica.

Probabilmente è più importante il diniego che è intrinseco alle convenzioni del giornalismo convenzionale, che sostiene che si debbano sempre ritrarre i partiti come simmetrici – che ogni resoconto su posizioni estreme assunte da uno schieramento dovrebbe essere inquadrato in modo da farlo apparire comune ad entrambi. Lo abbiamo visto sui temi del bilancio, dove qualche sedicente commentatore centrista, mentre criticava i repubblicani per il loro assoluto rifiuto di considerare aumenti fiscali, avanzava anche l’argomento di una critica al Presidente Obama perché si opponeva a tagli della spesa pubblica, che in verità sosteneva. La mia impressione è che le dispute in materia di clima subiranno lo stesso trattamento.

Ma spero di sbagliare, e vorrei incoraggiare tutti coloro che sono fuori dalla bolla del negazionismo sul clima a riconoscere francamente la impressionante, terrificante realtà. Siamo di fronte ad un partito che ha girato le spalle alla scienza in un’epoca nella quale farlo mette a rischio per davvero il futuro della civiltà. La verità è quella, ed è necessario guardarla in faccia.

 

 

 

 

[1] Letteralmente “to go off the deep end” sarebbe “andarsene sino all’estremo limite”. La traduzione migliore sarebbe probabilmente il più informale “farsi prendere la mano”.

 

 

 

By


Commenti dei Lettori (0)


E' possibile commentare l'articolo nell'area "Commenti del Mese"