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Il petrolio diventa non lineare (dal blog di Krugman, 16 gennaio 2016)

 

Jan 16 8:12 am

Oil Goes Nonlinear

When oil prices began their big plunge, it was widely assumed that the economic effects would be positive. Some of us were a bit skeptical. But maybe not skeptical enough: taking a global view, there’s a pretty good case that the oil plunge is having a distinctly negative impact. Why?

Well, think about why we used to believe that oil price declines were expansionary. Part of the answer was that they reduced inflation, freeing central banks to loosen monetary policy — not a relevant issue at a time when inflation is below target almost everywhere.

Beyond that, however, the usual view was that falling oil prices tended to redistribute income away from agents with low marginal propensities to spend toward agents with high marginal propensities to spend. Oil-rich Middle Eastern nations and Texas billionaires, so the story went, were sitting on huge piles of wealth, were therefore unlikely to face liquidity constraints, and could and would smooth out fluctuations in their income. Meanwhile, the benefits of lower oil prices would be spread widely, including to many consumers living paycheck to paycheck who would probably spend the windfall.

Now, part of the reason this logic doesn’t work the way it used to is that the rise of fracking means that there is a lot of investment spending closely tied to oil prices — investment spending that has relatively short lead times and will therefore fall quickly.

But there is, I believe, something else going on: there’s an important nonlinearity in the effects of oil fluctuations. A 10 or 20 percent decline in the price might work in the conventional way. But a 70 percent decline has really drastic effects on producers; they become more, not less, likely to be liquidity-constrained than consumers. Saudi Arabia is forced into drastic austerity policies; highly indebted fracking companies find themselves facing balance-sheet crises.

Or to put it differently: small oil price declines may be expansionary through usual channels, but really big declines set in motion a process of forced deleveraging among producers that can be a significant drag on the world economy, especially with the whole advanced world still in or near a liquidity trap.

Oh, and a belated Happy New Year.

 

Il petrolio diventa non lineare

Quando i prezzi del petrolio cominciarono a crollare, si assumeva generalmente che gli effetti economici sarebbero stati positivi. Alcuni di noi erano un po’ scettici. Ma forse non eravamo scettici abbastanza: considerato da un punto di vista globale, c’è un motivo abbastanza chiaro per il quale il crollo del petrolio sta avendo un impatto nettamente negativo. Perché?

Ebbene, si pensi alla ragione per la quale eravamo soliti credere che i cali dei prezzi del petrolio avessero effetti espansivi. In parte dipendeva dal fatto che essi riducevano l’inflazione, rendendo le banche centrali libere di allentare la politica monetaria – un tema irrilevante in un periodo nel quale l’inflazione è al di sotto degli obbiettivi quasi dappertutto.

Oltre a ciò, tuttavia, il punto di vista consueto era che i prezzi del petrolio in caduta tendevano a redistribuire il reddito da agenti con bassa propensione marginale alla spesa verso agenti con alta propensione marginale. Le nazioni ricche di petrolio del Medio Oriente e i miliardari texani, così si diceva, stavano seduti su grandi cataste di ricchezze, di conseguenza era improbabile che si trovassero dinanzi a limiti di liquidità, potevano livellare le fluttuazioni nei loro redditi, e così facevano. Nel contempo, i benefici dei prezzi più bassi del petrolio sarebbero stati spalmati con ampiezza, compreso verso molti consumatori che vivono da una busta paga all’altra, che probabilmente avrebbero speso quei guadagni inattesi.

Ora, in parte la ragione per la quale questa logica non funziona come un tempo è che l’ascesa del fracking comporta che c’è una quantità di spese per investimenti strettamente legate ai prezzi del petrolio – spese per investimenti che hanno tempi di esecuzione relativamente brevi e di conseguenza cadranno rapidamente.

Ma credo ci sia qualcos’altro che avanza: c’è una importante non linearità degli effetti delle fluttuazioni del petrolio. Un declino nel prezzo del 10 o 20 per cento potrebbe produrre effetti nel modo convenzionale. Ma un declino del 70 per cento ha effetti davvero drastici sui produttori; diventa probabile che essi siano più e non meno limitati nella liquidità dei consumatori. L’Arabia Saudita è costretta a drastiche politiche di austerità; le società di fracking si ritrovano a fare i conti con crisi degli equilibri patrimoniali.

Oppure, per dirla diversamente: piccoli cali nei prezzi del petrolio possono essere espansivi attraverso i canali consueti, ma cali davvero grandi mettono in moto un processo di obbligata riduzione del rapporto di indebitamento tra i produttori che può costituire una significativa sottrazione sull’economia globale, in particolare con l’intero mondo avanzato che è ancora in una trappola di liquidità, o nei suoi pressi.

Infine, un Buon Anno Nuovo in ritardo.

 

 

 

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