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Privilegio, patologia e potere, di Paul Krugman (New York Times 1 gennaio 2016)

 

Privilege, Pathology and Power

Paul KrugmanJAN. 1, 2016

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Wealth can be bad for your soul. That’s not just a hoary piece of folk wisdom; it’s a conclusion from serious social science, confirmed by statistical analysis and experiment. The affluent are, on average, less likely to exhibit empathy, less likely to respect norms and even laws, more likely to cheat, than those occupying lower rungs on the economic ladder.

And it’s obvious, even if we don’t have statistical confirmation, that extreme wealth can do extreme spiritual damage. Take someone whose personality might have been merely disagreeable under normal circumstances, and give him the kind of wealth that lets him surround himself with sycophants and usually get whatever he wants. It’s not hard to see how he could become almost pathologically self-regarding and unconcerned with others.

So what happens to a nation that gives ever-growing political power to the superrich?

Modern America is a society in which a growing share of income and wealth is concentrated in the hands of a small number of people, and these people have huge political influence — in the early stages of the 2016 presidential campaign, around half the contributions came from fewer than 200 wealthy families. The usual concern about this march toward oligarchy is that the interests and policy preferences of the very rich are quite different from those of the population at large, and that is surely the biggest problem.

But it’s also true that those empowered by money-driven politics include a disproportionate number of spoiled egomaniacs. Which brings me to the current election cycle.

The most obvious illustration of the point I’ve been making is the man now leading the Republican field. Donald Trump would probably have been a blowhard and a bully whatever his social station. But his billions have insulated him from the external checks that limit most people’s ability to act out their narcissistic tendencies; nobody has ever been in a position to tell him, “You’re fired!” And the result is the face you keep seeing on your TV.

But Mr. Trump isn’t the only awesomely self-centered billionaire playing an outsized role in the 2016 campaign.

There have been some interesting news reports lately about Sheldon Adelson, the Las Vegas gambling magnate. Mr. Adelson has been involved in some fairly complex court proceedings, which revolve around claims of misconduct in his operations in Macau, including links to organized crime and prostitution. Given his business, this may not be all that surprising. What was surprising was his behavior in court, where he refused to answer routine questions and argued with the judge, Elizabeth Gonzales. That, as she rightly pointed out, isn’t something witnesses get to do.

Then Mr. Adelson bought Nevada’s largest newspaper. As the sale was being finalized, reporters at the paper were told to drop everything and start monitoring all activity of three judges, including Ms. Gonzales. And while the paper never published any results from that investigation, an attack on Judge Gonzales, with what looks like a fictitious byline, did appear in a small Connecticut newspaper owned by one of Mr. Adelson’s associates.

O.K., but why do we care? Because Mr. Adelson’s political spending has made him a huge player in Republican politics — so much so that reporters routinely talk about the “Adelson primary,” in which candidates trek to Las Vegas to pay obeisance.

Are there other cases? Yes indeed, even if the egomania doesn’t rise to Adelson levels. I find myself thinking, for example, of the hedge-fund billionaire Paul Singer, another big power in the G.O.P., who published an investor’s letter declaring that inflation was running rampant — he could tell from the prices of Hamptons real estate and high-end art. Economists got some laughs out of the incident, but think of the self-absorption required to write something like that without realizing how it would sound to non-billionaires.

Or think of the various billionaires who, a few years ago, were declaring with straight faces, and no sign of self-awareness, that President Obama was holding back the economy by suggesting that some businesspeople had misbehaved. You see, he was hurting their feelings.

Just to be clear, the biggest reason to oppose the power of money in politics is the way it lets the wealthy rig the system and distort policy priorities. And the biggest reason billionaires hate Mr. Obama is what he did to their taxes, not their feelings. The fact that some of those buying influence are also horrible people is secondary.

But it’s not trivial. Oligarchy, rule by the few, also tends to become rule by the monstrously self-centered. Narcisstocracy? Jerkigarchy? Anyway, it’s an ugly spectacle, and it’s probably going to get even uglier over the course of the year ahead.

 

 

Privilegio, patologia e potere, di Paul Krugman

New York Times 1 gennaio 2016

La ricchezza può far male all’anima. Questo non è solo un brano di antica saggezza popolare; è una conclusione che viene dalla seria scienza sociale, confermata da analisi statistiche e da esperimenti. É meno probabile, in media, che i ricchi mostrino empatia, è meno probabile che rispettino le regole e persino le leggi, è più probabile che ingannino, di coloro che occupano i gradini più bassi della scala economica.

Ed è evidente, anche se non disponiamo di conferme statistiche, che coloro che sono estremamente ricchi provocano gravi danni immateriali. Si consideri qualcuno la cui personalità, in circostanze normali, sia stata semplicemente sgradevole, e gli si offra quel genere di ricchezza che gli consente di circondarsi di leccapiedi e di ottenere normalmente tutto quello che vuole. Non è difficile capire quanto potrebbe diventare quasi patologicamente centrato su se stesso e indifferente agli altri.

Cosa accade, dunque, ad una nazione che dà un potere politico sempre più grande ai super ricchi?

L’America contemporanea è una società nella quale una quota crescente di reddito e di ricchezza è concentrata nelle mani di un piccolo numero di individui, persone che hanno una vasta influenza politica – nelle prime fasi della campagna elettorale per le presidenziali del 2016, circa la metà dei contributi provenivano da meno di 200 famiglie ricche. La preoccupazione più frequente di questa tendenza verso l’oligarchia è che gli interessi e le preferenze politiche dei molto ricchi sono abbastanza diversi da quelli della popolazione in generale, e certamente è quello il problema più grande.

Ma è anche vero che coloro che sono resi potenti da politiche guidate dal denaro includono un numero sproporzionato di individui guastati dalla egomania. La qual cosa mi riporta all’attuale periodo elettorale.

La più evidente dimostrazione dell’argomento che sto avanzando è l’individuo che sta attualmente guidando la compagine repubblicana. Probabilmente, Donald Trump sarebbe stato un gradasso e un prepotente, qualsiasi fosse la sua provenienza sociale. Ma il suoi miliardi lo hanno isolato dai controlli esterni che limitano la attitudine della maggioranza delle persone a mettere in atto le loro tendenze narcisistiche; nessuno è mai stato nella condizione di dirgli “Vai a casa!” E il risultato è il volto che continuate a vedere sui vostri televisori.

Ma il signor Trump non è l’unico miliardario paurosamente centrato su se stesso che gioca un ruolo ingombrante nella campagna del 2016.

Ci sono stati recentemente alcuni interessanti resoconti su Sheldon Adelson, il magnate delle scommesse di Las Vegas. Adelson è stato coinvolto in alcuni procedimenti penali piuttosto intricati, che ruotano attorno a pretese condotte criminali nelle sue operazioni a Macau, inclusi collegamenti con la criminalità organizzata e la prostituzione. La cosa sorprendente è stata la sua condotta in tribunale, quando ha rifiutato di rispondere alle domande consuete ed ha litigato con la giudice Elizabeth Gonzales. Una cosa che, come ella ha giustamente sottolineato, i testimoni non possono permettersi.

Successivamente il signor Adelson ha acquistato il giornale a più ampia diffusione del Nevada. Come tale acquisto veniva concluso, ai giornalisti veniva spiegato di lasciar perdere ogni cosa e di cominciare a monitorare tutte le attività dei tre giudici, compresa la signora Gonzales. E mentre il giornale non ha mai pubblicato alcun risultato di tali indagini, in un piccolo giornale del Connecticut di proprietà di uno dei soci di Adelson è apparso un attacco alla giudice Gonzales, con una firma che sembra fittizia.

Va bene, ma perché ce ne dovremmo occupare? Perché i contributi elettorali del signor Adelson l’hanno reso una protagonista di primo piano nella politica repubblicana – a tal punto che i giornalisti parlano solitamente delle “primarie di Adelson”, nelle quali i candidati fanno lunghi viaggi a Las Vegas per ossequiarlo.

Ci sono altri casi? In effetti sì, anche se l’egomania non assurge ai livelli di Adelson. Mi sono ritrovato a pensare, ad esempio, al miliardario degli hedge-fund Paul Singer, un’altra grande potenza nel Partito Repubblicano, che ha pubblicato una lettera di investimento [1] nella quale dichiarava che l’inflazione stava dilagando – egli poteva affermarlo dai prezzi degli immobili nel quartiere di Hamptons e dei prodotti artistici di lusso. Un episodio sul quale gli economisti si sono fatti qualche risata, ma pensate all’egocentrismo che richiede lo scrivere qualcosa del genere senza chiedersi l’effetto che farà sui non-miliardari.

Oppure pensate ai vari miliardari che, pochi anni orsono, dichiaravano, con la faccia seria e senza alcun segno di consapevolezza, che il Presidente Obama stava bloccando l’economia con il suggerimento che alcuni affaristi si erano mal comportati. Capite, stava urtando i loro sentimenti.

Per chiarezza, la ragione più grande per opporsi al potere dei soldi in politica è il modo in cui esso consente ai ricchi di manipolare il sistema e di distorcere le priorità della politica. E la più grande ragione per la quale i miliardari odiano Obama è quello che ha fatto alle loro tasse, non ai loro sentimenti. Il fatto che alcuni di coloro che comprano l’influenza siano anche persone orribili è secondario.

Ma non è banale. L’oligarchia, il dominio di pochi, tende anche ad essere il dominio dei mostruosamente egocentrici. Narcisismocrazia? Gerarchia degli stupidi? In ogni modo, è uno spettacole desolante, e probabilmente è destinato ad essere più desolante nell’anno a venire.

 

[1] Dovrebbe essere una lettera con la quale il compratore di titoli dichiara che non ha intenzione di rivenderli nel breve periodo, ma ha intenzione di tenerli come un investimento.

 

 

 

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