Blog di Krugman

Le prove del moltiplicatore e la sua negazione (2 dicembre 2015)

 

Dec 2 9:59 am

Multiplier Evidence and Multiplier Denial

One of the overwhelming lessons of the post-2008 crisis has been that fiscal multipliers are large when monetary policy can’t offset the effects of spending cuts — which is what basic macroeconomics told us should be true, and is. But it’s a lesson many people don’t want to learn, and there’s very obviously a market for papers that claim to undermine that evidence.

The latest entry is Mohlman and Suyker, claiming that when you look at a longer period the influential Blanchard-Leigh results showing large multipliers don’t hold. Brad DeLong quickly noted that what they actually show is that in 2013-14 and 2014-15 there is very little power in the data, which is by no means the same as showing that the multiplier was small.

But there’s a deeper issue here, which gets to the reason European experience has been so useful for clarifying our understanding of fiscal policy.

The big problem with empirical work on fiscal policy has always been that you rarely get anything resembling a natural experiment. Really big changes in fiscal stance come rarely, and are usually associated with wars, when other things like rationing also tend to happen. And the coincidence of big fiscal shifts with constrained monetary policy is a once-in-three-generations story.

But Europe after 2009 provided something that, while not a perfect natural experiment, was much closer than anything we’re likely to see for a long time. Austerity mania, enforced on countries that had no freedom of maneuver because they were on the euro, led to drastic fiscal tightening in some but not all euro area economies; these big shifts gave us a pretty good view, certainly by historical standards, of what such shifts do.

But this natural sort-of experiment was time-limited. Here’s the euro area cyclically adjusted primary balance over time:

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IMF Fiscal Monitor

The big move toward austerity took place between 2010 and 2013 (with Greece starting earlier). There hasn’t been any consistent move toward either tightening or loosening since then. So of course there’s very little power in estimates from 2013-14 and 2014-15: there wasn’t much going on, so that whatever changes we see in measured structural balances are probably as much measurement error as they are anything real (which also implies that the coefficients are biased downwards.)

So what do we learn from estimates that show big multipliers from 2009 to 2013 but are overwhelmed by noise thereafter? Nothing, except that the researchers aren’t thinking about what was going on.

 

Le prove del moltiplicatore e la sua negazione

Una delle enormi lezioni della crisi successiva al 2008 è stata che i moltiplicatori della finanza pubblica sono ampi quando la politica monetaria non può bilanciare gli effetti dei tagli alla spesa – che è quanto la macroeconomia di base ci diceva dovrebbe essere vero, come in effetti è. Ma è una lezione che molti non intendono apprendere, e c’è molto ovviamente una quantità di studi che pretendono di mettere in crisi queste prove.

L’ultimo della serie è quello di Mohlman e Suyker, che sostengono che quando si osserva un periodo più lungo i persuasivi risultati di Blanchard-Leigh che mostrano moltiplicatori più ampi, non reggono. Brad DeLong osserva rapidamente che quello che essi effettivamente dimostrano è che nel 2013-2014 e nel 2014-2015 c’è molta poca autorevolezza nei dati, che non è in nessun modo la stessa cosa che dimostrare che il moltiplicatore è stato piccolo.

Ma c’è in questo caso un tema più profondo, che tocca la ragione per la quale l’esperienza europea è stata così utile nel rendere più chiara la nostra comprensione della politica della finanza pubblica.

Il grande problema nei lavori empirici sulla politica della finanza pubblica è sempre stato che raramente si ottiene qualcosa che assomigli ad un esperimento naturale. In realtà grandi cambiamenti nella posizione della finanza pubblica si danno raramente, e sono di solito associati a guerre, allorché tendono ad accadere altre cose come i razionamenti. E la coincidenza di grandi spostamenti nella finanza pubblica con politiche monetarie obbligate, avviene una volta ogni tre generazioni.

Ma l’Europa del 2009 ha offerto qualcosa che, se non è stato un esperimento naturale perfetto, gli è andato molto più vicino di ogni cosa che si possa osservare nel lungo periodo. La mania dell’austerità, imposta su paesi che non avevano libertà di manovra perché erano nell’euro, ha portato a drastiche restrizioni in alcune ma non in tutte le economie dell’area euro; questi grandi spostamenti ci hanno fornito un osservatorio abbastanza buono, sicuramente rispetto alle serie storiche, di quello che tali spostamenti provocano.

Ma questa specie di esperimento naturale è stato limitato nel tempo. Ecco nel corso del tempo l’equilibrio primario corretto per il ciclo economico dell’area euro:

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Fiscal Monitor FMI

[1]

 

Il grande movimento verso l’austerità ha avuto luogo tra il 2010 ed il 2013 (con la Grecia che è partita prima). A partire da allora non c’è stato alcun coerente spostamento restrittivo o permissivo. Dunque, è naturale che ci sia poca autorevolezza nei dati del 2013-2014 e 2014-2015: non c’è stato molto seguito, cosicché qualsiasi cambiamento si osservi negli equilibri strutturali esaminati, probabilmente corrisponde altrettanto ad errori che a qualcosa di reale (il che anche implica che i coefficienti sono tendenti verso il basso).

Dunque, cosa impariamo da stime che mostrano grandi moltiplicatori dal 2009 al 2013, ma sono sopraffatte successivamente dal frastuono? Niente, se non che i ricercatori non stavano pensando a quanto stava accadendo.

 

 

 

[1] L’equilibrio strutturale di un bilancio rappresenta la situazione delle entrate e delle uscite di un bilancio se la produzione fosse al suo livello potenziale. Quindi la tabella mostra soltanto la stima di quanto viene modificandosi nel PIL potenziale. Esso diminuisce nei primi anni in corrispondenza di una accertata politica restrittiva, ma tale accertamento non è mostrato dalla tabella stessa. É poi abbastanza noto che negli anni successivi quella restrizione si è, nel dato medio, interrotta. In realtà, di quest’ultimo aspetto non mi pare che si siano trovate molte analisi precise, negli articoli che qua traduciamo. Alcune analisi dettagliate hanno riguardato l’esperienza inglese, dove è noto che la politica di austerità almeno non è proseguita dopo il 2013. Un altro riferimento lo abbiamo trovato riguardo ai deficit a cui la Spagna è stata ammessa di recente. Ma non mi pare che si sia avuta alcuna analisi organica del fenomeno.

(almeno questo è quanto capisco io)

 

 

 

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