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Il distruttivo ragionare sul lungo termine (dal blog di Krugman, 28 dicembre 2015)

 

Destructive Long-Termism

December 28, 2015 4:27 pm

One of my long-running gripes about much discussion of current economic issues is about what I consider the long-run dodge. By this I mean the attempt to change the subject away from unemployment and inadequate demand toward supposedly more fundamental issues of education and structural reform. Such efforts to change the subject seem to me to be both wrong and, to some extent, cowardly. After all, if the clear and present problem is inadequate demand, then we should have policies to deal with that problem — I don’t care how important you think the long run is, we should deal with the crisis at hand.

And it’s often obvious that a large part of the reason some people want to change the subject is that they don’t want to take a stand on austerity versus stimulus and all that, because taking a stand on either side will cause some people to yell at you. Well, yes — because these are important debates, and refusing to take sides is a dereliction of responsibility.

So I was quite unhappy to see Tim Taylor, whose work I normally find admirable, taking a version of the long-run dodge in the secular stagnation debate. I was especially annoyed at this paragraph:

In the past, I have called this the problem of “snowbank macroeconomics:” just as a driver of a car stuck in a snowbank can press the gas pedal as hard as they want and not make much progress, it seems to me that we are in a situation where monetary and fiscal stimulus that has been extremely high by historical standards since about 2008 has had a much smaller effect on output and inflation than would have been expected before the Great Recession. I’ve come to believe that in a financial crisis and its slow-growth aftermath, the basic tools of monetary and fiscal policy face real limits on what they can accomplish. Thus, I’d argue that the growth-based agenda should focus on a different list of issues: expanding education and training; expanding research and development spending; tax and regulatory reform; expanding international trade; and investments in energy and infrastructure.

What’s wrong with this? Let me count the ways.

First, where on earth does Taylor’s claim that fiscal stimulus has had much less effect than expected come from? First of all, we did not, repeat not, have massive stimulus. Here’s the ARRA as a percent of potential GDP:

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So in response to the worst financial crisis in three generations, we briefly provided stimulus of a bit more than 2 percent of potential GDP, which quickly went away. Should we be surprised that this effort proved inadequate — exactly as predicted?

Furthermore, at this point there is overwhelming evidence that fiscal policy has strong effects — that the multiplier is well above one. I’ve seen nothing suggesting that fiscal policy has lost traction, and have no idea why Taylor thinks that.

Monetary policy has indeed had difficulty gaining traction. But that’s exactly what anyone who thought through the implications of the liquidity trap — which, you know, some us did long before the 2008 crisis — expected to happen. And what such analysis suggests is that the right solution to this problem, if you can get it, is higher inflation expectations. Where does anyone get the notion that it’s a problem requiring structural reform, or even necessarily a problem structural reform can solve?

Again, I have nothing against structural reform; some of my best friends are structural reforms. But if you have a persistent problem of inadequate demand — which is the secular stagnation argument — then find things that will boost demand. Don’t throw up your hands and whine that you can’t, and/or use demand-side problems to argue for other stuff that has no obvious relevance to the problem. You may think you’re being wise and judicious, but you’re actually engaged in an act of evasion.

 

Il distruttivo ragionare sul lungo termine

Una delle mie consuete lamentele su gran parte del dibattito sugli attuali temi economici riguarda quello che io considero ‘l’espediente del lungo termine’. Con questo mi riferisco al tentativo di spostare il tema dalla disoccupazione e dalla domanda inadeguata, verso le problematiche reputate più essenziali dell’istruzione e delle riforme strutturali. Tali tentativi di cambiare il tema mi sembrano sia sbagliati che, in qualche misura, pusillanimi. Dopo tutto, se il problema chiaro ed attuale è la domanda inadeguata, allora dovremmo avere politiche che si misurano con quel problema – non mi interessa quanto si pensa che sia importante il lungo periodo, noi dovremmo misurarci con la crisi che abbiamo davanti agli occhi.

E spesso è evidente che una larga parte della ragione per la quale alcune persone vogliono cambiare tema è che non vogliono prendere posizione sulla alternativa tra austerità e sostegno all’economia e tutto il resto, perché prendere posizione per una cosa o l’altra comporterebbe l’essere sgridati da qualcuno. É proprio così – giacché questi sono dibattiti importanti, e rifiutare di prendere posizione è come abdicare ad una responsabilità.

Dunque sono rimasto scontento nel constatare Tim Taylor, il cui lavoro normalmente trovo ammirabile, scegliere una versione dell’espediente del lungo termine nel dibattito sulla stagnazione secolare. Mi ha in particolare disturbato questo paragrafo:

“Nel passato, l’ho definito il problema della ‘macroeconomia del cumulo di neve’: proprio come un guidatore di un auto bloccato dinanzi ad un cumulo di neve può spingere sull’acceleratore quanto si vuole senza fare grandi progressi, mi pare che siamo in una situazione nella quale il sostegno monetario e della finanza pubblica che è stato, per le esperienze storiche, estremamente elevato, ha avuto un effetto più piccolo sulla produzione e sull’inflazione di quello che ci si sarebbe aspettati prima della Grande Recessione. Arrivo a credere che in una crisi finanziaria e nelle sue conseguenze di lenta crescita, gli strumenti di base della politica monetaria e della finanza pubblica si trovano di fronte a veri e propri limiti su quanto possono conseguire. Quindi, direi che un programma ispirato alla crescita dovrebbe concentrarsi su un elenco diverso di priorità: ampliare l’istruzione e la formazione; ampliare le spese per ricerca e sviluppo; riforme fiscali e normative; espandere il commercio internazionale e investimenti in energia e in infrastrutture”.

Cosa c’è di sbagliato in questo? Fatemi elencare i vari aspetti.

In primo luogo, cosa mai fa sostenere a Taylor che le misure di sostegno della finanza pubblica hanno avuto molto minore effetto di quello che ci si aspettava ne derivasse? Prima di tutto, non abbiamo avuto, non abbiamo avuto ripeto, massicce misure di sostegno. Ecco l’effetto della Legge per la Ripresa ed il Reinvestimento come percentuale del PIL:

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Dunque, in risposta alla peggiore crisi finanziaria da tre generazioni, noi abbiamo brevemente fornito uno stimolo di un po’ di più del 2 per cento del PIL potenziale, che è rapidamente svanito. Dovremmo essere stupiti che questo sforzo, esattamente come previsto, si sia mostrato inadeguato?

Inoltre, a questo punto ci sono prove schiaccianti che la politica della finanza pubblica ha forti effetti – che il moltiplicatore è assai maggiore di una unità. Non mi sono accorto di niente che indichi che la politica della finanza pubblica abbia perso la sua capacità di traino, e non ho idea del motivo per il quale Taylor lo pensi.

La politica monetaria ha in effetti avuto difficoltà nell’ottenere capacità di traino. Ma ciò è esattamente quello che chiunque avesse ragionato delle implicazioni di una trappola di liquidità – cosa che, come sapete, alcuni di noi fecero molto prima della crisi del 2008 – si aspettava accadesse. E quello che una tale analisi suggerisce è che la soluzione giusta a questo problema, se lo si vuole risolvere, sono più alte aspettative di inflazione. Da cosa si capisce che questo è un problema che richiede riforme strutturali, o anche che è necessariamente un problema risolvibile con le riforme strutturali?

Aggiungo che io non ho niente contro le riforme strutturali [1]; alcune delle cose che prediligo sono riforme strutturali. Ma se avete un problema persistente di domanda inadeguata – che è il tema della stagnazione secolare – allora vi imbattete in oggetti che promuoveranno la domanda. Non mettetevi le mani nei capelli e non piagnucolate che non è possibile, e/o non usate i problemi dal lato della domanda per discutere di altra roba che non ha alcuna evidente attinenza al problema. Potete pensare di essere saggi e giudiziosi, ma in effetti state sfuggendo al problema.

 

 

 

[1] Traduco sempre al plurale, come mi pare richiesto dal nostro linguaggio politico consueto. Nei testi in lingua inglese si si trova più frequentemente il singolare, ma non mi pare che denoti un concetto diverso.

 

 

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