Blog di Krugman

I Presidenti e l’economia (30 dicembre 2015)

 

Dec 30 9:49 am

Presidents and the Economy

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Congressional Budget Office

After I put up my post comparing private-sector jobs under Obama and Bush, a number of people asked me whether I believe that presidents have a large effect on economic performance. My answer is no — but conservatives believe that they do, which is why this kind of comparison is useful.

To expand on my own views, in normal times the economy’s macroeconomic performance mainly depends on monetary policy, which isn’t under White House control. Now, we’ve been in a liquidity trap for the whole Obama administration so far, giving fiscal policy a much more central role — and the initial stimulus did help quite a lot. Since 2010, however, fiscal policy has been paralyzed by GOP obstruction, so we’re back to a situation where the WH has little influence.

The point, however, is that the right has insisted non-stop that Obama was doing terrible things to the economy — that health reform was a job-killer (one of the dozens of House votes repealing Obamacare was called the Repealing the Job-Killing Health Care Law Act.) The tax hike on the top 1 percent in 2013 was also supposed to destroy the economy (much as the same people predicted disaster from the Clinton hike 20 years earlier.) Financial reform was similarly supposed to be hugely destructive. And there was constant invocation of the “Ma, he’s looking at me funny” doctrine — the claim that Obama, by not praising businessmen sufficiently, was scaring away the confidence fairy.

Given all that, the fact that the private sector has added more than twice as many jobs under that job-killing Obama as it did under pre-crisis Bush is important, not because Obama did it, but because it shows that there is no hint that the important things he did do had any negative effect at all, let alone the terrible effects right-wingers predicted. You can, it turns out, tax the rich, regulate the banks, and expand health insurance coverage without punishment by the invisible hand.

I Presidenti e l’economia

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Ufficio del Bilancio del Congresso [1]

Dopo aver pubblicato il mio post che confronta i posti di lavoro nel settore privato sotto Obama e sotto Bush, un certo numero di persone mi ha chiesto se credo che i Presidenti abbiano un ampio effetto sulle prestazioni economiche. Io non lo credo – ma i conservatori credono che lo abbiano, e questa è la ragione per la quale quel genere di confronti è utile.

Per ampliare le mie considerazioni, in tempi normali la prestazione macroeconomica dell’economia dipende principalmente dalla politica monetaria, che non è sotto il controllo della Casa Bianca. Ora, siamo stati sinora in una trappola di liquidità per l’intero periodo della Amministrazione Obama, il che dà alla politica della finanza pubblica un ruolo molto più centrale – e le iniziali misure di sostegno aiutarono parecchio. Tuttavia, a partire dal 2010, la politica della finanza pubblica è stata paralizzata dall’ostruzionismo del Partito Repubblicano, e dunque siam tornati ad una situazione nella quale la Casa Bianca ha avuto modesta influenza.

Ciononostante, il punto è che la destra ha insistito non finire che Obama stava facendo cose terribili all’economia – che la riforma sanitaria era uno sterminio di posti di lavoro (una delle dozzine di votazioni per l’abrogazione delle riforma della assistenza di Obama fu chiamata Abrogazione della Legge di riforma sanitaria che distrugge posti di lavoro). Anche il rialzo delle tasse sull’1 per cento dei più ricchi nel 2013 si suppose distruggesse l’economia (nello stesso modo in cui le stesse persone avevano previsto un disastro dal rialzo da parte di Clinton di 20 anni prima). Analogamente, la riforma del sistema finanziario si riteneva fosse ampiamente distruttiva. E ci fu la costante invocazione del “Mamma, mi prende in giro!” [2] – la pretesa che Obama, non incensando a sufficienza gli impresari, stesse scacciando la fata della fiducia.

Tutto ciò considerato, il fatto che il settore privato sia cresciuto di più del doppio nell’occupazione sotto lo sterminatore di posti di lavoro Obama, rispetto al Bush di prima della crisi, è importante, non perché sia stato merito di Obama, ma perché mostra che non c’è assolutamente alcun segno che le cose importanti che egli ha fatto abbiano avuto alcun effetto negativo, per non dire degli effetti terrificanti che avevano previsto a destra. Si scopre che si può mettere le tasse sui ricchi, regolare le banche ed ampliare la copertura della assicurazione sanitaria senza essere puniti dalla mano invisibile [3].

 

 

[1] La tabella mostra l’andamento delle aliquote fiscali medie dal 1980 al 2013 (queste ultime sono quelle previste). Gli andamenti sono suddivisi per le varie categorie di reddito e, come si può vedere, l’1 per cento dei redditi più ricchi (linea più scura) hanno avuto un incremento delle aliquote con Obama che li ha riportati ai livelli dell’epoca di Clinton. Abbastanza stazionari, pur in lieve crescita, gli altri scaglioni di reddito.

[2] Un’altra invenzione giornalistica di Krugman, che definì in alcuni articoli e post la infantile suscettibilità dei conservatori e delle imprese alle critiche di Obama (che avevano riguardato in particolare la condotta di alcune società del sistema finanziario) alla stregua di un bimbetto che si lamenta con la propria madre.

[3] Ovvero, dal mercato, secondo la definizione di Adam Smith.

 

 

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