Jan 20 1:33 pm
Sarah Kliff has a very helpful account of Vermont’s attempt to create a state-level single-payer health care system, and why it failed. It’s a bit like the old joke about the farmer, asked for directions, who says “Well, I wouldn’t start from here.”
The point is not that single-payer is a bad idea. It is that given where the U.S. is now, achieving the kind of low costs we see in other countries would involve imposing large losses on many stakeholders, including people with generous policies, health care providers, and more — which is the point I’ve been making. The gains would almost surely be bigger than the losses, but that’s not going to make the very hard politics go away.
And just assuming, as Bernie Sanders does, that you can achieve dramatic cost savings without considering how you’re going to deal with the stakeholders — and therefore lowballing the actual cost of the plan — isn’t helpful, and amounts to not really leveling with your supporters.
I’m getting a fair bit of criticism along the lines of “Hey, you try a bronze plan and see how you like it.” Not much, I’m sure — but it’s a whole lot better than no insurance at all, which was how things were for millions of people who now have some kind of coverage (often Medicaid, by the way, which is single-payer) just three years ago. Being realistic about political possibilities doesn’t make you a bad guy.
Remember, Social Security originally only covered half the work force, and more or less systematically avoided covering types of employment — agriculture, services — that employed African-Americans. So should we condemn FDR for his cynicism, or say that idealism with no possibility of results isn’t helpful?
Lezioni dal Vermont
Sarah Kliff pubblica un resoconto molto utile del tentativo del Vermont di creare un sistema sanitario al livello dello Stato con un sistema di pagamenti centralizzato, e del perché è fallito. É un po’ come il vecchio gioco di quel contadino al quale veniva chiesta una direzione, che rispondeva: “Ebbene, io non partirei da qua”.
Il punto non è che un sistema con un unico pagatore sia una cattiva idea. É che considerato il punto in cui si trovano adesso gli Stati Uniti, realizzare in tipo di bassi costi che vediamo in altri paesi comporterebbe di imporre larghe perdite per molti soggetti, comprese persone con polizze generose, fornitori di assistenza sanitaria ed altri ancora – che è l’argomento che sto proponendo. I guadagni sarebbero quasi sicuramente più grandi delle perdite, ma non è quello il modo in cui una politica assai difficile può decollare.
E il solo assumere, come fa Bernie Sanders, che si possano realizzare spettacolari risparmi nei costi, senza considerare come si fanno i conti con quei soggetti – e di conseguenza sottostimando il costo effettivo del piano – non aiuta, e davvero non equivale a mettersi sullo stesso livello dei propri sostenitori.
Sto ottenendo un certo numero di critiche del tipo: “Ehi, prova con un programma di terza categoria [1] e vedi se ti piace”. Non molto, ne sono sicuro – ma parecchio di più che nessuna assicurazione affatto, che era il punto in cui si trovavano solo tre anni fa milioni di persone che adesso hanno un qualche tipo di copertura (spesso nella forma di Medicaid, per inciso, che è un sistema con un pagamento centralizzato). Essere realistici sulle possibilità della politica non fa di voi cattivi soggetti.
Si ricordi, la Previdenza Sociale agli inizi copriva soltanto metà della forza lavoro, e in modo più o meno sistematico si evitava di assistere settori occupazionali – l’agricoltura, i servizi – che occupavano afroamericani. Dovremmo dunque condannare Roosevelt per il suo cinismo, oppure dire che l’idealismo senza possibilità di risultati non aiuta?
[1] Non saprei dire cosa può significare “programma di bronzo”, a meno che non si intenda, appunto, una ‘soluzione di terza scelta’.
By mm
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