Blog di Krugman

Piccole novità sullo yuan (1 dicembre 2015)

 

Dec 1 8:41 am

Small News On The Yuan

So the IMF has included the renminbi in the SDR, adding a world of hurt to newspaper reports; now everyone will have to deal with China’s awkward currency nomenclature. (As I understand it, you should use renminbi and yuan more or less as you use sterling and the pound; the RMB is the term for Chinese money in general, the yuan a denomination of its notes.) It’s a symbolic event — the first developing country to achieve that status. And if you ask me, it was a bit rushed: China is big, but it still has capital controls, so that its currency really isn’t freely negotiable the way the other currencies in the basket are.

But how much difference does this make for the real economy? Almost none.

That’s not what you usually hear. Today’s commentary by the usually excellent Neil Irwin compares the rise of the RMB to the gradual replacement of sterling by the dollar “as the predominant currency for global trade and finance.” He goes on to say that

This development was a crucial piece of the nation’s rise to superpower status.

Actually, no, it wasn’t. America became a superpower because its economy was huge — by 1913 it was already about as big as the combined economies of Western Europe, and it was even more dominant after World War II. The international role of the dollar was at best a minor footnote to this story.

Ask yourself, what special privileges does being a reserve currency bring? People who don’t actually work in international monetary economics tend to make claims about America having a unique ability to run trade deficits, or to borrow in its own currency, or to extract large amounts of resources from other countries due to “exorbitant privilege,” but none of that is true. At most, the dollar’s special role might mean slightly lower borrowing costs — although there’s little evidence of that — and a de facto zero-interest loan from people holding currency — pieces of green paper with portraits of dead presidents — outside the country.

And it’s far from clear that China will get even these minor payoffs: putting the currency in the SDR should have very little bearing on the willingness of individuals to hold yuan in cash, or even to buy RMB-denominated bonds.

Maury Obstfeld had a nice survey of the SDR a few years back, which put things in perspective. Essentially, the SDR at present provides a limited credit line to countries that want to borrow reserves of actual currencies from other countries. He goes on:

The basket valuation of the SDR is motivated by denominational convenience, and can be argued to be quite incidental (and inessential) to the main purposes.

In other words, this not much more than a minor change in accounting, with trivial economic implications.

 

Piccole novità sullo yuan

Dunque il FMI ha incluso il renmimbi nei Diritti Speciali di Prelievo, provocando una montagna di risentimenti nei resoconti giornalistici: ora tutti dovranno misurarsi con la complicata terminologia valutaria cinese (per quanto capisco, si dovrà usare il renmimbi ed lo yuan più o meno come si usa la sterlina e il pound; il renmimbi è l’espressione generale per la moneta cinese, lo yuan la denominazione delle sue banconote). Si tratta di un evento simbolico – il primo paese in via di sviluppo ad ottenere quello status. E se volete una mia impressione, è stato un po’ prematuro: la Cina è grande, ma ha ancora i controlli sui capitali, cosicché la sua valuta in realtà non è liberamente negoziabile come lo sono le altre valute del paniere.

Ma questo quanta differenza fa per l’economia reale? Quasi nessuna.

Non è quello che di solito si sente dire. Oggi il commento da parte del di solito eccellente Neil Irwin confronta l’ascesa del renmimbi con la graduale sostituzione della sterlina da parte del dollaro “come la valuta predominante per il commercio globale e la finanza”. Prosegue dicendo:

“Questo sviluppo fu un aspetto cruciale dell’ascesa della nazione allo status di superpotenza”.

Per la verità, non andò così. L’America divenne una superpotenza perché la sua economia era grande – nel 1913 era già all’incirca altrettanto grande di tutte le economie assieme dell’Europa Occidentale, e dopo la Seconda Guerra Mondiale divenne ancora più dominante. Al massimo, il ruolo internazionale del dollaro fu una nota a fondo pagina di questa storia.

Chiedetevi quali speciali privilegi comporti l’essere una valuta di riserva. Le persone che non operano nell’economia monetaria internazionale tendono ad avanzare argomenti secondo i quali l’America avrebbe una possibilità unica di gestire deficit commerciali, o di indebitarsi nella propria valuta, oppure di trarre grandi quantità di risorse dagli altri paesi a seguito di “esorbitanti privilegi”, ma niente di questo è vero. Nel migliore dei casi, il ruolo speciale del dollaro può comportare costi di indebitamento leggermente più bassi – sebbene ci siano poche prove di questo – e un prestito di fatto a interesse zero da parte di persone che detengono valute – fogli verdi di carta con i ritratti di presidenti morti – fuori dal paese.

Ed è lungi dall’essere chiaro se la Cina otterrà persino questi benefici minori: inserire la valuta nei Diritti Speciali di Prelievo dovrebbe avere una influenza molto piccola sulla disponibilità degli individui a detenere yuan come contante, o persino ad acquistare bond denominati come yuan.

Maury Obstfeld realizzò una graziosa indagine sui DSP pochi anni orsono, che poneva la questione in prospettiva. In sostanza, al presente i DSP forniscono una linea limitata di credito a paesi che intendono prendere in prestito riserve di reale valuta da parte di altri paesi. Egli proseguiva:

“La valutazione del paniere dei DSP e motivata dalla convenienza della denominazione, e si può sostenere che sia abbastanza casuale (e inessenziale) per gli scopi principali”.

In altre parole, questo non è molto di più di una cambiamento minore nella contabilità, con implicazioni economiche banali.

 

 

 

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