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Economisti e ineguaglianza (dal blog di Krugman, 8 gennaio 2016)

 

Jan 8 11:19 am

Economists and Inequality

I’m a few days late on this characteristically lucid Justin Fox column on why it took so long for economists to focus on income inequality. But as one of the economists who did write about inequality — especially the rise of the one percent — pretty early, I think Fox has missed one important aspect: it’s a hard issue to model.

Let me back up a bit. There are, broadly speaking, two kinds of income distribution analysis you might want to conduct. One involves the factor distribution of income — capital versus labor, and highly educated versus less educated labor. Economists never lost sight of that issue, which is a classic concern — it’s actually a major theme in David Ricardo, and can be modeled in terms of good old marginal productivity theory. In my original home field, trade, debates about the effects of trade on the education premium were a major concern all through the 1990s.

The other involves the personal distribution of income and wealth. Why are investment bankers paid so much? Why did the gap between CEOs and the average worker widen so much after 1980?

And here’s the thing: we really don’t know how to model personal income distribution — at best we have some semi-plausible ad hoc stories. Part of why Piketty made such a big splash was that he offered a sketch of a model of wealth inequality that tied it into broader macro numbers — r-g and all that — which gave all of us something systematic to talk about. But he himself concedes that the big rise in inequality so far has come from a surge in the right tail of earnings, which may have had something to do with norms, but in any case isn’t well explained by any model we have right now.

It’s worth noting that we’re not just talking about a problem of Anglo-Saxon neoclassical types. Nobody has a good handle on personal distribution. Marx is all about factor distribution — his book is titled Capital, not The One Percent — and there’s nothing there that helps make sense of the past 30 years.

But, you may say, shouldn’t you study important issues even if you don’t have neat models? Well, yes, but ability to say something interesting does affect research topics, and that’s even justified up to a point. Remember Raymond Chandler:

Other things being equal, which they never are, a more powerful theme will provoke a more powerful performance. Yet some very dull books have been written about God, and some very fine ones about how to make a living and stay fairly honest.

True, at this point, economists are doing much more on personal income distribution; mainly it’s empirical, part of the data revolution in the field. And that’s a good thing. But they have a better excuse than you might think for not doing more of this earlier.

 

Economisti e ineguaglianza

Sono alcuni giorni in ritardo con questo tipicamente lucido articolo di Justin Fox sul perché ci sia voluto tanto tempo perché gli economisti si concentrassero sull’ineguaglianza dei redditi. Ma come uno degli economisti che effettivamente hanno scritto abbastanza per tempo sull’ineguaglianza – particolarmente sulla crescita del reddito dell’1 per cento dei più ricchi – penso che a Fox sfugga un aspetto importante: è difficile ricondurre quel tema ad un modello.

Consentitemi qualche passo indietro. Generalmente parlando, ci sono due tipi di analisi di distribuzione del reddito che si potrebbero effettuare. Uno riguarda il fattore della distribuzione del reddito – il capitale nei confronti del lavoro e la forza lavoro con elevata istruzione nei confronti di quella con minore istruzione. Gli economisti non hanno mai perso di visa questo tema, che costituisce un interesse classico – è un tema effettivamente importante in David Ricardo e può essere modellato nei termini della buona vecchia teoria della produttività marginale. Nella originale disciplina della mia specializzazione, il commercio, i dibattiti sugli effetti dello scambio sui vantaggi connessi con l’istruzione furono una importante preoccupazione per tutti gli anni ’90.

L’altro riguarda la distribuzione personale del reddito e della ricchezza. Perché i dirigenti delle banche di investimento sono pagati così tanto? Perchè, dopo il 1980, la differenza tra gli amministratori delegati e la media dei lavoratori si è talmente allargata?

E qua è il punto: noi davvero non sappiamo come ridurre ad un modello la distribuzione personale del reddito – al massimo possiamo addurre qualche quasi plausibile spiegazione ad hoc. Parte della ragione per la quale Picketty ha ottenuto così grande attenzione è stata che egli ha offerto un abbozzo di un modello di ineguaglianza nella ricchezza che la collegava ai più generali dati macroeconomici – “r-g” e tutto il resto [1] – il che ha dato a tutti noi qualcosa di sistematico di cui parlare. Ma egli stesso ammette che il grande aumento dell’ineguaglianza sino ad oggi è dipesa da un crescita della ‘coda destra’ [2] dei profitti, il che può aver avuto a che fare con le norme, ma che in ogni caso non è ben spiegato da alcun modello attualmente in nostro possesso.

É degno di nota che non stiamo parlando soltanto di un problema della cultura neoclassica anglo sassone. Nessuno padroneggia agevolmente i temi della distribuzione personale. Marx si occupa interamente del fattore della distribuzione – il titolo del suo libro è Il Capitale, non L’uno per cento – e non c’è niente che aiuti a dare una senso agli ultimi trenta anni.

Potreste però dire: non dovreste studiare temi importanti anche se non avete modelli precisi? Ebbene, sì, ma la capacità di dire qualcosa di interessante in effetti influenza i temi della ricerca, e fino a un certo punto questo è anche giustificato. Si ricordi Raymond Chandler [3]:

“A parità delle altre condizioni, il che non accade mai, un tema più potente provocherà una prestazione più potente. Tuttavia, sono stati scritti alcuni libri molto noiosi su Dio, ed alcuni molto belli su come guadagnarsi da vivere restando abbastanza onesti”.

É vero, a questo punto gli economisti si stanno dando molto di più da fare sulla distribuzione personale dei redditi; principalmente si tratta di lavori empirici, che sono un aspetto della rivoluzione dei dati nella disciplina. Ed è una buona cosa. Ma essi hanno una scusante per non aver fatto di più in precedenza, migliore di quello che potreste pensare.

 

[1] “r” è il tasso di rendimento degli asset: “g” il tasso di crescita generale dell’economia.

Questi temi sono spiegati, tra l’altro, nel post di Krugman del 14 marzo 2014 qua tradotto, dal titolo “Note su Picketty (per esperti)”.

[2] Per ‘coda destra o sinistra’ dei dati sulla distribuzione dei redditi, si intende la alterazione o inclinazione dei diagrammi relativi, che possono allungarsi nella parte iniziale o in quella finale del diagramma.

[3] Famoso scrittore statunitensi di romanzi gialli e polizieschi.

 

 

 

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