January 19, 2016 9:39 am
With the release of Bernie Sanders’ health plan — or actually, health “plan” — the Democratic primary is coming into much better focus. Sanders is still a long shot for the nomination, but is a serious enough contender that he deserves some real scrutiny. And it’s important to be aware that there are bigger problems with his candidacy than lack of political realism.
Just to be clear: Hillary Clinton is no paragon of political virtue, although she’s nothing like the monster everyone on the right and some people on the left like to portray. Actually, on policy she has generally been pretty good (Iraq aside, but that was a special and awful time). Health reform, in fact, as actually enacted is much more like her proposal in 2008 than Obama’s — during that campaign Obama ran some quite ugly Harry-and-Louise type ads attacking the individual mandate, which she correctly insisted was essential. Her biggest vice, from my point of view, is listening too much to consultants who want to make cheap shots, like the claim that the Sanders plan would kill Medicaid, when her real strength comes when she lets her inner wonk and fundamental toughness shine through.
But here’s the thing: we now have a clear view of Sanders’ positions on two crucial issues, financial reform and health care. And in both cases his positioning is disturbing — not just because it’s politically unrealistic to imagine that we can get the kind of radical overhaul he’s proposing, but also because he takes his own version of cheap shots. Not at people — he really is a fundamentally decent guy — but by going for easy slogans and punting when the going gets tough.
On finance: Sanders has made restoring Glass-Steagal and breaking up the big banks the be-all and end-all of his program. That sounds good, but it’s nowhere near solving the real problems. The core of what went wrong in 2008 was the rise of shadow banking; too big to fail was at best marginal, and as Mike Konczal notes, pushing the big banks out of shadow banking, on its own, could make the problem worse by causing the risky stuff to “migrate elsewhere, often to places where there is less regulatory infrastructure.”
On health care: leave on one side the virtual impossibility of achieving single-payer. Beyond the politics, the Sanders “plan” isn’t just lacking in detail; as Ezra Klein notes, it both promises more comprehensive coverage than Medicare or for that matter single-payer systems in other countries, and assumes huge cost savings that are at best unlikely given that kind of generosity. This lets Sanders claim that he could make it work with much lower middle-class taxes than would probably be needed in practice.
To be harsh but accurate: the Sanders health plan looks a little bit like a standard Republican tax-cut plan, which relies on fantasies about huge supply-side effects to make the numbers supposedly add up. Only a little bit: after all, this is a plan seeking to provide health care, not lavish windfalls on the rich — and single-payer really does save money, whereas there’s no evidence that tax cuts deliver growth. Still, it’s not the kind of brave truth-telling the Sanders campaign pitch might have led you to expect.
And look: if the political theory behind supporting Sanders is that the American people will vote for radical change if you’re honest about what’s involved, the campaign’s evident unwillingness to fully confront the issues, its reliance on magic asterisks, very much weakens that claim.
Danneggiato da Bernie [1]
Con la presentazione del piano sanitario di Bernie Sanders – o effettivamente, del piano sanitario tra virgolette – le primarie democratiche giungono ad un maggiore approfondimento. La nomina di Sanders è ancora assai improbabile, tuttavia egli è un competitore abbastanza serio da meritare una qualche approfondimento vero. Ed è importante essere consapevoli che si sono problemi più grandi nella sua candidatura, che non quello di un difetto di realismo politico.
Solo per chiarezza: Hillary Clinton non ha paragoni come valore politico, sebbene ella non sia quel mostro che tutti a destra e qualcuno a sinistra amano descrivere. Per la verità, in politica essa si è in generale comportata in modo abbastanza positivo (a parte l’Iraq, ma quello fu un periodo speciale e terribile). Di fatto, la riforma sanitaria come effettivamente è stata legiferata è molto più simile alla sua proposta nel 2008 che a quella di Obama – durante quella campagna elettorale Obama utilizzò alcuni pezzi di propaganda del tipo Harry-e-Louise [2] che attaccavano il mandato individuale [3], che la Clinton correttamente insisteva fosse essenziale. La sua maggiore cattiva abitudine, secondo la mia opinione, è ascoltare troppo i consiglieri che vogliono portare colpi bassi, come l’argomento secondo il quale il piano di Sanders liquiderebbe Medicaid, mentre la sua forza reale si manifesta quando ella lascia trasparire la sua intima competenza e la sua fondamentale determinazione.
Ma qua è il punto: adesso noi abbiamo un punto di vista chiaro delle posizioni di Sanders su due temi cruciali, la riforma del sistema finanziario e la riforma sanitaria. E in entrambi i casi egli si posiziona in un modo che infastidisce – non solo perché è politicamente irrealistico immaginare che si possa avere il tipo di ribaltamento che egli sta proponendo, ma anche perché egli non rinuncia alla sua personale versione dei colpi bassi. Non presso la gente – egli è fondamentalmente una persona per bene – ma procedendo per slogan semplicistici e facendo scommesse quando il gioco si fa duro.
Sulla finanza: Sanders ha reso il ripristino della Legge Glass-Steagal [4] e la rottura della grandi banche come il migliore programma possibile. Questo sembra positivo, ma non ci avvicina in alcun modo alla soluzione dei problemi reali. Il punto centrale di quello che andò storto nel 2008 fu l’ascesa delle banche-ombra; il tema del ‘troppo-grandi-per-fallire’ fu nel migliore dei casi marginale, e come nota Mike Konczal, spingere le grandi banche fuori dal sistema bancario ombra, di per sé, renderebbe il problema peggiore, provocando la rischiosa faccenda del “farle emigrare altrove, spesso in luoghi nei quali ci sono sistemi di regolazione meno efficaci”.
Sulla riforma sanitaria: mettiamo da parte la sostanziale impossibilità di realizzare un sistema centralizzato dei pagamenti. Oltre gli aspetti politici, il “piano” di Sanders non è soltanto difettoso nei dettagli; come Ezra Klein nota, esso promette una copertura più completa di Medicare ed anche dei sistemi centralizzati, e al tempo stesso assume grandi risparmi nei costi che nel migliore dei casi sono improbabili, dato quel genere di generosità. Questo consente a Sanders di sostenere che potrebbe farlo funzionare con tasse molto più basse per la classe media, di quelle che in pratica sarebbero probabilmente necessarie.
Per essere severi ma precisi: il piano sanitario di Sanders assomiglia un po’ ad un normale piano di sgravi fiscali dei repubblicani, che si basa sulle fantasie sui grandi effetti dal lato dell’offerta, per fare in modo che i numeri apparentemente tornino. Solo un pochino: dopo tutto, questo è un piano che cerca di fornire assistenza sanitaria, non generosa manna dal cielo sui ricchi – ed il sistema centralizzato per davvero comporta risparmi, mentre non c’è alcuna prova che gli sgravi fiscali generino crescita. Eppure, non è il genere del coraggioso dire la verità che la promozione elettorale di Sanders potrebbe avervi indotto ad aspettare.
E si badi: se la teoria politica che sta dietro i sostenitori di Sanders è che il popolo americano voterà per un cambiamento radicale se si è onesti nel descrivere la posta in gioco, la evidente indisponibilità a confrontarsi pienamente sui temi, il basarsi sul metodo dei magici asterischi [5], indebolisce di molto quella tesi.
[1] Forse sbaglio, ma il titolo del post potrebbe basarsi su una ironica imitazione del titolo di un film-commedia americano del 1989 “Weekend at Bernie’s” (ovvero, ‘un fine settimana da Bernie’, ma in Italia apparve come “Weekend con il morto”). Nel qual caso, tra ‘weekend’ e ‘weakened’ (‘indebolito, danneggiato’) non si sarebbe altra ironia che la somiglianza nella pronuncia. E il senso sarebbe che Bernie Sanders – fornendo maggiori dettagli dei suoi programmi – si sta danneggiando da solo.
[2] Erano pezzi di propaganda ostili ad una riforma sanitaria utilizzati dalla principale lobby sanitaria americana in una occasione precedente, all’epoca di una proposta di riforma avanzata da Bill Clinton (1993-4). La riforma di Clinton, in effetti, non venne approvata.
[3] Ovvero, la delega a tutti i cittadini a dotarsi di una assicurazione sanitaria (ovvero, l’obbligo di assicurarsi).
[4] La denominazione della riforma finanziaria degli anni ’30, dai nomi dei suoi due proponenti, che istituì una assicurazione federale sui depositi e norme contro la speculazione.
[5] Ovvero, su proposte che rimandano a spiegazioni successive che non vengono mai, quanto alla loro copertura finanziaria.
By mm
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